L’Effetto F.O.M.O. : l’ansia di essersi persi qualcosa
Chi di voi, prima di mettere il piede fuori dal letto la mattina, controlla le notifiche sul proprio cellulare? Io, lo confesso, soffro di questo vizio e sono pertanto preda, mi dicono quelli che ne sanno, dell’Effetto F.O.M.O. (“Fear of Missing Out”) ovvero di una sorta di ansia di essermi perso qualcosa: il commento ad una conversazione innescata la sera prima su Facebook, il like ad una foto postata su Instagram, ma anche una mail che possa essere arrivata durante la notte e a cui sarebbe stato utile pensarci un po’ su. Ciò che per ciascuno di noi può essere, appunto, un’ansia, un vizio o un semplice divertimento è proprio la base del successo dei social media che da sempre hanno dato la sensazione che le cose accadano e che rischiamo di non esserne partecipi se non li frequentiamo con assiduità. La dopamina scatenata dal vedere un pollice all’insù ad un pensiero, un cuoricino o anche le semplici visualizzazioni ottenute da una story costituiscono infatti quel piccolo appagamento che rende fedeli al proprio social network preferito e incentiva ad utilizzarlo successivamente.
Tutte le mattine sono consapevole di questa dipendenza e reagisco nel modo più normale: scrollo le spalle, ripeto il vecchio slogan “smetto quando voglio” per autoconvincermi che sia vero e, a quel punto, poso il piede per terra e mi avvio verso la mia giornata.
Da qualche tempo su Instagram, dal cellulare, non è possibile vedere il numero di like ottenuti dal post di un’altra persona e Facebook ha annunciato che scomparirà la visibilità del numero di fan di una Pagina.
Nel primo caso vi è il tentativo di dare una risposta ad un problema reale: non inibire le persone a pubblicare un contenuto per la paura di non ricevere un sufficiente numero di like e, al contempo, rendere meno rilevante un segnale che nel tempo sta diminuendo la propria importanza. Contano sempre di più aspetti quali i commenti, le visualizzazioni, il tempo speso di fronte ad un video, ad una diretta, ad una Story.
Nel secondo caso, si tratta di una semplificazione richiesta dalla duplicazione con la funzione “segui” introdotta nel tempo da Facebook. Gli amministratori di Pagine più accorte avevano già cominciato a tenere sotto controllo la discrepanza fra fan e follower e a tenere d’occhio soprattutto questa seconda metrica. Per tutti però questa è l’occasione per comprenderne la differenza e l’impatto su ciò che conta davvero, la portata dei post e la qualità delle successive azioni che possono seguirne. La visibilità di un contenuto è infatti funzione dell’algoritmo su cui è basato Facebook che parte dai follower ovvero da coloro che si sono dichiarati disponibili a ricevere i contenuti della Pagina (e non ne hanno nascosto gli aggiornamenti) e vi interagiscono con reazioni, commenti e condivisioni.
In entrambi i casi, è utile conoscere il ruolo di un gesto come il like che, preso individualmente, è poco significativo, ma che, in forma aggregata, determina le informazioni a cui siamo esposti e, in ultima analisi, le “bolle” entro le quali siamo inseriti. A noi sta la responsabilità individuale e collettiva, talvolta, di uscirne.