Il cerchio di Messias si chiude: da Casale al Milan in Champions
Il lieto fine della favola del pupillo di Ezio Rossi
Il mister e il suo pupillo, l'arrivo in Monferrato e il futuro nei rossoneri
VARESE – Prima la suggestione, poi le indiscrezioni e infine la conferma delle voci che accostavano Junior Messias al Milan. Suggestioni che sembravano essere più una bella speranza che una concreta possibilità, ma che sono diventate realtà ieri, quando il club rossonero ha ufficializzato l’arrivo del trequartista brasiliano. La sua storia è salita alla ribalta nazionale dopo il suo approdo in Serie A con il Crotone, e bene già la conoscevano gli appassionati monferrini, dato che la sua ‘risalita’ nel mondo del calcio era iniziata proprio da Casale.
A 24 anni si approcciava per la prima volta al campionato di Eccellenza e sei anni dopo si troverà a giocare in Champions League. Una favola a tutti gli effetti, ma della quale probabilmente oggi non staremmo parlando se non fosse stato per uno dei suoi principali artefici: mister Ezio Rossi.
Il cerchio di Messias si chiude: da Casale al Milan in Champions
Il lieto fine della favola del pupillo di Ezio Rossi
Rossi non ha bisogno di presentazioni; attuale allenatore del Varese in Serie D, è stato bandiera in campo e poi allenatore del Torino, una carriera da giocatore soprattutto tra Serie A e Serie B e una volta sedutosi in panchina si è guadagnato la fama di specialista delle promozioni. Fu proprio lui infatti a condurre i nerostellati in Serie D nella stagione 15/16, e in quel primo anno portò con lui uno sconosciuto Messias, che scoprì in un campo della periferia di Torino durante una partita amatoriale. Intuizione e coraggio: elementi che hanno fato sì che i successi di Junior – specialmente quest’ultimo – fossero in parte anche i suoi.
Mister, posso solo immaginare la felicità e la soddisfazione nel vedere il ‘suo’ ragazzo compiere un passo così importante…
Per me è un’enorme soddisfazione, non solo dal punto di vista puramente calcistico, ma soprattutto perchè ho potuto contribuire a cambiare la vita a un ragazzo che se lo merita. È quasi come vedere un figlio che raggiunge un grande obiettivo.
Lei aveva sentito Junior in questi giorni? Le aveva anticipato il suo passaggio al Milan?
No, noi per vari motivi ci sentiamo solo tramite messaggio: gli scrivo spesso per congratularmi e nei momenti più importanti in questi anni. Per esempio nel giorno del suo esordio e il suo primo gol in Serie A e ovviamente anche ieri.
In 50 anni di calcio di scelte e scommesse ne avrà fatte tante. Possiamo dire che Messias sia la più grande tra quelle vinte?
È senza dubbio la più grande, ma per come è nata. Mi è capitato di gioire per aver ‘portato’ alcuni ragazzi a vestire addirittura la maglia della nazionale, ma quella di Messias è una storia a parte. L’ho convinto a non mollare, a inseguire di nuovo un sogno che lui non voleva più seguire. Aveva ricevuto talmente tante delusioni da quel mondo che non voleva più rientrarci. A tal proposito, molte volte viene detto erroneamente che quando lo proposi ad alcune società queste lo rifiutarono, ma questo non è vero. Io ho molti amici al Fossano, che è una società molto seria, ma a Junior non arrivò mai nessuna proposta proprio perchè non voleva più credere nel calcio, voleva solo lavorare per mantenere la famiglia. Quando poi mi hanno chiamato a Casale, sono riuscito a convincerlo perchè ero io l’allenatore. E per fortuna lì ha potuto dimostrare i suoi valori tecnici e soprattutto umani. Ci tengo a dire poi, che il merito è anche e soprattutto di Roberto Arena, che l’ha segnalato per primo.
In questo senso, secondo lei quanto sono stati importanti Casale e il Casale nel suo percorso? L’allora presidente, Luigi Appierto, ieri ha ricordato quando si fidò ciecamente di lei e mise sotto contratto Junior che allora era un ‘signor nessuno’…
Io credo che il Casale sia stato molto importante per lui. È arrivato in un ambiente assolutamente ideale. Una società seria e organizzata, con compagni fantastici e un gruppo strepitoso e persone alla mano e corrette come il direttore Vittorio Turino e il presidente Appierto che non avevano intenzione di sfruttare un ragazzo come lui e ci hanno aiutato a svolgere le numerose pratiche burocratiche. Lì, pur essendo in Eccellenza, ha imparato cosa vuol dire fare il calciatore come mestiere, da professionista. Nel giorno della finale di Coppa Italia a Novarello, probabilmente vista anche l’attività extracalcistica con il figlio piccolo (ride ndr) si era addormentato perdendo l’appuntamento per il ritrovo: non lo feci giocare dall’inizio. Ha imparato a fare il professionista anche grazie a quell’esperienza. Ho perso una Coppa Italia, ma ho formato un uomo.
Passando ad aspetti tecnici, aldilà del fascino e dell’importanza che la maglia rossonera inevitabilmente possiede, crede che il Milan sia la squadra giusta per permettergli di rendere al meglio?
Penso di sì, secondo me il ruolo in cui si esprime al meglio è l’esterno destro, o al limite il trequartista. Il modo in cui gioca il Milan, con i tre trequartisti, è l’ideale per lui. Oltre alla squadra, troverà anche l’allenatore giusto: con Pioli crescerà ancora. Dovrà ambientarsi e guadagnarsi la pagnotta come in ogni sua avventura. Così è stato quando dal Gozzano è passato al Crotone, e così sta succedendo già adesso con tanti tifosi scettici che criticano il suo acquisto, soprattutto perchè prestano più attenzione al nome che agli aspetti calcistici veri e propri. Dovrà ambientarsi certo, ma sono sicuro che in un paio di mesi possa diventare titolare e far ricredere un bel po’ di persone.
Per chiudere, lei crede che questa storia, anzi favola, farà in modo che molti più ragazzi – come ai tempi lo era Messias – vengano aiutati e rivalutati? Al netto del fatto che ormai ci sono interessi di vario tipo che possono prevalere su qualunque ideale.
In questo senso, nel calcio, sta andando sempre peggio. Ci sono situazioni in cui i procuratori arrivano a chiedere soldi alle famiglie dei ragazzi promettendo loro di farli arrivare in grandi società. Di appassionati veri, persone che credono ancora in certi valori ce ne sono tante, ma sono sempre di meno. A me capita spesso di seguire alcuni campionati amatoriali, e ancora oggi segnalo a diverse società tanti ragazzi. È chiaro però che una storia di Messias si può verificare una volta ogni vent’anni, di ragazzi bravi tecnicamente ce ne sono bravi, ma poi sono anche importanti le doti umane. Quelle di Junior erano fuori dal comune, e lo ha ampiamente dimostrato.