Pfas: il Piemonte ora fissa i limiti con una legge
In vista anche un?analisi su foraggi, mangimi, vegetali, alimenti e animali
SPINETTA MARENGO – Il vuoto legislativo sulla mancanza dei limiti allo scarico in acque superficiali per le sostanze perfluoroalchiliche (più noti col nome di Pfas) è superato. Almeno in Piemonte. Perché la Regione ha approvato l’emendamento che pone delle soglie che non dovranno essere superate.
«Il presente emendamento – scrive la Regione – è funzionale alla salvaguardia dello stato qualitativo dei corpi idrici superficiali e sotterranei rispetto alla contaminazione da Pfas, composti organici di sintesi la cui persistenza nelle varie matrici ambientali e la cui bioaccumulabilità negli organismi viventi sono caratteristiche già in parte note, mentre non è ad oggi sufficientemente conosciuta, se non per pochi composti (Pfos, Pfoa), la tossicità a breve, medio e lungo termine sugli organismi viventi e sull’uomo».
L’emendamento della maggioranza – inserito nell’omnibus votato giovedì dal Consiglio regionale – cita, inoltre, la presenza «di almeno una significativa sorgente produttiva ed emissiva di detti composti nel comprensorio alessandrino e del riscontro, benché sporadico e modesto, di Pfas nelle acque superficiali di altre zone del Piemonte, attraverso i monitoraggi periodici eseguiti da Arpa Piemonte nei corpi idrici piemontesi, dato atto della mancanza, ad oggi, di un quadro normativo nazionale che limiti l’emissione di Pfas nelle acque, considerata la capacità di detti composti di accumularsi in varia misura nella catena trofica e contaminare le falde acquifere, alla luce, infine della minor conoscenza, sotto il profilo degli effetti ecosistemici e tossicologici, che accompagna le sostanze di recente introduzione si ritiene necessaria, per la tutela dello stato chimico ed ecologico delle acque e dell’ambiente in generale nonché della salute umana, e quanto mai opportuno in una fase di vuoto normativo nazionale, l’adozione di limiti cautelativi all’emissione di Pfas».
Il limite diventerà legge nel giro di pochi giorni, quando sarà pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Ora la ricerca analitica
Per l’inquinamento della Fraschetta, questa non è l’unica novità all’orizzonte.
La Regione sta muovendo i suoi passi per verificare in modo analitico lo stato di salute dell’ambiente della Fraschetta e dei suoi abitanti.
Siamo di fronte a un’area con un inquinamento storico, dove sono presenti una serie di contaminanti ambientali, oltre ai Pfas la cui esposizione, al momento – spiegano gli esperti regionali – è abbastanza ridotta in virtù del fatto che non sono impiegati da così tanto tempo.
L’idea della Regione è tenere sotto controllo la situazione facendo dei monitoraggi, lavorando con Arpa per aumentare la sensibilità dei metodi per la valutazione ambientale; organizzare un monitoraggio su foraggi, mangimi, vegetali e alimenti, e, in ultimo, progettare anche una valutazione di esposizione dei cittadini.
In sostanza, si cercherà di capire come i contaminanti (quindi non solo i Pfas) sono presenti nell’ambiente; se siano presenti all’interno di una serie di sostanze che possano portare all’esposizione delle persone e, in ultima battuta, verificare se nei cittadini questi inquinanti siano in quantità tali da giustificare determinate patologie oppure no.
La Regione scandaglierà l’aria, l’acqua, ma anche alimenti, vegetali e animali, così da avere un quadro certo e un’idea di che cosa cercare nelle persone.
Il pool di esperti
E sta organizzando il pool di esperti, con tre filoni di lavoro. Il primo con Arpa, per incrementare il monitoraggio ambientale.
Il secondo step prevederà il monitoraggio di eventuali vie di esposizione: si studieranno, quindi, i terreni, l’acqua, l’aria, ma anche i vegetali che vengono coltivati nella zona e gli animali allevati nell’area interessata dal problema. In sostanza, si cercherà di comprendere se questi eventuali vettori possano aumentare l’esposizione delle persone.
L’indagine riguarderà il polo di Spinetta Marengo e i suoi dintorni. La terza tranche operativa prevede la messa a punto di tecniche analitiche, perché per alcune sostanze non c’è un sistema accreditato. Si procederà in parallelo: da un lato lo studio epidemiologico per stabilire dove andare a cercare gli inquinanti, dall’altro la messa a punto di tecniche che permettano di dare risposte scientifiche.
Sul punto il riferimento è ai laboratori dell’università, di Arpa, e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale Piemonte-Liguria e Valle d’Aosta per ciò che riguarda mangimi, foraggi, latte, uova e prodotti ittici.
Quindi, sintetizzando, si sta organizzando uno studio di tipo epidemiologico che fornisca risposte, sulla base dei risultati degli studi precedenti, sul dove andare a monitorare la popolazione e che cosa cercare. Oltre ad accertare quali siano i possibili livelli di allarme. Nell’arco di qualche settimana la Regione comincerà la prima definizione dei passaggi dell’operatività.