Premio Acqui Storia: online l’intervista a Edith Bruck
Sul sito del 'Premio' sono disponibili i video dell'intera manifestazione
ACQUI TERME – La 54esima edizione, andata in scena il 16 ottobre, è stata un successo. Conferma di una posizione privilegiata nella divulgazione storico-scientifica. «Ho ricevuto conferme attraverso numerosi riscontri, il Premio Acqui Storia possiede ormai una dimensione tale da costituire un momento importante nella vita di chi ragiona e scrive di storia – dichiara l’assessore alla Cultura, Cinzia Montelli – L’edizione appena passata non ha fatto altro che confermarlo appieno. L’aver creato una serie di eventi a esso legata e l’idea di accompagnare la cerimonia di premiazione con una serie di occasioni di discussione rivolte alla cittadinanza rafforza ulteriormente il valore di una iniziativa che è davvero un’occasione di apprendimento, anche per chi ne viene coinvolto in qualità di esperto».
Durante la 54° edizione del Premio Acqui Storia sono stati tantissimi i momenti di riflessione, che hanno messo al centro la storia e la sua ricerca sia nel discorso scientifico sia pubblico. «La memoria è un processo di costruzione perenne – ha spiegato lo storico Filippo Focardi (foto in basso) – Ogni giorno gruppi sociali o politici e persone riflettono sul passato per dargli un ordine. La memoria non è semplice ricordo, ma è l’attribuzione di un significato a quei ricordi per il presente e per il futuro».
In Italia, secondo lo studioso, il confronto strumentale con il nazismo rischia di essere un alibi per negare le responsabilità del regime fascista. «Nella memoria italiana c’è una elaborazione dell’immagine del cosiddetto “bravo italiano”, che è specifica solo del nostro paese – ha ricordato Focardi –. L’Italia aveva combattuto per tre anni a fianco della Germania nazista, in questa guerra furono compiuti anche gravi crimini. L’Italia, però, già nel 1943 con la firma dell’armistizio ha l’esigenza di distinguersi dall’ex alleato tedesco per evitare una pace punitiva a conclusione della guerra. L’immagine positiva e bonaria dell’italiano, che ha anche degli elementi reali, è stata usata però per oscurare completamente le proprie responsabilità durante la Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo trovato nel raffronto con la Germania nazista e i tedeschi un comodo alibi per la nostra coscienza e abbiamo scaricato tutto su di loro. Questo ci ha impedito di vedere a fondo la nostra storia, che è doveroso fare».