Crisi Cerutti: il licenziamento collettivo è bloccato
Una situazione kafkiana per decine di lavoratori
Sbloccato il licenziamento collettivo. Dai sindacati dito puntato contro la curatela
CASALE – Da pochi minuti si è chiusa, al termine dell’ultima assemblea sindacale, dopo quasi 250 giorni, l’esperienza del presidio della Cerutti in via Adam.
Con questo momento collettivo, alla fine di un periodo decisamente lungo e per molti versi straordinario di protesta, iniziato quando il freddo obbligava a scaldarsi con il fuoco e terminato quando sarebbe stata quasi l’ora di riaccendere i falò, si è concluso un periodo ancora più lungo, un secolo di vita dell’azienda che, con l’imminente rogito verso Bobst (il 26 ottobre), cesserà definitivamente di esistere.
Poco fa si è rialzato il cancello dell’azienda, ma domani nessuno dei presenti oggi andrà a riabbassarlo. Le bandiere sono ammainate, la macchina del caffè e la cassa dell’amplificatore sono state smontate. Fine. Il territorio ha ufficialmente decine e decine (oltre un centinaio al netto di chi andrà in Bobst) di disoccupati in più.
Nessuno degli oltre 170 lavoratori rimasti coinvolti (un altro centinaio con il passare dei mesi ha trovato nuovo impiego) rientrerà in via Adam da dipendente Cerutti, perchè dipendenti Cerutti non ce ne sono più: è purtroppo ipotizzabile che presto la struttura cada nell’abbandono.
Nell’assemblea che ha chiuso, dopo un centinaio d’anni di vita, l’avventura del gruppo, oltre alla rabbia, c’erano anche occhi lucidi. Commozione nello sguardo di dipendenti che hanno dedicato decenni della loro esistenza a faticare in quei capannoni, a produrre e a manutenere quei macchinari. C’era pure qualche lacrima figlia della fratellanza cementatasi tra persone che, magari, per anni si erano parlate poco ma che si sono conosciute meglio durante le settimane a presidiare la ‘loro’ fabbrica.
Crisi Cerutti: il licenziamento collettivo è bloccato
Una situazione kafkiana per decine di lavoratori
Prima dei messaggi di commiato e dei sassolini che molti si sono tolti dalle scarpe, le parti sociali hanno aggiornato i lavoratori sugli ultimi avvenimenti: la cassa integrazione Covid (retroattiva) è stata approvata anche se coprirà fino al 24 settembre scorso, lasciando scoperto il periodo fino al 13 di ottobre, data del licenziamento collettivo. A proposito di quest’ultimo, si è sbloccata anche l’ultima impasse e così ora tutti possono richiedere la Naspi (disoccupazione): risultano licenziati già dalla scorsa settimana.
Nei prossimi giorni Bobst dovrebbe comunicare i nomi dei 30 assunti a tempo pieno e indeterminato all’ex Rotomec di San Giorgio e si riprenderà in mano il discorso cooperativa («Potremo sciogliere il nodo per capire se si potrà fare o meno» le parole del promotore Andrea Provera), una realtà che potrebbe coinvolgere fino a 40 ulteriori ex Cerutti.
Dopo aver puntato il dito verso la curatela, definita colpevole di aver creato disguidi e rallentamenti in questi mesi di vertenza, Maurizio Cantello di Fiom Cgil è passato ai ringraziamenti: «Il presidio è stato il valore aggiunto di ogni nostra trattativa, devo tutto in particolare a Luca Natella, Roberto Annaratone, Andrea Provera e Luca Barbero».
Alberto Pastorello di Uilm Uil altrettanto netto: «Punto il dito contro la curatela e in generale verso una gestione vergognosa che non ha rispettato le persone. Il grazie è solo per voi, per gli altri meno!».
Calogero Palma di Fim Cisl ha rincarato: «Siamo stati soggetti a ricatti, come per la manleva, speriamo che il territorio, a livello delle istituzioni, sappia dare risposte per l’occupazione».
Ivan Terranova Fiom Cgil è stato l’ultimo delegato a intervenire. Ha attaccato i politici: «sempre pronti a criticare il sindacato, tanti sono venuti qui a fare vetrina – ha spiegato – ma a prendere le sberle c’eravamo noi, questo accordo è il miracolo di San Gennaro, uscito a forza dalla penna dei curatori, siamo stati tutti noi insieme a ottenerlo. Auspico che chi ha fatto per 40 anni il professionista qui (rivolgendosi ai lavoratori nda) ora non sia costretto a inginocchiarsi».
In conclusione Andrea Provera, tra i lavoratori più attivi al presidio: «Per l’ultima volta indosso questa giacca blu qui dentro – ha detto simbolicamente svestendosi della divisa Cerutti – tra poco questo luogo verrà abbandonato. In questo presidio, grande laboratorio di umanità, spesso ci siamo sentiti abbandonati, da alcuni colleghi, dalla popolazione, dai politici».