Il chiarimento di Energica: "Nessun cambio di nome al Palazzetto Paolo Ferraris"
Una titolazione commerciale provvisoria
L'esponente dem invoca un netto cambio di registro
CASALE – Parte dal recente provvedimento che porterà all’affiancamento, al nome ‘istituzionale’ Palazzetto Paolo Ferraris, di quello commerciale PalaEnergica il consigliere comunale Fabio Lavagno (Pd) per muovere una articolata critica alla gestione stessa delle due aziende (Amc ha il Comune di Casale come socio principale, mentre Energica è partecipata al 100% da Amc).
Il chiarimento di Energica: "Nessun cambio di nome al Palazzetto Paolo Ferraris"
Una titolazione commerciale provvisoria
«Non sapevo che in questa città le intitolazioni benemerite fossero ‘a tempo’, che scadessero come le inumazioni al cimitero, 25 anni e poi all’ossario comune. Per cosa poi? Per la grandeur di uno sponsor, per di più un’azienda locale, per di più pubblica. Pizzicati nell’improvvida decisione di cambiare il nome al Palazzetto dello sport, i nostri eroi (Comune, Amc ed Energica) decidono per un rimedio peggiore del male: “cointestiamo il Palazzetto!”. Un palazzetto à la carte: oggi Pala-Ferraris o Pala-Energica? Non mi risulta che San Filippo o Santa Caterina, in corso di restauro, abbiano cambiato la loro intitolazione per lasciare il posto a qualche firma locale ambiziosa di figurare (peraltro con importi erogati di gran lunga più significativi). Ci vuole sobrietà e misura anche nel mecenatismo, altrimenti non è sostegno, ma scambio (impari) di prestazioni. Facciamo così: se a capo di uno dei tre soggetti a cui è venuta la pensata, ce n’è uno dotato di buon senso, a nome di tutti, ritiri il provvedimento e non se ne parli più» provoca il dem.
L’esponente del Pd poi cambia argomento, ma decisamente non registro: «Non sapevo, quando ho votato in Consiglio Comunale il provvedimento costitutivo di Am+, che c’era un costo occulto, a carico di tutti. Non lo sapevo semplicemente perché è venuto fuori dopo, con un provvedimento del cda di Amc, per così dire a babbo morto (a società costituita): una vera lezione di trasparenza. Per varare la nuova società Am+, infatti, ai dirigenti apicali di Amc doveva essere riconosciuto un aumento consistente della propria remunerazione con maggiorazioni che superano lo stipendio annuo di un autista o di un operaio. Chissà se il sindaco lo sapeva prima? Chissà se lo sapevano i consiglieri comunali che hanno votato con tanta convinzione? Intendiamoci, ci sta che per l’avviamento di un’operazione comunque complessa, possa essere riconosciuto un premio incentivante. Ci sta pure che da almeno tre anni i dirigenti stessi abbiano già percepito quote di premi di produzione alla voce ‘aggregazione Amc-Amv’, istruttoria, stati di avanzamento perizie e valutazioni (anche se sul punto si sono sviluppate consistenti spese per consulenze e pareri legali), ma che per controllare una società partecipata, sia che vada bene, sia che vada male, debba corrispondere comunque un aumento permanente della retribuzione, forse è un po’ troppo. Non stiamo parlando di dirigenti a contratto, con un mandato a tempo e che in quel tempo a disposizione devono assicurare i risultati stabiliti dal cda e dai soci, stiamo parlando di dipendenti e di contratti a tempo indeterminato, e di cui in un caso, la somma è ormai di circa 200mila euro lordi l’anno. Così stando le cose, forse, c’è qualcosa che non va».
Da qui l’appello un deciso cambio di rotta: «Per Amc e le sue controllate è tempo di cambiare registro: è tempo di smetterla di riempire i muri della città (con buona pace degli introiti Tosap per il Comune) con costosi e inutili manifesti autocelebrativi che non portano un cliente in più; è tempo di smetterla con gli extra utili per finanziare rotonde; è tempo di smetterla con le intitolazioni a sproposito, che, anche in questo caso, non portano un cliente in più e semmai danneggiano l’immagine dell’azienda; è tempo di smetterla con stipendi degni di un giudice della Corte Costituzionale, pagati con le tariffe di tutti; è tempo invece di pensare che cosa fare con il caro bollette della più grande crisi energetica dai tempi dell’austerity del lontano 1973; con valori previsti di aumento già del 30%, al netto dei provvedimenti governativi di sterilizzazione. Ce ne accorgeremo a febbraio, ma a febbraio e con il gas già consumato, sarà tardi per intervenire. E allora, Amc torni a fare quello per cui è stata pensata e costituita 45 anni fa e, in mezzo a questa crisi energetica, prima che sia troppo tardi, avvii tutte le economie necessarie per una una politica tariffaria sostenibile per le nostre imprese e per le nostre famiglie, tutte e non solo quelle con bassa fascia Isee o che percepiscono il reddito di cittadinanza (per queste ci ha già pensato il Governo Draghi). E, se deciderà di farlo, sarà anche la miglior comunicazione etica e commerciale di sempre».