“La Fenice”: “Violenza sulle donne? Tante non denunciano”
Giannone: "In un anno 20 colloqui con le vittime"
ACQUI TERME – In questi giorni i media diffondono notizie di uxoricidi e storie di violenza sulle donne. Qual è la situazione nell’Acquese? Lo abbiamo chiesto alla responsabile dello Sportello di ascolto anti-violenza ‘La Fenice’ della Croce Rossa di Acqui, Antonella Giannone. «Purtroppo in linea con la media nazionale – risponde – Nell’Acquese non abbiamo avuto omicidi (in provincia si), ma i casi di violenza sono all’ordine del giorno. Non parliamo solo di percosse ma anche di violenze psicologiche e economiche: ci sono donne che hanno una soggezione deleteria, non hanno indipendenza di spesa e accesso alle risorse familiari. Se hanno bisogno di un sapone o un pacco di assorbenti, devono chiedere il permesso all’uomo per acquistarli. Molte vengono a parlare con noi, poi non sporgono denuncia alle forze dell’ordine o non si presentano al Centro anti-violenza di Alessandria».
Questione culturale?
Il luogo comune addita l’extracomunitario, legato a concezioni arcaiche di supremazia di genere. «Non è un discorso culturale – spiega l’intervistata – Il fenomeno coinvolge anche noi ‘civili occidentali’. Nell’Acquese c’è ancora una forte impostazione di patriarcato rurale, però è comodo pensare che sia un problema di altri».
La vittima spesso è isolata e l’uomo le vieta contatti esterni perché ‘non graditi’. «A quel punto le donne si sentono sole, in una gabbia dalla quale è impossibile uscire e diventa difficile dire “mio marito mi picchia”, “mi chiude in casa”, “non mi dà i soldi per fare la spesa” – continua la dottoressa – Molte volte questi uomini sono visti dalla comunità come persone perbene, lavoratori che non fanno mancare niente alla famiglia. Non ci sono solo gli ubriaconi, ma anche soggetti dei ceti più alti».
È responsabilità della comunità tendere una mano. «Non bisogna far finta di niente – sottolinea la dottoressa Giannone Se sentite i vicini o venite a conoscenza per caso di situazioni di violenza, chiamate le forze dell’ordine. Rimarrete nell’anonimato».