Andrea Cianciosi: “Sul Monte Bianco ho realizzato il mio sogno”
Il trailer rocchese finisher all'Ultra Trail
ROCCA GRIMALDA – “Ho realizzato un sogno che ho costruito per dieci anni”. La voce rotta dall’emozione più che dalla fatica e dai dolori del dopo gara. Andrea Cianciosi ha tagliato il traguardo di Chamonix alzando al cielo le racchette utilizzate su tutto il percorso. Il podista ovadese ha chiuso l’Ultra Trail del Monte Bianco in 45 ore e 27 minuti per percorrere 172 chilometri. “Sono state due notti e una giornata intera in cui ho pensato a tutto e ho fatto i conti con il lavoro fatto in questi anni. La durezza mentale che mi accompagna è stata fondamentale per arrivare in fondo”.
Un’avventura epica
“E’ come se avessi vinto la mia Olimpiade”, sottolinea ancora Cianciosi. L’avvicinamento al trail nel 2011, grazie al contributo fondamentale di Sergio Vallosio, l’atleta ovadese che gli ha trasmesso la sua grande passione. Da quel momento un lento avvicinamento raccogliendo i punti necessari per potersi iscrivere, passando dalle gare “minori” inserite nel programma del fine settimana dell’Ultra Trail. Nel 2019 la grande delusione. “Ci ho provato ma mi sono dovuto ritirare al 135° chilometro. Non sono riuscito ad andare oltre ai miei limiti fisici e mentali. Da quel momento ho mantenuto l’idea di riprovarci ma non aveva un progetto preciso fino all’inizio del mese di giugno”. Le limitazioni dovute al Covid hanno dato la disponibilità di un numero di posti molto più alto di norma riservati agli stranieri. “Ci ho pensato, ho anche pensato di rinunciare per il tempo esiguo per prepararmi. Da quando ho deciso mi sono allenatore come un matto”.
Sollievo e crisi
Cianciosi utilizza Facebook per raccontare le sue fatiche e le sue preparazione. “Mi aiuta a motivarmi. Nel momento in cui ho pubblicato poi so che devo arrivare fino in fondo”. L’atleta ricorda la prima alba. “Ero al 70° chilometro, ancora tanta strada da fare. Ma il posto è meraviglioso e pensi di aver superato la prima parte”. Il peggio doveva ancora arrivare. La crisi è arrivata nel punto in cui nel 2019 era arrivato al ritiro. “Dal punto di vista psicologico non sono più riuscito a gestire la fatica i dolori. E’ stato fondamentale l’apporto di mia figlia Emanuela che ha saputo rassicurarmi e rimettermi nelle condizioni giuste per andare avanti”. L’atleta era a 2000 metri, un vento fortissimo, le visioni dovute alla stanchezza. Il fisico a chiedere il conto anche dell’escursione termica tra il caldo del giorno, il freddo della notte e la spruzzata di neve lungo il percorso. La liberazione è arrivata sull’ultima salita. “Il posto è meraviglioso ed ho capito che ce la potevo fare anche se zoppicavo. Ho saltato i ristori e non mi sono fermato per paura di non ripartire. Sapevo di essere in fondo”.
Progetti futuri
Cianciosi nella vita è stato per diversi anni commercialista a Genova. Poi l’impegno amministrativo nel suo paese. Poi il cambiamento, la decisione di diventare massiofisioterapista, le collaborazioni professionali con Valeria Straneo e Linda Quaglia. “Sono due aspetti che tendo a scindere non c’è correlazione tra lavoro e sogni sportivi”. Cianciosi ha le idee molto chiare. “Penso che il prossimo anno farò altri trail, ne ho già uno in testa tra i monti della Svizzera. Per certo posso dire che non tornerà sul Monta Bianco. Chamonix non mi vedrà più”.