L’esempio del gruppo FFF Forlì
Una chiaccherata con Giacomo Zattini, attivista e fondatore del gruppo FFF di Forlì
È arrivato il momento di conoscere Giacomo! Con profonda cortesia e disponibilità, ci ha raccontato curiosità ed esperienze, sia personali che vissute all’interno del gruppo, che riteniamo possano essere una importante fonte di ispirazione e di riflessione per tutti gli attivisti (e aspiranti attivisti!)
Caro Giacomo, quanti anni hai e cosa studi?
G: Ho quasi 25 anni e studio Scienze Internazionali Diplomatiche all’Università di Bologna.
Si avvicina lo sciopero globale per il clima del 24 settembre! A Forlì, come vi state preparando?
G: Per il 24, a Forlì abbiamo preparato davvero un bell’evento. Faremo un corteo che avrà come inizio e fine il punto nodale della città, Piazzale della Vittoria. Lì terremo un momento conclusivo con ospiti di alto livello e musica dal vivo! Cercheremo di risvegliare nelle persone la sensazione di fare la storia, quella giusta. E la faremo, in effetti. Nei giorni scorsi, ci tengo a dirlo, abbiamo appeso sul campanile di Piazza Saffi uno striscione di oltre 20 metri con scritto “Uniti per il clima” e l’invito allo sciopero mondiale! È proprio questo il significato: unire una città, tante anime diverse, intorno ad un tema che non può che essere di tutti. Sembrerebbe scontato, ma non lo è, e va ribadito. Uniti per il clima.
Quando sei entrato nel gruppo FFF Forlì, quanti attivisti erano presenti?
G: Nei primissimi tempi, parliamo dei primi mesi del 2019, eravamo solamente in quattro! Sapevamo che dovevamo fare qualcosa, ma ancora non sapevamo bene cosa! Tutti noi avevamo sentito parlare di Greta, e dei motivi che la avevano spinta ad iniziare la sua forma di protesta a Stoccolma. È nata dunque la necessità di formare a Forlì qualcosa che già in molte città d’Italia era stato costituito, soprattutto in quelle più grandi come Roma, Milano, Torino. Abbiamo iniziato creando la pagina Facebook del gruppo e nel giro di un mesetto il numero di attivisti aveva già raggiunto la ventina!
Nel primo post di questo blog, si è parlato del percorso personale verso la consapevolezza della gravità dell’emergenza climatica e il conseguente passaggio all’azione. Tu quali tappe hai attraversato?
G: Prima di Greta, sapevo già cosa fossero il riscaldamento globale e l’effetto serra, in quanto sono stati oggetto di studio a scuola. Ciò di cui non avevo idea era che questi fenomeni fossero i responsabili di un cambiamento climatico mondiale, che sta impattando già oggi su diverse zone del pianeta, tra cui anche il nostro territorio e che in futuro avrà un impatto sempre peggiore. Dunque ho attraversato certamente una fase di forte stupore. È seguito un forte impulso a fare qualcosa, e dunque mi sono attivato!
Raccontaci un episodio in cui tu e il gruppo pensavate “no, questa volta non ce la possiamo fare” e invece tutto è andato a meraviglia?
G: La volta in cui siamo rimasti più sorpresi dal risultato è stata sicuramente legata al primo sciopero globale, di marzo 2019! Alla Questura di Forlì (con cui tra l’altro abbiamo un ottimo rapporto) avevamo stimato una adesione di circa 200 partecipanti, che sembravano già un gran numero! Il giorno dello sciopero, ci siamo accorti che in realtà eravamo mooooolti di più… sono state stimate ben 3500 persone! Era da tantissimo tempo che a Forlì non si vedeva qualcosa di simile! A settembre dello stesso anno, in occasione del successivo sciopero globale, abbiamo fatto ancora meglio… 5000 persone!
Il webinar del 19 marzo 2021, in cui il gruppo di Forlì ha coinvolto personaggi del calibro di Roberto Mercadini (poeta, scrittore e narratore) e del prof. Vincenzo Balzani (scienziato e divulgatore) è stato strepitoso. Quali sono i tuoi ricordi dell’evento?
G: È stato davvero impegnativo da organizzare. In quel momento Forlì era zona “Arancione” e oltretutto il gruppo era decimato, per via di impegni legati a studio e altro. Il fatto che l’evento sia stato on-line, non ha diminuito il tempo e le energie che sono state necessarie per organizzarlo! Avevamo coinvolto tutte le scuole di Forlì, e anche altre scuole d’Italia, per trasmettere l’evento all’interno delle classi. Abbiamo avuto la fortuna di avere la disponibilità dei 2 protagonisti che hai citato che sono entrambi originari del nostro territorio. Sono due persone che hanno una grande capacità comunicativa, oltre ad essere due professionisti eccezionali. Sono entrambi intervenuti a titolo gratuito e hanno avuto un grande senso di servizio alla causa.
Mentre invece c’è stata una volta in cui, al contrario, eravate estremamente fiduciosi e invece le cose non sono andate per il verso giusto?
G: La prima è stata a maggio del 2019, quando in occasione di una manifestazione in cui abbiamo organizzato una serie di eventi con band che si sono esibite volontariamente, professori che hanno parlato, un bar con menu vegano e tanto tanto tempo dedicato a pianificare il tutto, solamente un centinaio di persone era presente all’interno del parco. Inoltre la giornata era splendida, a differenza del settembre 2020, in cui un evento simile è saltato a causa della pioggia. Quella è stata un’altra grande delusione!
È successo che il gruppo non abbia potuto sviluppare idee promettenti a causa di carenza nell’organico?
G: Assolutamente sì. A volte ti capita di avere idee pazzesche che purtroppo non si riescono a concretizzare in pieno. Ad esempio, alla ripartenza dopo il lockdown, giugno 2020, a Forlì avevamo organizzato in piazza Saffi una raccolta di scarpe. Migliaia e migliaia di scarpe, donate da persone che non le utilizzavano più, e che abbiamo donato al Comitato contro la lotta per la fame nel mondo di Forlì. Avevamo un camion gigantesco pieno di scarpe (all’interno di scatole) e per poterle trasferire nella piazza, abbiamo lavorato incessantemente. Siamo riusciti a ricoprire metà della piazza (con circa 2000 paia di scarpe), ma se fossimo stati una decina di persone in più sono convinto che avremmo riempito l’intera piazza, in quanto c’erano ancora tantissime scatole da aprire!
Il messaggio inviato in occasione del Primo aprile 2021, in cui avete fatto credere che FFF chiudeva i battenti, è stato un bello spavento! Il messaggio oltre ad essere uno scherzo, conteneva anche un messaggio più serio?
G: In realtà sì. Il side effect che voleva passare era “ah, ti sei spaventato che FFF possa chiudere? E da chi pensi che sia formato questo movimento?” Siamo persone normali, non siamo “privilegiati”, senza altre cose da fare nella vita. La provocazione era mirata a scardinare la dinamica dell’approvazione, dell’applauso, di fronte a quello che facciamo, ma che lascia intendere che noi abbiamo chissà quali “superpoteri” che invece chi sta applaudendo non ha e quindi può sentirsi “esonerato” dall’agire a sua volta. Il messaggio dunque porta con sé la riflessione che comunque le cose vengono fatte, se c’è qualcuno che le fa.
A tuo avviso, su che cosa dovrebbe essere sempre focalizzato un attivista e cosa invece non lo dovrebbe mai sopraffare?
G: Non dovrebbe mai pensare che quello che fa sia inutile. Il fatto di mettere anche solo una “pulce nell’orecchio”, insieme ad ogni piccolo pezzo del puzzle, hanno una importanza e un effetto che si scopre sempre dopo o non si scopre mai del tutto. Tanti successi derivanti dalle manifestazioni del 2019 li capisco solo oggi, perché riguardano il modo di pensare della società e sono processi intangibili a volte. Guardando dall’alto, però, mi rendo conto che abbiamo fatto tanta strada e i successi ci sono eccome!
In effetti, le conseguenze delle nostre azioni, non sempre si manifestano ai nostri occhi in modo chiaro. Spesso anche a fronte di un nulla di fatto, un seme è comunque stato piantato e non è escluso che un giorno possa sbocciare. Pensi sia un pensiero efficace per superare i momenti di scoramento, che inevitabilmente un attivista può attraversare?
G: Sì, è fondamentale. Il fatto che io ne sia certo, non mi mette al riparo dall’attraversare questo genere di momenti. Lo scoramento spesso deriva dal fatto che il “peso” che si percepisce da quello che si sta facendo aumenta di molto quando è concentrato su poche persone. Quando invece si è in tanti, questo peso è più “distribuito” e si ha la sensazione (che parallelamente dà anche una forte carica) che si stia andando nella giusta direzione, con un progressivo aumento della consapevolezza della gente.
Cosa consiglieresti ai ragazzi (ma anche agli adulti) che si stanno avvicinando alla consapevolezza della gravità della crisi climatica, ma che pensano di non essere tagliati per fare gli attivisti? Pensi che l’organizzazione di “open week” all’interno del gruppo oppure di assemblee aperte al pubblico possano essere efficaci per arricchire l’organico?
G: Bisogna tenere a mente che siamo persone normali. Ognuno è fatto a suo modo. Anche il metodo con cui si fanno le attività e le riunioni all’interno di un movimento, può essere adattato a determinati contesti. Ad esempio, come Fridays for Future, è tutto molto fluido e tra un mese forse saremo organizzati in modo diverso rispetto a come si sta facendo oggi. Ai miei coetanei quello che posso dire è esattamente quello che già dice Fridays: c’è un problema globale, che riguarda tutti già oggi, ma soprattutto quelli più giovani. Se credi nella scienza, allora ti dovresti preoccupare e darti da fare.
Certamente siamo ancora in un momento in cui la “cappa” di pesantezza derivante dal Covid si sente parecchio. Lo scontro sociale che si sta creando ad esempio sul tema dei vaccini è deleteria, in quanto fa perdere energie e unione tra gli stessi cittadini, su temi in cui si dovrebbe invece essere più che uniti (come quello del cambiamento climatico). Il tempo che impieghiamo a litigare o a dividerci come società per queste cose, è tempo perso sulla crisi climatica. Però sono convinto che prima o poi questo momento passerà e secondo me raccoglieremo più frutti rispetto a quanto si è seminato anche in questo periodo.
Grazie Giacomo per la disponibilità e un saluto affettuoso a tutto il gruppo di Forlì!
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