Assobibe: “Sugar e plastic tax? Due misure da rivedere”
Pierini: "Le due tasse, così come pensate, ostacolano il ritorno ai livelli pre pandemia e sono quanto mai inopportune e dannose per le aziende della filiera"
TORINO – “In questa fase post pandemica, quando il settore produttivo sta lavorando per ritornare ai livelli pre pandemia, misure come plastic e sugar tax sono quanto mai inopportune e dannose per le aziende della filiera. Occorre investire per dare slancio all’economia, invece si sceglie di puntare su ulteriori gabelle che drenano liquidità alle aziende, aumentano incertezze e mettono a rischio posti di lavoro”. Con queste parole Giangiacomo Pierini, presidente Assobibe, intervenendo oggi al seminario “Sugar e Plastic tax, misure da ripensare” organizzato dall’Assessore regionale al Lavoro della Regione Piemonte nella Sala Convegni di Agenzia Piemonte Lavoro, ha chiesto che le due tasse siano cancellate.
Grande partecipazione
Il seminario è stato aperto dai saluti del presidente di Regione Piemonte e degli assessori all’Ambiente, Agricoltura, Attività Produttive e Lavoro, oltre che del presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay, e ha visto la partecipazione dei rappresentati del mondo produttivo: accanto ad Assobibe, rappresentata dal presidente Giangiacomo Pierini, Ettore Fortuna vicepresidente Mineracqua, Marco Bergaglio presidente Union Plast, Paolo Barberis Canonico vicepresidente Unione Industriale Biellese Sviluppo delle Filiere, Economia d’Impresa e Sostenibilità, Andrea Fluttero del Consorzio Biorepack, Elena Regis di Lauretana S.p.a, Petros Papageorgiou direttore generale Lurisia, Stefano Tamarindo direttore sostenibilità Guala Dispensing, Filippo Russo presidente Filippo Russo Manifattura e i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali.
“Sugar tax e plastic tax rappresentano l’ennesima azione scellerata a danno delle imprese, dell’indotto, per i lavoratori e per i consumatori finali, ovvero le famiglie – ha dichiarato l’assessore al lavoro per la Regione Piemonte, Elena Chiorino, nel corso dell’evento -. Per quanto riguarda la sugar tax non si intravede nemmeno la possibilità del Governo di fare cassa perché, studi alla mano, gli introiti derivati dalla stessa tassazione sono equivalenti alla perdita dell’introito dell’Iva senza contare il costo degli ammortizzatori sociali e dei mancati investimenti delle aziende sui territori per i posti di lavoro che si andranno a perdere. Un’azione irragionevole, ancora una volta, a discapito del tessuto economico e di tutta la filiera. La “plastic tax”, inoltre, andrebbe a punire un’industria che già sta facendo grandi sforzi nella direzione della sostenibilità, sottraendo peraltro importanti risorse sul piano degli investimenti. Il nostro obiettivo è, dunque, quello di avviare un’interlocuzione, in sede di Conferenza delle regioni e delle province Autonome, per definire una posizione comune e fornire una proposta da presentare al Governo e al Parlamento per l’eliminazione delle imposte, favorendo un piano strategico nazionale, attraverso accordi con le categorie economiche interessate, volte ad un’azione mirata di educazione alimentare da un lato, ed una transizione sostenibile che coniughi l’attività delle imprese con la tutela dell’ambiente, dall’altro, salvaguardando migliaia di posti di lavoro”.
Il “no” delle aziende del settore
Nel suo intervento, Assobibe ha ribadito alcuni dati rilevanti: l’associazione ha infatti stimato che l’incremento della pressione fiscale del 28% per litro di bevanda analcolica che la sugar tax comporta dovrebbe produrre un calo delle vendite del 16% a volume, pari a -180 milioni di euro di fatturato rispetto al 2019, -344 mln se si considera la perdita di giro d’affari nel 2023 rispetto ai livelli pre pandemia. Gli effetti della nuova tassa si rifletteranno sulle aziende della filiera, con i fornitori che vedranno un calo di acquisti di materie prime food e non food per 250 milioni e ripercussioni importanti anche a livello territoriale, in particolare per quelle regioni che riforniscono di frutta le aziende del settore, e sull’occupazione, con oltre 5 mila posti di lavoro a rischio, 900 a monte e 4 mila a valle.
“Differentemente da altri Paesi in cui la tassa è stata pensata per invertire trend in crescita, l’Italia è all’ultimo posto in Europa per consumi di bevande analcoliche zuccherate e il 99% delle calorie assunte quotidianamente arriva da alimenti diversi dai soft drink – spiega Giangiacomo Pierini -. Inoltre, le aziende del settore lavorano da anni per ridurre l’offerta di zucchero a scaffale (-27%) come dimostra l’impegno recentemente sottoscritto con il Ministero della Salute per tagliare un ulteriore 10%”.
A questo quadro di per sé complesso si sommerebbe il raddoppio dei costi di approvvigionamento della plastica, anche se riciclabile al 100%, dovuti alla plastic tax. Un costo insostenibile per le aziende nonché un freno agli investimenti in ricerca e sviluppo di soluzioni sempre più circolari e rispondenti alle esigenze dei consumatori. In parallelo, occorrono garanzie di accesso a una quantità sufficiente di r-PET di alta qualità senza compromettere gli standard di sicurezza alimentare e maggiori investimenti nella gestione dei rifiuti e nelle infrastrutture di selezione e riciclaggio.
Il seminario è stata l’occasione per dare voce alle aziende del settore, che da gennaio si troveranno a fronteggiare, oltre al costo delle tasse, una serie di impatti burocratici che necessiterebbero di risorse aggiuntive da dedicare agli aspetti amministrativi. “Le due tasse andrebbero solo a pesare ulteriormente su aziende come la nostra che cercano di investire in innovazione produttiva, forza lavoro locale, prodotti italiani e che giocano un ruolo fondamentale nel creare una vera e propria filiera che a sua volta porti valore al territorio”, ha commentato Petros Papageorgiou direttore generale Lurisia, “Servono, al contrario, supporti alle imprese e stimoli per facilitare la domanda interna, soprattutto in uno scenario complesso come quello attuale, in particolar modo per il canale del fuori casa”.
Il messaggio lanciato oggi dalle aziende del settore e della filiera è dunque che le due imposte vengano cancellate. Quello che serve alle aziende in questo momento sono misure che favoriscano la ripresa e una normativa stabile e chiara che faciliti gli investimenti e la ricerca.