I Santi di oggi, 31 ottobre, sono Santa Lucilla, San Volfango di Ratisbona e San Quintino
La vita di Santa Lucilla
Vergine e martire
Non si conosce la data di nascita di Lucilla ma morì a Roma intorno all’anno 257. Secondo la tradizione visse all’epoca delle tremende persecuzioni messe in atto dall’imperatore Valeriano nel terzo secolo.
Essendo cieca fin dalla nascita, riuscì miracolosamente a vedere dopo la cerimonia del battesimo.
Il miracolo ottenuto dalla figlia fece convertire al cristianesimo il padre Nemesio, che era un tribuno romano.
Per la loro fede cristiana che non vollero rinnegare, Lucilla e suo padre vennero condannati a morte e furono martirizzati lungo la Via Appia nelle vicinanze del tempio di Marte.
San Volfango di Ratisbona
Vescovo
Nato nel 924 in Svevia e divenuto poi un apostolo del Vangelo nel cuore di un Europa inquietata dalla paura della fine del mondo. Educato nel monastero benedettino di Reichenau, dal 956, pur non essendo prete, ha diretto la scuola arcivescovile di Treviri, in Renania. Nel 965 lascia l’incarico e si ritira nell’abbazia di Einsiedeln, e tre anni dopo viene ordinato sacerdote.
Nel 972 viene nominato Vescovo di Ratisbona.
Ma questo non piace a Volfango, che vede il futuro d’Europa meglio di molti altri, e fa una cosa che sbalordisce: vuole rimpicciolire la sua diocesi, per dare ai cristiani boemi una diocesi e un vescovo tutto loro con sede a Praga. Volfango lascia che a Ratisbona si mormori e si protesti, ma la diocesi di Praga si fa. E nel 976 ha il suo primo vescovo, Tiethmaro, predecessore del grande sant’Adalberto.
Nel 974 la lotta del duca Enrico II di Baviera e l’imperatore Ottone II lo costringe a rifugiarsi nel monastero di Mondsee e lì vicino innalza una chiesa dedicata a san Giovanni che più tardi sarà dedicata al suo nome. Volfango muore sul lavoro, durante una campagna di predicazione, in Austria.
Nel 1052 il papa Leone IX lo proclamerà santo.
San Quintino
Fu un cristiano di origine romana, che subì il martirio in Gallia dove si era recato in compagnia di san Luciano di Beauvais.
Esistono pochissime testimonianze storiche. I racconti parlano di lui come cittadino romano, forse figlio di un senatore di nome Zeno. Giunto ad Amiens, nel nord della Francia, iniziò a predicare il Vangelo ma venne incarcerato per volere del prefetto romano Riziovaro, nominato dall’imperatore Massimiano e accanito persecutore dei Cristiani. Sempre secondo la leggenda Quintino venne incatenato e torturato ripetutamente per indurlo a ripudiare la sua fede. Il prefetto Riziovaro ordinò che venisse sottoposto a giudizio. Durante il viaggio, nei pressi di una località chiamata Augusta Veromanduorum (l’attuale San Quintino) riuscì miracolosamente a fuggire e a proseguire la sua opera di evangelizzazione. Tuttavia, non datosi per vinto, Riziovaro lo fece catturare nuovamente e, dopo averlo torturato, lo fece decapitare prima di far gettare i suoi resti nelle paludi della Somme nelle regioni della Picardia francese.
E ancora secondo la leggenda, cinquantacinque anni dopo, una nobildonna patrizia affetta da cecità giunse nel luogo dove era stato gettato il corpo di Quintino e seguendo una ispirazione divina ritrovò i resti del santo che emersero dall’acqua della palude emanando un “odore floreale”. Ella, impietosita, seppellì il suo corpo sulla sommità di un monte dove fece erigere una piccola cappella ringraziando per aver miracolosamente recuperato la vista.