“La birra ha unito gli italiani”, lo dice il report annuale di AssoBirra
Estate, tempo di sole, spiagge, vacanze e di immancabili boccali di birra, bevanda antichissima e quanto mai attuale in tutte le sue declinazioni, come ci racconta stavolta il nostro collega Davide Pietro Boretti in un pezzo dedicato in particolare alla produzione artigianale, molto diffusa in Italia ed anche nell’alessandrino.
Recentemente, AssoBirra, l’associazione di categoria che riunisce più del 90% dei produttori di birra in Italia, ha presenta l’Annual Report 2020: “La birra ha unito gli italiani”. Molte e interessanti le informazioni presenti nel documento: negli ultimi anni, la birra si conferma sempre più sinonimo di convivialità e bevanda irrinunciabile sulle tavole degli italiani.
Sempre dal Comunicato Stampa riportiamo quanto di seguito: “Secondo le evidenze del Centro Informazione Birra di AssoBirra – l’aggiornamento periodico sul comparto birrario italiano realizzato grazie alle ricerche di BVA Doxa – gli italiani sono infatti sempre più attenti alla qualità. Uno su due si informa su ciò che mangia e beve, prediligendo cibi e bevande genuini e di cui si conoscono le proprietà nutrizionali. Fra questi, non manca la birra che viene scelta per i suoi ingredienti semplici e naturali e per la varietà di tipologie e gusti che offre.”
I micro-birrifici rappresentano una crescente fetta del settore produttivo: per intenderci, l’attuale normativa definisce micro-birrificio la fabbrica di birra in possesso dei requisiti di indipendenza legale ed economica con una produzione annua non superiore ai 10.000 hl ai sensi del D.M. del 4 Giugno 2019 e relativa Circolare n. 4 – Prot. 57561/RU- del 28 Giugno 2019.
Produzioni spesso di qualità a prevalente diffusione nei territori limitrofi all’azienda. La nostra Provincia non poteva mancare all’appello di questo importante settore. Una ventina sono le aziende referenziate dai principali siti associativi; a questi sono presumibilmente da aggiungere minuscoli produttori non collegati alle varie associazioni e la vasta schiera dei cosiddetti homebrewer, birrai casalinghi che si producono in garage la propria bevanda preferita, alimentando un cospicuo giro di affari.
Sovente è un homebrewer che trasforma la sua passione in business. Come nel caso di Riccardo Franzosi: dal 2005 ha creato il Birrificio Montegioco che prende il nome dall’omonimo paese della Val Grue, a pochi chilometri da Tortona, antica terra di confine tra Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna.
Altro esempio è il Birrificio Pasturana, a pochi chilometri da Novi Ligure, frutto dell’iniziativa di quattro amici che, da soli, danno vita ad una realtà all’insegna dell’artigianalità: dall’impianto a fiamma diretta – tino di ammostamento e bollitura, affiancati in corpo unico con filtrazione a parte – al locale di brassaggio, dove vi sono fermentatori di varie capacità, in grado di accogliere da una a tre cotte. Come si legge dal loro sito internet, il labirinto ed il gomitolo sono i simboli della loro filosofia: il Graal delle birre di qualità è posto al centro del labirinto. Un labirinto all’interno del quale si avventura il bevitore di birre industriali spinto dal desiderio di provare gusti nuovi. Il percorso che lo attende è ricco di sperimentazioni e si conclude con la scoperta della coppa magica della Birra Pasturana!
L’estate è forse il momento migliore per stappare una birra, bionda, rossa o scura che sia. La birra artigianale, come il vino, è un prodotto vivo, non pastorizzato come la maggior parte delle birre a diffusione nazionale che si possono acquistare sugli scaffali della grande distribuzione. Come suggerisce AssoBirra, dopo averla acquistata dobbiamo assolutamente evitare l’esposizione alla luce diretta e, dettaglio da non trascurare, va sempre bevuta entro la data di scadenza obbligatoriamente presente sulla confezione. Dopo l’apertura, inoltre, andrebbe consumata entro pochi giorni, per preservarne la ricchezza aromatica. In caso di difficoltà, chiamate pure la sede AIS di Alessandria che vi manderà istantaneamente a casa un professionista assetato per aiutarvi a consumarla tutta d’un fiato!
Non esiste una regola specifica per il bicchiere. Spesso la birra viene bevuta direttamente in bottiglia; taluni preferiscono il calice a tulipano, altri il flûte, altri ancora il boccale o la caraffa che possono avere dimensioni variabili da qualche decilitro a qualche litro stile Oktoberfest.
Preferibilmente la birra va bevuta fresca, seguendo la temperatura di servizio indicata in etichetta. Ogni birra, infatti, ha una temperatura ideale che aumenta gradualmente con l’aumentare del grado alcolico e della corposità. Ad esempio, quelle chiare e più leggere, come Pils e Lager, andrebbero servite tra 5 e 9 gradi, per le Weizen è consigliabile una temperatura compresa fra 8 e 10 gradi, che può raggiungere i 12 per le Bitter Ale e salire fino ai 15 gradi per birre dal corpo più strutturato, come le Abbazia.
Da una recente ricerca dell’Istituto Piepoli per Osservatorio Birra si traggono informazioni interessanti sui comportamenti degli italiani: la birra si conferma la più bevuta bevanda fuori casa davanti a caffè, aperitivi e cocktail, acqua e vino. Bere in compagnia è sinonimo di gioia, di allegria, di ritorno alla normalità dopo un periodo di gravi difficoltà per tutti.
Quale birra possiamo quindi accompagnare alla lettura di questo articolo? Certamente una fra le molte proposte dai micro-birrifici della nostra Provincia! Quanto allo stile, beh, qui andiamo più sul difficile. Esistono infatti una miriade di stili che, partendo dai canonici 13 definiti come “stili base” si ramificano in famiglie complesse che contano centinaia di sfumature e sotto-stili.
Per semplificare molto, possiamo dire che le macro-famiglie più diffuse sono le Birre Lager, birre a bassa fermentazione, prodotte con lievito chiamato Saccharomyces carlsbergensis. Viceversa, le birre Ale sono prodotte con un tipo di lievito chiamato Saccharomyces cerevisiae e sono soggette ad alta fermentazione. È un procedimento di produzione della birra molto antico e persiste in molti stili. Vi è poi un terzo, variegato universo di fermentazioni spontanee, prevalentemente originarie del Belgio, che rientra nella classificazione cosiddetta Lambic.
Non ci resta altro che organizzare un tour nella nostra Provincia alla scoperta di queste meravigliose realtà artigianali, molte delle quali hanno approcciato stili meno popolari o conosciuti, investendo tempo, energie e risorse nella ricerca di componenti produttive di base quali ad esempio luppoli di difficile reperibilità e malti particolari.
Quindi, se leggendo vi è venuta un po’ di sete, versate una buona birra, dello stile che preferite e gustatela magari in compagnia.
Anche oggi il bicchiere è mezzo pieno, stavolta di spumeggiante e fresca birra.
Salute!