Ospedale, allarme sul riassetto dei servizi sanitari
I dettagli del piano di riorganizzazione elaborato da Asl prefigurano uno scenario molto preoccupante per la struttura di via Ruffini
Iniziativa sulla piattaforma Change.org coordinata da Padre Ugo Barani. Nel frattempo i sindaci chiedono un incontro all'Asl
OVADA – Un affronto, l’ennesimo. Così il territorio vive la prospettiva di una Casa di Comunità all’interno dell’ospedale di via Ruffini. La prospettiva emerge dal documento con il quale Asl Al intenderebbe utilizzare gli oltre 22 milioni di euro disponibili con il Pnrr per riorganizzare i servizi sanitari in Provincia. E l’idea indicata tra le pagine è molto diversa da quella per la quale si era lavorato fino a qualche settimana fa guardando all’ospedale vecchio di via XXV Aprile.
Ospedale, allarme sul riassetto dei servizi sanitari
I dettagli del piano di riorganizzazione elaborato da Asl prefigurano uno scenario molto preoccupante per la struttura di via Ruffini
“Mi auguro si tratti di un errore”. Così il sindaco Paolo Lantero commenta le notizie degli ultimi giorni messe a disposizione dal consigliere regionale Domenico Ravetti dopo un “accesso agli atti”. Un fulmine a ciel sereno l’indicazione comparsa nel piano Asl dopo che un accordo di massima era stato raggiunto tra i vertici dell’azienda sanitaria, il direttore del Distretto Sanitario poi “emigrato” all’ospedale di Biella, e i sindaci. La richiesta di un incontro con la direzione generale è partita subito. “In questo modo – prosegue Lantero – i patti non verrebbero rispettati”. Doppia la beffa. Oltra a non veder riconosciuto il lavoro portato avanti in prima battuta dal Consorzio Servizi Sociali per una migliore integrazione di politiche sanitarie e assistenza, nel piano non ci sono cenni nemmeno sull’ospedale di Comunità, la struttura partita nella primavera 2019 al secondo piano per assistere pazienti in età avanzata, con patologie croniche degenerative e a rischio emarginazione sociale.
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“Alla fine si tratta sempre di tagli”. Padre Ugo Barani, presidente dell’Osservatorio Attivo, da sempre in prima linea sulle questioni sanitarie, aveva lanciato l’allarme in tempi non sospetti. “L’ospedale di comunità è chiuso – aveva commentato – I soldi in arrivo dai fondi europei devono essere utilizzati per assistere le persone, non per ristrutturazioni”. Barani, che in passato con l’associazione che presiede ha promosso diverse manifestazioni, ha scelto internet per dare forza a questa protesta. Sulla piattaforma Change.org ha promosso una raccolta firme che in un giorno e mezzo ha raccolto 582 adesioni. Poche se si vuole davvero pensare di farsi sentire. In ballo c’è il futuro sanitario di un territorio vasto, non solo l’Ovadese ma anche la confinante Valle Stura.