Virus sinciziale, più casi gravi anche all’Infantile
Il dottor Felici: "Alcuni episodi portano al ricovero in Pediatria o nei reparti di Terapia Intensiva Pediatrica e Neonatale"
ALESSANDRIA – Praticamente sparito nel 2020, oggi il virus respiratorio sinciziale (Rsv) torna a farsi sentire in anticipo e con intensità più elevata rispetto agli anni passati. Si tratta di un virus molto contagioso, che circola nella stagione invernale e si trasmette per via aerea, per contatto diretto del materiale infetto o con le secrezioni nasali che contengono il patogeno. Causa il 60-80% dei ricoveri per bronchiolite, la causa più comune di ospedalizzazione per i neonati nei Paesi occidentali.
“L’allentamento delle misure anti-Covid associato al rientro a scuola dei bambini più grandi – spiega il dottor Enrico Felici, direttore della Pediatria e Dea Pediatrico dell’Ospedale Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria (foto sotto) – ha favorito la diffusione del virus respiratorio sinciziale, che si è presentato con circa 2 mesi di anticipo rispetto al periodo abituale (novembre-gennaio). In analogia a quanto sta avvenendo in altri Centri in Italia e in Europa, anche ad Alessandria stiamo registrando un incremento significativo dei casi di infezione e purtroppo vediamo alcuni casi anche più gravi del solito, che portano al ricovero in Pediatria o nei reparti di Terapia Intensiva Pediatrica e Neonatale della nostra struttura”.
“Lo scorso anno – prosegue Felici – le misure anti-Covid hanno limitato la circolazione del virus, ma questo ha verosimilmente indotto un cosiddetto ‘debito di immunità’, un termine proposto per descrivere la scarsità di immunità protettiva derivante da lunghi periodi di bassa esposizione a un determinato patogeno. In questo caso il virus Rsv, situazione questa che ha lasciato la maggior parte della popolazione suscettibile alla malattia”.
Che cosa succede?
Il virus respiratorio sinciziale (Rsv) infetta l’apparato respiratorio di pazienti di qualsiasi età dando, nella maggior parte dei casi, sintomi respiratori lievi quali quelli di un banale raffreddore. In questi casi la malattia decorre in forma benigna e con una terapia basata essenzialmente sulla pulizia e decongestione delle prime vie aeree, guarisce in 3-4 giorni, anche se “i bambini di età inferiore ai 24 mesi, quelli pretermine o con cardiopatie congenite – sottolinea ancora Felici – possono manifestare infezioni delle basse vie respiratorie e bronchioliti severe”.
I sintomi più importanti in questi casi sono quelli della difficoltà respiratoria: respiro superficiale, aumento della frequenza respiratoria, rientramenti sottocostali, colorito pallido, affanno e facile stancabilità anche durante la poppata.
“Il consiglio di fronte a un bambino con questi sintomi è quello di rivolgersi sempre e rapidamente al proprio pediatra di famiglia che saprà come indirizzare la famiglia. Purtroppo, contro questo virus non abbiamo ancora un vaccino efficace: esiste, però in casi molto selezionati (dato il costo molto elevato), la possibilità di ricorrere alla profilassi farmacologica con anticorpi monoclonali somministrati una volta al mese per 5 mesi che – ricorda il direttore – non dà immunità ma permette una copertura dal virus per la sola stagione invernale. Pertanto, la prevenzione nella stragrande maggioranza dei casi si basa su precauzioni che ormai conosciamo bene, quali il lavaggio delle mani o l’uso di gel a base alcolica, l’uso della mascherina (da indossare se si è raffreddati e si deve accudire un bambino molto piccolo), il distanziamento se c’è un fratellino più grande malato e, a tutela della comunità, il non rimandare a scuola il bambino prima che sia perfettamente guarito”.