A 21 anni dall’alluvione ancora ancora tanti interrogativi
Il C.Al.Ca. evidenzia temi e criticità irrisolte
CASALE – Ventuno anni fa il Casalese veniva investito, proprio in questi giorni, dall’alluvione. Nell’anniversario dei tragici eventi del 2000 il C.Al.Ca., il comitato degli alluvionati del Casalese, segnala alcune criticità che risultano non risolte in materia di sicurezza idrogeologica del territorio.
Il vicepresidente Massimo De Bernardi parte dall’arretramento dell‘Argine ‘della Consolata’: «Dopo 11 anni dal suo annuncio l’opera non è ancora terminata perciò non è ancora utilizzabile e in grado di affrontare le imminenti piene autunnali. Restano senza risposta le nostre osservazioni e quesiti inviati oltre 6 mesi fa ad Aipo , AdBPO e agli altri enti interessati alla sicurezza idrogeologica sui franchi arginali negativi o prossimi allo zero che riguarderebbero alcuni punti della nuova opera arginale (così come l’argine precedente); evidenziamo anche il pericolo più volte da noi segnalato (sempre causato da franchi negativi e in caso di piena come nel 2000) di fuoriuscita delle acque tra il ponte stradale e quello ferroviario di Casale».
Si esce dalla città per occuparsi del circondario: «Il nuovo argine verso Motta de Conti costruito al posto di quello collassato nell’ottobre 2020 pare presentare ancora altezza arginale più bassa rispetto alle opposte difese arginali in sponda lombarda. Questa differenza di quote arginali di fatto potrebbe rendere i territori di Motta de Conti e di Terranova ancora a rischio di nuove alluvioni come se si intendesse utilizzare questi territori come casse di espansione. In caso di nuove alluvioni e danni ai nostri territori non saranno più tollerati rimpalli di responsabilità tra Aipo (Agenzia Interregionale per il Fiume Po) e AdBPO (Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po). Sempre per il Sesia si vorrebbe capire quando verranno liberate le arcate ostruite da decenni del ponte tra Terranova e Candia».
C’è il tema della manutenzione: «È di questi giorni l’annuncio da parte della Regione Piemonte di un piano di asportazione di circa 977.000 mc. di materiale litoide/ghiaia dai fiumi piemontesi. Notiamo dal dettaglio del piano che sono 126 (perciò una media di 7.700 mc ad intervento!) gli interventi previsti sui fiumi della Regione ma solo 10.000 mc. verranno prelevati sul fiume Po in provincia di Cuneo. Nel tratto del Po da Torino a confluenza Tanaro non verranno asportati materiali (praticamente zero metri cubi prelevati dal Po!) . Segnaliamo ancora una volta che il piano gestione sedimenti datato 2007 e riguardante il fiume Po non è mai stato realizzato, in quel piano predisposto da AdBPO e Aipo bisognava movimentare/asportare 3.100.000 mc. a confluenza Sesia/Po , 1.539.000 mc. in zona Valmacca e 1.700.000 mc. in zona Bozzole. Questi sono dati di 14 anni fa… quale è la attuale situazione dei sedimenti nel tratto del fiume Po che ci riguarda?».
Il C.Al.Ca. si interroga poi sulla diga ‘nuova’, quella realizzata un paio d’anni fa all’altezza della Nuova Casale: «Crea inevitabilmente degli accumuli di ghiaia e sovralluvionamenti, quando verrà fatta l’adeguata manutenzione per evitare il rischio di un eccessivo accumulo di materiali sul fondo del fiume?».
Speranze verso il Pnrr: «Con l’arrivo dei fondi previsti non ci sarà più la scusante della mancanza di soldi e fondi per realizzare le opere per la messa in sicurezza idrogeologica. Chiederemo ad Aipo e AdBPO di vedere in tempi brevi le opere che hanno previsto per completare la seconda fase di messa in sicurezza del nostro territorio come previsto nelle delibere dei primi anni 2000».