Danni, urgenze e problemi: ora il territorio prova a ripartire
Primi provvedimenti dopo l'esondazione dell'Orba
OVADA – La prima ordinanza per un intervento in somma urgenza agli argini sull’Orba in Regione Carlovini è già stata firmata.
Nel contempo si interverrà su altre strade minori per il ripristino delle aree sulle quali il torrente ha fatto più danni. A dodici giorni dall’alluvione Ovada fa i conti con lo scenario lasciato dalle 24 ore di pioggia più intense del recente passato. Ed il conto è molto alto.
«Quasi un milione di euro – spiega il sindaco di Ovada, Paolo Lantero (nella foto sotto) –. La prima cosa da fare è la pulizia degli alvei, la rimozione dei detriti trascinati dalla piena. Dopodiché sarà necessario avviare un ragionamento sulle attuali difese spondali».
Uno sguardo, nemmeno troppo approfondito, alla situazione chiarisce come di fatto molte delle protezioni esistenti non siano nemmeno state danneggiate. In realtà il livello dell’acqua le ha superate, mettendo in chiaro l’attuale insufficienza del sistema pensato negli anni scorsi per situazioni meno estreme.
Argini insufficienti
«L’intervento – prosegue il primo cittadino – sarà doveroso per difendere in particolare le nostre aziende. Dovrà essere ragionato e di respiro ampio con la consapevolezza che la difesa di un angolo o di un punto specifico provoca sempre una tensione diversa e produce comunque degli effetti».
Sono tornati sotto i limiti nel pomeriggio di martedì. Per oltre una settimana l’acqua non è stata potabile. Il danno all’acquedotto è davvero ingente. «Tutto quel che era nel fiume è sparito o è stato fortemente compromesso». Gestione Acqua si è occupata, in particolare di riparare l’impianto di filtraggio, l’operazione che ha consentito di recuperare rispetto agli effetti collaterali sulla qualità dell’acqua evidenziati nei giorni immediatamente successivi alla sciagura. Al momento di scrivere l’ordinanza col divieto di utilizzo non è però ancora stata pubblicata.
La partita più lunga
C’è poi l’aspetto più urgente, indicato a stretto giro non solo dalle autorità cittadine ma anche dai vertici della Regione. Il riconoscimento dello Stato di Emergenza. Una partita che lo stesso Lantero definisce «non facile. L’evento è molto grande per la nostra realtà ma contenuto se guardato in termini generali. L’unica speranza passa dal riconoscimento di un ambito più ampio a cavallo tra Basso Piemonte e Valle Stura».
Di fatto si tratta dello scenario evocato anche la scorsa settimana, in due ambiti diversi, dall’assessore regionale alla Protezione Civile, Marco Gabusi e dall’onorevole Federico Fornaro (nella foto sopra). Sulle aree del Piemonte più colpite, non solo l’Ovadese ma anche l’Acquese, si sono scatenate le conseguenze delle forti piogge cadute sull’Appennino ligure. I danni generati a Ovada hanno la loro origine nella parte alta della Val d’Orba con precipitazioni davvero senza precedenti.
«Dovremo lavorare per un provvedimento che riguardi l’evento meteorologico nel suo complesso – ha chiarito la settimana scorsa, l’onorevole Federico Fornaro – In sintesi: i comuni interessati delle provincie di Genova, Savona e Alessandria». E al tempo stesso, su indicazione dello stesso Gabusi (nella foto sopra), ripensare il sistema di allertamento e basarlo su una connessione molto più stretta fra Liguria e Piemonte.