Metalli pesanti e idrocarburi sui terreni agricoli: “Qual è la situazione?”?
CASALE – A fine maggio il Sindaco di Casale Monferrato aveva scritto una lettera al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e alla Direzione generale di Arpa Piemonte.
Nella lettera il sindaco Riboldi «in qualità di capofila e punto di riferimento dell’intero Monferrato casalese – chiedeva – di essere informato, se l’indagine della Procura di Brescia, che coinvolge in particolar modo WTE, riguardi anche terreni insistenti sul nostro territorio e, in caso contrario, se i Militari e le Procure piemontesi hanno già provveduto a svolgere indagini e rilievi in tal senso. In particolare la mia domanda riguarda lo spandimento di “gessi” nella SubArea E nel territorio compreso tra i comuni di Giarole, Pomaro, Bozzole, Frassineto Po e Casale Monferrato».
«Il sindaco si riferiva alle notizie dei giorni precedenti – spiegano da Legambiente Casale – relative agli avvisi di garanzia a carico dei responsabili della società bresciana WTE, per lo spargimento di ingenti quantità di materiali contaminati da metalli pesanti e idrocarburi su migliaia di ettari di campi agricoli del Nord Italia, notizie estremamente allarmanti per la dimensione del fenomeno. Infatti i quantitativi di materiali smaltiti risultano spaventosi: 150.000 tonnellate, “abbastanza da poterne stendere uno spessore di 1 cm su una superficie vasta il doppio dei laghi di Mantova” si legge nella dichiarazione di Legambiente nazionale e Legambiente Lombardia del 28 maggio scorso che continua così: “Questi materiali potrebbero aver provocato danni irreversibili per i terreni con cui sono entrati in contatto. I materiali, per essere più precisi, sono gessi di defecazione, che dovrebbero essere ottenuti da fanghi di depurazione a seguito di trattamenti con calce e acido solforico. […] Si tratta di un danno che potrebbe assumere le dimensioni del disastro ambientale, se gli accertamenti verificheranno lo stato di contaminazione dei suoli interessati. Per questo, e per la gravità delle condotte messe in atto, intendiamo costituirci parte civile nel processo a carico dei responsabili».
Sono passati circa due mesi e Legambiente chiede lumi in merito: «Chiediamo al sindaco Riboldi e ai sindaci di Giarole, Pomaro, Bozzole, Frassineto Po oltre che all’Arpa di Casale Monferrato, quale siano le risultanze. Non si tratta solamente del problema dei ricorrenti episodi di odori estremamente molesti sollevato varie volte dagli abitanti di Giarole, ma di avere rassicurazioni in merito a eventuali forme di inquinamento dei terreni e delle falde acquifere sottostanti. Il nostro territorio si è battuto per non essere la sede del deposito nazionale per le scorie radioattive. Molti sindaci si sono sollevati contro questa ipotesi per i validi motivi di preservare le nostre falde acquifere e la bellezza di un territorio riconosciuto dall’Unesco. Vorremmo vedere la stessa decisione nell’agire anche rispetto a tutti i rischi di inquinamento e di attacco alla salute. Ci attendiamo che i sindaci e l’organo di controllo regionale diano delle risposte pubbliche a quanto denunciato dal sindaco di Casale il 31 maggio scorso: che cosa finisce nei terreni agricoli del nostro territorio? Che cosa finisce nelle acque sotterranee? Che cosa finisce nell’aria che respiriamo? È diritto dei cittadini saperlo ed essere rassicurati».