Pernigotti, "pacchi" di Natale: di prodotto a Novi non c'è nulla
Nei supermercati eleganti confezioni con il marchio della storica azienda: ma i dolci sono fatti in Veneto e in Sicilia
Prime prese di posizione a Novi Ligure, sede della storica azienda dolciaria oggi al centro di una polemica
NOVI LIGURE — Si registrano le prime prese di posizioni politiche sulla vicenda della confezioni natalizie Pernigotti, in realtà realizzate utilizzando prodotti che arrivano dal Veneto e dalla Sicilia e non dallo stabilimento di Novi Ligure.
Claudio Ricci, referente novese della Buona Destra, afferma: «Vedere sugli scaffali dei supermercati prodotti a marchio Pernigotti e sapere che di quei prodotti nessuno proviene dallo stabilimento di Novi Ligure ha il sapore di una beffa. Una beffa a danno dei lavoratori dello stabilimento di Novi , attualmente in cassa integrazione, e ai danni di tutta la città che si era unità intorno ai lavoratori stessi. I fratelli turchi Toksoz, proprietari della Pernigotti, avevano garantito che avrebbero investito proprio nello stabilimento novese con un ammordernamento delle linee produttive esistenti e portando la linea delle creme spalmabili direttamente dalla Turchia. Ad oggi quelle promesse non sono state mantenute. Quindi come Buona Destra Novi Ligure siamo preoccupati per l’attuale situazione, siamo vicini ai lavoratori e guardiamo con fiducia all’incontro che dovrebbe esserci tra il ministero dello Sviluppo economico e la proprietà sperando che quanto promesso dalla proprietà turca venga realizzato nel più breve tempo possibile».
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Aggiunge Claudio Desirò, coordinatore regionale Buona Destra: «Siamo preoccupati per la situazione di stallo che si è venuta a creare presso lo stabilimento Pernigotti di Novi Ligure. Solidali con i lavoratori e le sigle sindacali, a partire dalla Uila da sempre schierata in prima linea a supporto della continuità produttiva del sito, auspichiamo che le Istituzioni competenti possano garantire che le promesse fatte dalla proprietà solo alcuni mesi fa siano rispettate. Tutelare i posti di lavoro, rilanciare il sito produttivo e dare nuovo impulso all’economia della zona e di tutto il basso alessandrino dovranno essere le priorità da perseguire nelle prossime settimane, a partire dall’incontro del 23 novembre al Mise».
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