Il 2 novembre è la Giornata Internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti
Oggi 2 novembre ricorre la Giornata Internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, istituita dall’Onu nel 2013 in memoria della morte di due giornalisti francesi uccisi a Mali.
Questa giornata esorta gli Stati membri ad attuare tutte le misure possibili per prevenire ed evitare gli attacchi e le violenze perpetrati contro giornalisti e agenti dei media; inoltre viene richiesta anche la possibilità di instaurare un un ambiente sicuro che favorisca l’esercizio della professione di giornalista in modo indipendente e senza interferenze inappropriate.
Le statistiche emerse dagli studi Unesco rivelano che tra il 2006 e il 2018 più di mille giornalisti hanno perso la vita in nome dell’informazione, di cui:
- il 90% dei casi sono rimasti impuniti;
- il 93% degli uccisi sono cronisti locali;
- il 7% sono inviati all’estero, tra questi anche i corrispondenti di guerra.
Infatti la maggior parte dei cronisti viene assassinata in contesti non di guerra e 9 casi su 10 restano impuniti, senza contare i giornalisti che subiscono quotidianamente aggressioni, torture, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, intimidazioni e molestie oltre ai rischi specifici per le giornaliste donne, tra cui la violenza sessuale.
Quest’anno questa celebrazione sarà dedicata specialmente alla giornalista maltese (componente del team internazionale di giornalisti di inchiesta vincitore del Pulitzer 2017, con le rivelazioni sui Panama Papers) Daphne Caruana Galizia, assassinata nell’ottobre 2017 da una bomba che proprio qualche mese fa il tribunale de La Valletta ha stabilito provenire dall’Italia.
La libertà di stampa è un lusso di cui non tutti i paesi del mondo ne possono godere, e anche negli stati in cui è concessa è continuamente sotto minaccia: l’Italia occupa una posizione ancora relativamente bassa in quanto libertà di stampa, nel 2019 si trovava al 43esimo posto su 180.
Il diritto di cronaca è costantemente sotto attacco non solo da parte di civili, ma anche e soprattutto da personaggi che ricoprono ruoli di grande importanza, come leader politici o religiosi, e proprio per questo vige la necessità di un sistema che possa promettere ai giornalisti una vera protezione e una punizione a chi commette reati contro di essi.
Nonostante il mondo pericoloso in cui si destreggiano i cronisti, la maggior parte di essi è devota a questo mestiere e farebbe il possibile per il diritto all’informazione. Per citare Daphne Caruana Galizia:
È vero che la vita è ingiusta e che gran parte di essa non può essere aiutata, ma se posso fare qualsiasi cosa per evitare l’ingiustizia o rimetterla a posto, lo farò