“New York e New Jersey bloccate dall’uragano”
Il raconto del passaggio dell'uragano dalla testimonianza di due alessandrini che vivono nella Grande Mela
NEW YORK – “Dieci giorni fa eravamo pronti al peggio, anche con i sacchi di sabbia fuori dagli uffici al JFK. Ma non successe nulla di più che una pioggia battente. Ieri è stato diverso, con una parte di città bloccata”. L’alessandrino Manuel Miraglia vive a Brooklyn e lavora per la sede americana di Ferrari Group che nella Grande Mela conta due sedi, una all’aeroporto ‘Kennedy‘ e l’altra sulla Quinta Strada. “L’operatività non èmai venuta meno”, sottolineano dalla sede alessandrina di via san Giovanni Bosco, “I voli da Milano per New York non si sono mai interrotti”.
Miraglia racconta di essere stato fortunato, perché ad essere stata colpita maggormente è stata la zona a nord di Manhattan e il New Jersey: “Non mi sono accorto della gravità finché i colleghi non hanno incominciato ad avvisare che non avrebbero raggionto le sedi”.
L’eccezionalità dell’uragano non fa dimenticare le problematiche quotidiane: “Qui ogni volta che c’è un temporale si allagano le strade, che non vengono costruite con criteri drenanti. Quando piove forte non la visibilità è ridottissima”. E poi le case: “Case di legno che vengono spazzate via, non sono state concepite per eventi del genere”:
Clima pazzo
A sottolineare quanto i cambiamenti climatici in atto peseranno sempre di più sulla vita umana è la valenzana Daniela Bonafede, negli Usa dal 1980 quando si trasferì per studio: “Entro fine secolo tante parti di Manhattan saranno sott’acqua”- Lei e la sua famiglia sono rimasti chiusi in casa, “al sicuro”, nei piani alti del palazzo: “Venivano giù le Cascate del Niagara”, comenta, “Avevano allertato la popolazione ma molti sono stati presi alla sprovvista di ritorno da lavoro o per aver sottovalutato l’emergenza”.
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