Divampa la polemica per i dati Pfas in falda
La Solvay contesta ad Arpa parte di un commento sulle analisi dell?acquifero profondo. E l?Agenzia specifica
SPINETTA MARENGO – I dati riferiti ai Pfas, rilevati nella falda interna al perimetro del polo chimico di Spinetta (valori pubblicati sul sito dell’Arpa-Dipartimento di Alessandria e Asti) fanno discutere. Soprattutto Solvay che, venerdì scorso, ha inviato un comunicato per spiegare la chiave di lettura dell’azienda.
Il nodo della querelle è l’interpretazione data da Arpa sulla possibile presenza di cC6O4 e Adv in un punto ben preciso, e solo in quello, della falda più profonda.
I dati sul sito dell’Agenzia
«I livelli profondi dell’acquifero – precisa Solvay – non evidenziano alcuna compromissione. Sono state divulgate diverse informazioni fuorvianti sulla situazione ambientale di Spinetta Marengo che risultano ingiustificatamente allarmistiche e potrebbero avere serie ripercussioni sulle legittime attività industriali di Solvay».
I dati cui fa riferimento l’azienda chimica sono tuttora pubblicati sul sito dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, e sono gli stessi che abbiamo riportato fedelmente sul giornale di venerdì (i valori si riferiscono a microgrammi per litro come abbiamo evidenziato nelle tabelle). L’Agenzia, nella giornata di ieri (lunedì), ha modificato solo un punto che riguarda il livello più profondo dell’acquifero (livello V) scrivendo: «I dati Arpa mostrano presenza di Adv (0,15 μmicrogrammi/L) e cC6O4 (0,24 μmicrogrammi/L), valori che indicano una possibile compromissione (e non compromissione, ndr) almeno a livello locale che sarà oggetto di ulteriore verifica; il Pfoa risulta inferiore al limite di quantificazione (< 0,01 μmicrogrammi/L)». Il resto delle tabelle, commento compreso, è rimasto uguale.
La Solvay precisa
«A tal proposito, Solvay intende ribadire e chiaramente affermare quanto segue. I livelli profondi dell’acquifero di Spinetta Marengo – scrivono – non evidenziano alcuna compromissione a carico di nessun contaminante e, tanto meno, relativamente ai composti Pfas né all’interno né all’esterno del sito. Il monitoraggio continuo del livello profondo dell’acquifero avviene con una rete di 15 punti di cui 11 all’interno del sito.
Tutti i punti mostrano la sostanziale assenza di Adv e C6O4 ad eccezione di un solo piezometro malfunzionante che ha subito un danneggiamento. I dati provenienti da questo piezometro – sul quale, in accordo con Arpa, sono stati completati lavori di manutenzione e sono in corso le verifiche – non sono pertanto rappresentativi della qualità della falda nel livello profondo.
Non vi è nessuna evidenza di un passaggio della contaminazione che interessi i livelli profondi e non vi può essere alcun flusso eventualmente contaminato che dal livello superficiale passi a quello profondo. Il livello più profondo è infatti protetto dalla porzione più superficiale da livelli di argilla. La tenuta della barriera idraulica è in piena efficienza – spiega l’azienda – e opera fattivamente nella riduzione degli inquinanti e dei Pfas, interrompendo il flusso della contaminazione verso valle. I continui monitoraggi effettuati negli ultimi 12 anni, confermano un significativo miglioramento dello stato qualitativo dei terreni e delle acque di falda».
«Riduzione concentrazioni»
«I più recenti risultati analitici registrati da Arpa Piemonte nel febbraio 2021 – sottolinea Solvay – evidenziano una riduzione delle concentrazioni di inquinanti all’esterno dello stabilimento. L’incremento delle concentrazioni di inquinanti all’esterno del sito industriale a inizio 2020 è stata una conseguenza degli eventi meteorologici estremi del dicembre 2019 e ha avuto carattere di transitorietà e reversibilità proprio grazie all’efficacia della barriera idraulica».
«Inquinamento storico»
«I più importanti contaminanti all’esterno del sito sono dovuti alle produzioni storiche riconducibili tutte alla gestione precedente. Si ricorda infatti che, come recentemente accertato da un Collegio arbitrale internazionale e dalle sentenze della magistratura italiana, al momento della vendita di Ausimont, Edison ha fornito a Solvay un quadro falsificato dell’effettiva gravità della contaminazione del sito di Spinetta Marengo dovuta alle produzioni industriali del passato».