Zocco va in pensione: dopo 38 anni nuova guida per il Parco del Po
Tutto era iniziato con la piccola Garzaia di Valenza
VALENZA – Dal 1 novembre Dario Zocco, il direttore dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese andrà in pensione. «A riposo d’ufficio, per il raggiungimento di 43 anni di contributi e 65 anni di età» spiega.
Trentotto anni alla guida dell’ente parco sono una durata incredibile, un periodo nel quale le cose sono cambiate tantissimo.
«Nel 1983 c’era solo la riserva naturale della Garzaia di Valenza, le dimensioni e i problemi erano minori! Mi ero laureato da poco, arrivavo da scienze biologiche, non avevo esperienza di gestione di un ente, ho potuto imparare a farlo in corso d’opera, erano anni in cui i parchi erano molto accompagnati dalla Regione, ora c’è più autonomia ma anche meno supporto».
Quello di Zocco sarà un testimone pesante da raccogliere. Al bando (di mobilità volontaria esterna) pubblicato recentemente dall’ente parco sono state presentate due domande, segno di un impiego non così appetibile. «Si tratta di un lavoro che richiede competenze che vadano oltre quelle del semplice dirigente – argomenta Zocco – Serve molta diplomazia verso i comuni, i sindaci, le province, le associazioni. Mi hanno già chiesto un affiancamento gratuito, ho dato la mia disponibilità nel caso ci fosse bisogno, fortunatamente la struttura è solida e con gente in gamba». Il territorio da ‘coprire’ è vasto e non contiguo: 170 km di Po e poi tratti di affluenti, l’Orba, la collina di Superga, riserve, il Bosco della Partecipanza, in totale 16mila ettari, cui vanno ad aggiungersi i 28mila della rete Natura 2000. «Sembra poca cosa, ma è una zona molto antropizzata» prosegue Zocco.
Il personale, poi, è numericamente insufficiente. «Si tratta di un nodo da sempre sottovalutato, siamo sempre stati al di sotto delle nostre necessità, dieci anni fa la stima delle necessità diceva che saremmo dovuti essere una settantina, siamo 41, praticamente la metà. Nei giorni scorsi è entrato in servizio un nuovo guardiaparco, non mi ricordo l’ultima assunzione prima di lui».
Spesso l’ente viene visto come un nemico, un bastone tra le ruote: «Il 90% dei pareri che esprimiamo è favorevole, magari con prescrizioni. Seguiamo le normative che dobbiamo far rispettare, non abbiamo mano libera, spesso facciamo da capro espiatorio, altre volte invece ci vengono attribuiti compiti o responsabilità che non abbiamo, in troppi parlano senza avere competenze». E non finisce qui: «Sono numerosi gli attacchi da parte di alcune associazioni venatorie, ma si basano su argomentazioni fasulle e fake news!».
L’ente poi, da qualche mese, è pure più grande grazie alla fusione tra ente di gestione delle Aree protette del Po torinese con quello delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino: «Un percorso obbligato con il processo di riduzione degli enti, era nell’aria da una decina d’anni – va avanti Zocco – Al netto dei problemi di gestione la crescita mi fa piacere, sono partito da un fazzoletto di terra».
Nel suo futuro? «Non ho nulla di programmato ma asseconderò i miei hobby e i miei interessi, invece di relegarli al weekend: i funghi, le escursioni, lo sci, compatibilmente con la pandemia. Ribadisco però che se ci sarà la possibilità metterò a disposizione la mia competenza al servizio di una creatura, il parco, che ho contribuito a costruire».