Nella falda esterna i valori dei Pfas sono preoccupanti
L?Arpa pubblica i dati dell?inquinamento. Solvay interviene e spiega
ALESSANDRIA – La falda sotterranea che scorre sotto Spinetta soffre e con lei l’ambiente. Ma il grido d’allarme lanciato dall’inchiesta del 2008 prima, dal processo – concluso nel dicembre 2019 – che sancì il Disastro ambientale poi, sembrano non smuovere più di tanto le amministrazioni locali.
Arpa Alessandria ha pubblicato i dati delle analisi effettuate nel 2021 nella falda superficiale e intermedia, prelievi esterni al polo chimico di Spinetta. Ciò che emerge con forza è che nella falda superficiale i livelli di Pfoa sono decisamente elevati. Ben superiori ai limiti previsti dalla legge.
«Gli ultimi dati disponibili, riferiti alla campagna di monitoraggio di giugno-luglio 2021 – scrive Arpa – evidenziano che all’esterno del sito – nel livello più superficiale della falda – il Pfoa supera il valore di 0,5 μg/L in molti punti; il cC6O4 (brevetto di Solvay, ndr) ha fatto registrare, tra i piezometri controllati, la concentrazione massima di 2,55 μg/L; in area esterna è presente anche il composto ADV-N2, con una concentrazione massima di 6,35 g/L». Questi dati evidenziano come il cC6O4 (prodotto esclusivamente da Solvay) sia finito all’esterno, raggiungendo Montecastello dove ha contaminato il pozzo dell’acqua potabile (oggi chiuso).
«Anche il livello intermedio dell’acquifero è stato raggiunto da Pfas – continua Arpa -I dati, sempre riferiti alla campagna di monitoraggio di giugno-luglio 2021, evidenziano in un piezometro esterno al sito la presenza di PFOA (1,08 μg/L) e ADV-N2 (0,22 μg/L), mentre il cC6O4 è assente». Il fatto che i Pfas abbiano raggiunto profondità tra i 30 e i 60 metri è preoccupante. Perché, a quel livello, gli interventi di bonifica sono estremamente difficili e dispendiosi.
I dati del 2021 come si pongono rispetto a quelli del dicembre 2020?
«Per quanto riguarda cC6O4 e Pfoa – spiega Marta Scrivanti, direttore Arpa Alessandria – si mantengono, in generale, dello stesso ordine di grandezza, con alcune fluttuazioni puntuali in aumento che tuttavia non permettono ancora di definire univocamente un trend».
La situazione, dunque, per quanto riguarda la salute della falda esterna sembra non essere così netta.
“Inquinamento esteso”
«I dati pubblicati da Arpa relativi alle acque di falda dell’area che circonda lo stabilimento Solvay fanno sospettare che i Pfas abbiano inquinato un’area assai estesa della Fraschetta – interviene Claudio Lombardi, ex assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria – Il C6O4 è presente in concentrazioni di 25 volte superiori ai limiti suggeriti da Arpa. L’Adv, Pfas “catena lunga”, addirittura di 63 volte. Il Pfoa dismesso da Solvay nel 2013 è ancora presente con quantità elevate a dimostrazione della persistenza nell’ambiente di questa sostanza. Arpa non ne fornisce il valore limitandosi a scrivere che è superiore a 0,5 microgr/litro quasi ad adombrare che 0,5 sia il limite. Il limite per le acque di “prima falda” è 0,1 ed inoltre cosa significa “superiore a…”: può essere 0,51 ma anche 10 ma anche 100.
Da Arpa – continua Lombardi – noi pretendiamo relazioni tecniche che specifichino i punti del prelievo per poter capire quanto esteso è l’inquinamento, che fornisca dati in base ai quali Solvay è stata autorizzata a riprendere (parzialmente, ndr) la produzione del cC6O4. Attendiamo infine che Comune e Provincia intervengano con fatti e non parole a fronte di questa ulteriore dimostrazione dell’emergenza della Fraschetta a salvaguardia della salute degli abitanti».
All’appello mancano ancora dei dati, quelli dell’area interna allo stabilimento.
“Situazione nota e monitorata dagli Enti”: Solvay precisa
“L’utilizzo dei Pfas nel polo chimico di Spinetta Marengo risale agli anni ’60. Si tratta di una situazione nota e costantemente monitorata dagli Enti.
I dati della campagna di monitoraggio diffusi in questi giorni, non sono che gli ultimi di un rilevamento che avviene con cadenza trimestrale da anni. A tal fine Solvay, in accordo e collaborazione con gli Enti, ha aumentato proattivamente nel tempo e in modo significativo i punti di campionamento. Più in generale, i monitoraggi svolti con cadenza trimestrale da Solvay (ricordiamo che l’azienda ha dovuto adempiere alle prescrizioni disposte in Conferenza dei Servizi proprio dagli Enti, ndr) su tutte le sostanze confermano il continuo miglioramento generale della situazione che, nelle aree a valle del sito industriale, raggiungono complessivamente nelle ultime campagne i valori tra i più bassi delle serie storiche esistenti. In particolare, per quanto riguarda il C6O4 (assente a livello intermedio dell’acquifero), i dati confermano che la barriera idraulica, recentemente potenziata fino alla portata di 570mc/h (equivalenti a 6 piscine olimpioniche al giorno), è in piena efficienza.
Le concentrazioni (pochissimi microgrammi/litro ovvero nell’ordine di un milionesimo di grammo per litro di acqua) rilevate nella campagna di giugno-luglio, sono il residuo di quanto riscontrato a seguito dell’evento di precipitazione imprevedibile e di carattere eccezionale del 2019 il quale ha avuto effetto limitato e transitorio grazie proprio alla tenuta della barriera che ha recuperato in breve tempo la piena efficienza interrompendo il flusso della contaminazione verso valle.
Solvay ribadisce che, pur non essendo responsabile dell’inquinamento storico, a titolo volontario, in coordinamento e collaborazione con gli Enti, ha già presentato il piano di caratterizzazione per verificare lo stato qualitativo della falda acquifera e dei terreni all’esterno al polo chimico di Spinetta Marengo”.
Una considerazione: se nel 2019 l’innalzamento della falda ha eccezionalmente trascinato il cC6O4 all’esterno del perimetro del polo chimico significa comunque che la molecola era già in falda seppur all’interno dello stabilimento.
Arpa comunica dei dati, Solvay risponde con valutazioni. A questo punto, proprio per comprendere meglio la cautela dell’azienda, sarebbe importante che Solvay, o gli Enti che hanno ricevuto le informazioni dai diretti interessati, rendessero noti i dati integralmente. Perché quei numeri, riferiti agli inquinanti finiti nella falda, così come il raffronto con i precedenti e quelli prima ancora, i cittadini non li hanno mai potuti visionare.