All’Eternit Bis l’accusa di Silvestri e Angelini: «Eternit non ha mai collaborato»
Ieri in aula gli ultimi due consulenti tecnici della Procura. Da lunedì si parte con i testimoni delle parti civili
NOVARA – Il monitoraggio delle polveri? «Vediamo quanto è convenuto a Eternit tenere questi dati bassi». È una frase perentoria quella che il consulente della Procura Stefano Silvestri ha rivolto alla Corte d’Assise di Novara al processo Eternit.
Un’espressione che ha quasi i toni dell’accusa, un ‘J’accuse’ moderno per così dire, se si pensa che la sua deposizione all’udienza di ieri all’Eternit Bis è iniziata proprio con un richiamo a Dante e al girone infernale in cui risiedono falsari.
«Ricordo in particolare i falsari di parole, tra cui Dante colloca il greco Sinone che è colui che convincerà Priamo ad accogliere il cavallo di Troia». Un riferimento che a primo impatto ha lasciato sorpreso il presidente della Corte Gianfranco Pezone, che senza troppi giri di parole ha chiesto: «Ma è rilevante tutto questo?». Ma forse, alla luce delle ultime affermazioni del consulente tecnico in aula, voleva esserlo.
«Un deficit di informazioni»
Stefano Silvestri si è seduto al banco dei testimoni, al processo che ha come imputato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, in qualità di ultimo consulente del Pm.
La sua deposizione è stata accompagnata anche da una presentazione della dottoressa Alessia Angelini che ha chiuso il cerchio di questa prima parte del procedimento penale. Tema principale analizzato da entrambi durante l’udienza di ieri è stato quello della sicurezza e igiene sul luogo di lavoro nello stabilimento casalese di Eternit.
Tra gli argomenti toccati da Silvestri sono stati ricordati punti già emersi in precedenza con altri consulenti come quello dei sistemi di protezione individuale, spesso insufficienti, della suddivisione dei reparti all’interno della fabbrica e soprattutto quello del rilevamento di concentrazione delle polveri negli ambienti di lavoro.
Tra le tante, Silvestri ha sottolineato un «deficit di informazioni nei monitoraggi compiuti dal Sil (Servizio igiene e lavoro nda)», a cui si è collegato con il tema del mancato pagamento del sovrappremio a Inail per il rischio esposizione amianto in fabbrica, prima che l’ente nazionale instaurasse una commissione di valutazione dei rischi professionali propria.
«Questa faccenda a Casale viene fuori perché alcuni lavoratori con asbestosi reclamano la rendita di passaggio, ma Inail dice che loro sono esclusi perché per loro non era stato pagato il sovrappremio. Una successiva analisi del dottor Salvini però aveva evidenziato come la polverosità non poteva non essere tale da non pagarlo».
Ha concluso infine questo quadro tecnico generale la deposizione della dottoressa Angelini. Partendo da una classificazione qualitativa dei tipi di mesoteliomi – suddivisi ad esempio in lavorativo, famigliare e ambientale – Angelini ha analizzato come la concentrazione di tale patologia sia nettamente superiore nei pressi di grossi centri produttivi che hanno usato l’amianto, come quello di Casale.
«Che l’amianto fosse un cancerogeno si sapeva però non è mai stato fatto nulla per contenere questo danno e la Eternit non ha collaborato con le autorità ne per andare a individuare i rifiuti ne ha mai contribuito alle bonifiche. E comunque, ha lasciato una fabbrica in uno stato di manutenzione tremendo che ha continuato a diffondere il rischio amianto».
La mancata risposta della difesa
A sorprendere l’aula però non sono state tanto le affermazioni dei due consulenti, quanto la reazione della difesa. O meglio, la mancata reazione.
A parlare per Schmidheiny questa volta c’erano Alessio Di Amato e Guido Carlo Alleva e proprio quest’ultimo ha sottolineato: «Non condividiamo grandissima parte delle valutazioni espresse, ma affidiamo la risposta tecnica ai nostri consulenti perché ci sembra più corretto ed esaustivo. Tant’è che non riteniamo di dover rivolgere alcuna domanda».
Una scelta che ha spinto il presidente Pezone ad intervenire, come se a condurre il controesame toccasse questa volta alla Corte. «Ho io una domanda – ha dichiarato – Avete verificato se c’erano altri fattori d’inquinamento d’amianto a Casale? A parte Eternit, sul territorio vi erano altri insediamenti industriali o fattori possibili che potessero spiegare l’insorgenza di questa patologia?».
A una conseguente risposta negativa da parte dei consulenti ha infine poi aggiunto: «Quindi escludete un insediamento ad esempio da parte di Fibronit a Casale?» «Sì, la escludiamo» hanno concluso all’unisono Silvestri e Angelini.
Si tornerà in aula lunedì, questa volta con i primi testimoni delle parti civili che verranno suddivisi tra l’udienza della prossima settimana e quella successiva, dell’8 novembre.