L’Anpi sul ‘caso’ di Voghera: «Propaganda di pochi influisce sull’opinione pubblica impaurita»
CASALE – La sezione casalese dell’Anpi si è espressa riguardo all’episodio di cronaca che ha coinvolto l’assessore di Voghera Massimo Adriatici: «che pochi giorni fa ha cercato e ucciso un cittadino di origini marocchine nel corso della sua ‘ronda’ privata. Con tragica regolarità si susseguono in Italia fenomeni di violenza legati non solo alla criminalità comune, ma anche ad azioni inconcepibili messe in atto da persone che invece dovrebbero contribuire al mantenimento dell’ordine e della legalità.
Persone che rappresentano le istituzioni che girano armate, si sostituiscono alle forze dell’ordine per le strade e le piazze, amplificano le tensioni e talvolta le portano ad esplodere: ci riferiamo anche al recente caso dell’assessore di Voghera».
E la riflessione tocca diversi ambiti: «La gravità di comportamenti simili, anche quando non sfociano in crimini, è purtroppo favorita, se non incentivata, da affermazioni che si ripetono da anni anche in bocca a personaggi politici in comizi, talk show, giornali e televisione, che incitano alla ‘difesa fai da te’, al disprezzo di intere categorie di esseri umani (senzatetto, tossicodipendenti, alcolisti e, sempre più spesso, stranieri).
I dati statistici obiettivi mostrano come da molti anni i crimini violenti in Italia siano in costante diminuzione. Ma la propaganda dissennata di pochi influisce su un’opinione pubblica impaurita, meno attenta e informata, e produce ondate di irrazionalità su cui speculano i predicatori di paura e di odio».
Il pensiero si conclude con il commento del presidente nazionale dell’associazione Gianfranco Pagliarulo: «La magistratura appurerà la dinamica dell’omicidio di Voghera. Ma la cosa certa è che l’assessore, cioè un uomo delle istituzioni, andava in giro armato, con la pistola in evidenza e, come si legge sui giornali, col colpo in canna. Un amministratore che si sostituisce al poliziotto. Il peggio del modello americano.
È la cultura devastante dell’amministratore-sceriffo, buona per la propaganda, fino a quando non ci scappa il morto. Le responsabilità penali sono di competenza della magistratura. Ma quelle morali, culturali e civili sono drammaticamente chiare. Quel colpo di pistola che ha ammazzato un uomo è un colpo di pistola alle basi della civiltà del nostro Paese, all’idea stessa di convivenza civile»