Covid-19: «Contagi e ricoveri, otto casi su dieci non sono vaccinati»
L'infettivologo Roberto Carbone spiega cosa sta succedendo e cosa fare. E si esprime sulle proteste di questi ultimi mesi
ALESSANDRIA – Il Covid-19 ha causato un numero di morti drammaticamente alto in un lasso di tempo estremamente ridotto e ha monopolizzato l’attività degli ospedali. Vaccinarsi in tempo di pandemia è quindi un atto di civiltà. Abbiamo fatto il punto con il dottor Roberto Carbone, specialista in Malattie Infettive (il dottor Carbone si è laureato in Medicina e Chirurgia a Pavia dove si è specializzato in Malattie Infettive. Ha conseguito anche il diploma triennale di Medicina Generale e quello di Medicina d’Urgenza 118. Ha lavorato per 25 anni all’ospedale di Alessandria, responsabile del progetto “Fibroscan”. Ora è in forza al Policlinico di Monza, Clinica Città di Alessandria e referente Ambulatorio di Epatologia/Elastografia epatica).
Dottore, com’è la situazione?
Dall’inizio della pandemia, in Italia ci sono già stati circa 4,5 milioni di casi Covid, con 130mila decessi e milioni di ricoveri. Dopo il rallentamento dell’infezione nell’estate scorsa, stiamo assistendo a una nuova ripresa dei casi.
E i dati al 20 agosto 2021?
Al 20 agosto 2021 i dati ci dicono che in Italia abbiamo avuto 7.220 nuovi contagi (nella stessa giornata del 2020, meno di mille), con 49 decessi, con una media di decessi giornalieri, nell’ultima settimana, di 43. In Piemonte, sempre al 20 agosto 2021, si sono registrati 250 nuovi casi, contro i 50 dello scorso anno, nessun decesso. Il Piemonte e la nostra provincia sono attualmente in zona bianca, per restarci molto dipenderà dal nostro comportamento. Presso la Clinica Salus di Alessandria, a giugno 2021, festeggiavamo la dimissione dell’ultimo paziente Covid. Tra luglio e agosto, abbiamo invece raggiunto i trenta ricoverati, quasi tutti non vaccinati.
Rispetto all’analogo periodo del 2020, c’è stato un aumento di casi e decessi…
Certo, a parità di periodo, si è purtroppo assistito ad un aumento dei contagi, passati da 840 del 20 agosto 2020, agli attuali 7.220, sia ad un aumento dei decessi, passati da 9 a 49. L’età media dei nuovi casi si è abbassata di molto: 27 anni. Teniamo inoltre presente che lo scorso anno uscivamo da un durissimo lockdown e che le fasce d’età più giovani sono ancora quelle meno vaccinate.
Vaccinazioni a ritmo serrato ma contagi e decessi aumentano, perché?
Otto casi su dieci tra i nuovi pazienti contagiati e ricoverati sono soggetti non vaccinati, che purtroppo sono ancora molti. L’aspetto più preoccupante riguarda però la fascia compresa tra i 50 e i 70 anni, dove sono ancora oltre 4 milioni i non vaccinati e che hanno una buona probabilità di essere ospedalizzati in caso di infezione, con un rischio di decesso del 4% tra i ricoverati con una età compresa tra i 60 e 70 anni e dello 0,5% nella fascia d’età tra i 50 e i 60 anni. I vaccini anti-Covid sono molto efficaci e in grado di prevenire il contagio in oltre l’80% dei vaccinati. Chi contrae ugualmente l’infezione, pur vaccinato con le due dosi, ha un bassissimo rischio di venire ospedalizzato, inferiore al 5%, ed è protetto dal rischio di morte nel 98% dei casi che necessitano il ricovero. Circa l’84% di tutti i nuovi casi di Covid che registriamo, appartengono alla variante Delta, confermando l’efficacia del vaccino anche su questa variante. Sembra quasi impossibile come di fronte a questi dati ci siano ancora dubbi sulla efficacia della vaccinazione e si continuino ad alimentare delle fake news.
Com’è la distribuzione per età e per sesso nei decessi per Covid?
L’età media dei pazienti deceduti è di circa 75 anni, con una prevalenza degli uomini in questa fascia di età, rispetto alle donne. Solo tra gli over 90 si registrano maggiori decessi tra le donne, ma occorre però specificare che proprio tra gli over 90, il 70% è rappresentato da donne. Giustissima è stata pertanto la scelta del nostro Ministero della Salute di vaccinare prima gli anziani ed i soggetti fragili.
Controllare la titolazione anticorpale prima di sottoporsi alla vaccinazione per Covid può essere utile?
Con la rilevazione della titolazione anticorpale nelle persone non ancora vaccinate per Covid e che non sapevano di averlo contratto – perché non erano mai state sottoposte ad un tampone – si scopre quella fascia molto ampia di soggetti che hanno avuto l’infezione in forma totalmente asintomatica e misconosciuta.
La presenza però di una risposta anticorpale, in assenza di un precedente tampone positivo non modifica il programma vaccinale che prevederà sempre la somministrazione delle due dosi di vaccino. Nei soggetti invece con documentata pregressa infezione da Covid (documentata con tampone) risulta indicata una sola dose di vaccino nell’arco temporale compreso tra i tre mesi dopo la guarigione e i 12 mesi.
È vero che tra i giovani e i giovanissimi il virus circolerebbe di meno e non ci sarebbero decessi?
Assolutamente no. Degli oltre 4 milioni di casi documentati di Covid che hanno colpito il nostro Paese, 650.000 sono stati registrati negli under 19, con 29 decessi complessivi. Oltre 230.000 casi tra questi 650.000 si sono registrati poi nei bambini tra 0 e 9 anni, con 11 decessi (dati aggiornati al giugno 2021).
Quindi i giovanissimi dovrebbero essere vaccinati?
La Società Italiana di Pediatria fa mesi si è espressa in modo favorevole alle vaccinazioni sopra i 12 anni, da poco iniziate con vaccini ad mRNA (Pfizer e Moderna). Nella fascia di età 12-15 anni, circa il 34% dei ragazzi ha già ricevuto la prima dose, mentre nella fascia 16-19 anni, oltre il 60% ha già fatto la prima dose. La mortalità per Covid nella popolazione sotto i 40 anni (0-39), rimane molto bassa (0,1%), soprattutto in assenza di comorbidità gravi. Ma anche la vaccinazione nei giovani e giovanissimi servirà a diminuire ulteriormente anche questo piccolo rischio, ad abbattere in modo rilevante la circolazione del virus, ridurre il numero dei contagi e l’insorgenza delle varianti.
Cosa succederà in autunno e con la riapertura delle scuole?
Nella fascia d’età 50-70, oltre 4 milioni di soggetti non sono ancora vaccinati ed è pertanto lecito aspettarsi una impennata delle infezioni, dei ricoveri e purtroppo anche dei decessi, prevalentemente in questa fascia d’età. Per quanto riguarda l’apertura delle scuole, il timore è legittimo, ma l’elevata copertura vaccinale tra il personale scolastico (oltre il 90%) documenta l’enorme senso di responsabilità dei docenti. I contagi comunque ci saranno ancora, in percentuale nettamente ridotta in tutte le fasce d’età, ma si verificheranno prevalentemente sotto i 12 anni, poi in quella tra i 12 ed i 15 anni ed in misura minore tra i 15 e i 18 anni. Saranno nella quasi totalità dei casi infezioni asintomatiche o lievi, che però potrebbero complicare il normale svolgimento delle attività negli asili nido e nelle scuole elementari e medie ed ovviamente, in misura sempre minore, nelle scuole superiori ed all’università. Non si potranno pertanto escludere casi di Istituti che dovranno riprendere la Dad (didattica a distanza).
Cosa ne pensa del green pass per mense aziendali e scuola?
Partiamo dalla scuola dove il green pass è già stato reso obbligatorio (giustamente) con decreto Governativo, con inoltre l’obbligo di mascherina dai 6 anni in su. Per quanto riguarda le mense aziendali, trovo inutili le polemiche dei sindacati in merito ad una eventuale discriminazione dei lavoratori senza green pass. Si tratta di una strategia che aumenta la sicurezza sul lavoro in merito al rischio infettivo. I vaccinati possono essere in piccola misura, portatori asintomatici del virus ed essere veicolo di trasmissione del Covid nei non vaccinati, che potrebbero pertanto contagiarsi e ammalarsi e trasmettere a loro volta il virus ad altri colleghi o familiari.
Cosa direbbe ai No Vax, No Mask, No Green Pass che manifestano in piazza inneggiando ad una presunta dittatura sanitaria?
Rispondo che sono fortunati a calpestare il tanto vituperato suolo Italico dove possono liberamente esprimere, spesso in modo poco educato, il loro dissenso, senza alcuna conseguenza, tranne la loro bruttissima figura ed il fatto poi di venire ugualmente e professionalmente curati a spese del Sistema Sanitario Nazionale.
Se avessero così a cuore il rispetto dei diritti civili, potrebbero andare a manifestare in Cina, Pakistan, Turchia, Corea del Nord, Afghanistan… Darebbero certamente un diverso significato alla parola dittatura ed apprezzerebbero ancora di più di essere nati e di vivere in Italia.
Armiamoci solo di pazienza, buon senso e … mascherina. Non siamo ancora usciti da questa brutta pandemia, ma ne stiamo uscendo e ne usciremo, con il contributo di tutti e con un comportamento responsabile.
Ci sarà una terza dose di vaccino?
Sì, a distanza di 9-12 mesi dal termine della precedente vaccinazione. Si inizierà con il personale sanitario e scolastico, con i soggetti più fragili, gli immunodepressi e le fasce di età più a rischio. Ne usciremo!