Eternit Bis: la difesa contrattacca e chiede il proscioglimento di Schmidheiny
Si torna in aula lunedì 12
Oggi altri quattro consulenti della Procura. Si tornerà in aula venerdì 22 ottobre
NOVARA – Via Oggero a Casale Monferrato è un luogo perfetto. La vicinanza al Po, il collegamento alla ferrovia e la posizione strategica di Casale rispetto alle ‘big three’ del Nord Italia (Torino, Milano, Genova), sono aspetti che guardando una mappa saltano subito all’occhio.
Il luogo ideale insomma per costruire uno stabilimento imponente di una multinazionale come la Eternit Italia Spa. Peccato che di idilliaco nella storia dell’azienda, per anni fiore all’occhiello dell’economia cittadina, ci sia ben poco. Ed è proprio la sua posizione – un’area così vicina, troppo vicina al cuore della città – ad essere oggetto di indagine durante l’udienza di questa mattina al processo Eternit Bis.
A presentarsi al banco di fronte alla Corte d’Assise di Novara – chiamata a giudicare l’imputato Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale di 392 vittime – sono stati ben quattro consulenti della Procura, che hanno affrontato aspetti diversi della posizione geografica di Eternit.
Per primo, l’architetto Francesco Grassi ha presentato alla Corte una ricostruzione storica tramite tavole dello stabilimento, individuando le modifiche realizzate nel corso degli anni e anche i percorsi che i mezzi da e per l’azienda facevano nell’area urbana di Casale. «In questa ricostruzione per immagini si può notare che l’abitato civile era a ridosso dello stabilimento» sottolinea il consulente. Significativo anche come i cambiamenti negli anni siano stati relativamente pochi: «Nel 1983 la situazione non era cambiata, anche se possiamo notare dalle immagini che era stato realizzato l’impianto di depurazione». Per quanto riguarda invece gli spostamenti, Grassi è molto chiaro: «Il materiale non passava dall’interno, ma dall’esterno. Ho individuato quattro tipi di percorsi diversi: quello su strada, fatto dai camion, quello della ferrovia, quello che portava alla discarica e quello del trenino che collegava lo stabilimento ai magazzini». E il centro abitato rispetto a queste aree d’interesse? «Era stata stabilita una distanza accettabile tra quella che era la zona più esposta (dove veniva triturato il materiale a cielo aperto): era poco più di un chilometro, prendendo come punto di riferimento il duomo. Ma in realtà l’abitato era proprio a ridosso della fabbrica».
(Francesco Grassi al banco dei testimoni)
Altro aspetto rilevante è stato affrontato dalla dottoressa Laura Turconi, che si è occupata di studiare le variazioni morfologiche lungo la sponda destra del Po nella zona dove c’era lo stabilimento dell’Eternit. Queste le sue conclusioni: «Sulla sponda destra l’Eternit ha scaricato continuativamente materiali ad elevato contenuto di amianto pari a circa 20 tonnellate a settimana attraverso un canale. E la seguente realizzazione dell’impianto di depurazione non sembra aver ridotto significativamente i volumi di materiale dispersi nel Po. Inoltre sulla sponda sinistra sono stati scaricati rifiuti contenenti amianto».
A completare questa descrizione sono stati i consulenti Dario Patricelli e Fabio Belci, che hanno ricreato tramite Google Earth una mappa interattiva in cui sono visionabili tutti i dati di residenza delle 392 vittime interessate dal processo. «I comuni interessati da quest’analisi sono 24. È possibile vedere la distanza dei comuni da Casale e il numero di residenze di ciascun caso. Come si può notare le persone hanno vissuto per la maggior parte del tempo in città: si tratta di circa l’89%». Tramite questo programma è anche possibile calcolare la distanza in metri da ciascun punto (corrispondente al luogo in cui le vittime hanno vissuto) rispetto all’Eternit. «Questo calcolo è stato fatto con riferimento al polverino? O solo allo stabilimento?» ha chiesto l’avvocato difensore Francesca Paola Rinaldi, in sostituzione dell’avvocato Astolfo di Amato. All’udienza di oggi neanche Guido Carlo Alleva era presente, sostituito dalla collega Elisa Surbone. «Solo lo stabilimento» hanno risposto i consulenti.
Si ritornerà in aula venerdì 22 ottobre con gli ultimi due consulenti della Procura. Prima della conclusione dell’udienza inoltre il giudice Gianfranco Pezone ha voluto risolvere il problema della calendarizzazione delle prossime udienze, vincolata dal lavoro non ancora concluso del consulente tecnico della difesa incaricato di analizzare i vetrini istologici.
Eternit Bis: la difesa contrattacca e chiede il proscioglimento di Schmidheiny
Si torna in aula lunedì 12
Su questo fronte sia accusa che difesa si sono trovate d’accordo: il 25 ottobre e, a seguire, l’8 novembre non si procederà con ordine sentendo i report medici ma si passerà ai testimoni delle parti civili (in totale otto, esauribili in due udienze).