Eternit Bis: la difesa contrattacca e chiede il proscioglimento di Schmidheiny
Si torna in aula lunedì 12
NOVARA – È stata un’udienza dedicata tutta alla difesa quella di oggi nell’aula magna dell’Università del Piemonte Orientale a Novara. Si tratta del secondo appuntamento per il processo Eternit Bis che ha preso il via il 9 giugno scorso e vede imputato lo svizzero Stephan Schmidheiny. Un appuntamento tutto dedicato alla controffensiva, che va a completare la lista di eccezioni presentate alla prima udienza e sulle quali la Corte si è espressa questa mattina.
Il mese scorso la difesa si era concentrata sulla richiesta di esclusione di alcune parti civili all’interno del processo, come alcuni dei comuni limitrofi a Casale e addirittura il Consiglio dei Ministri. Molte sono state le parti legittimate dalla Corte, ma alcune non sono state altrettanto fortunate.
Le eccezioni su cui invece gli avvocati Guido Carlo Alleva e Astolfo Di Amato si sono concentrati all’udienza di oggi sono state molte e di carattere procedurale.
Come già anticipato, Alleva ha posto all’attenzione della Corte la “questione della lingua”: «L’imputato deve capire senza mediazioni il tema dell’accusa. Deve essere in grado di formulare un suo pensiero indipendentemente dal dinfesore. La traduzione però era totalmente, passatemi il termine, “scombiccherata”. C’erano molti errori, tanti da rendere oggettivamente impossibile capire in modo preciso e dettagliato. Può apparire come un punto puramente formale, ma non è così. È diritto dell’imputato avere accesso a una traduzione idonea, ma da un punto di vista processuale questo principio non è stato rispettato. Abbiamo il dovere di presentare il problema».
Dopo questo primo intervento, l’avvocato ha poi introdotto il problema legato all’impossibilità di analisi dei campioni istologici rilevati dai tessuti delle parti offese, che sarebbero state uccise dal mesotelioma. «Dietro la diagnosi di mesotelioma, a volte possono essere celati altri problemi – ha esordito Alleva – In sede processuale la carta non basta ed è lo stesso pubblico ministero a riconoscerlo, dal momento che ha richiesto a sua volta la conferma dei reperti. Così anche la difesa aveva la necessità di controllare ed è suo diritto poterlo fare. Il pm ha accolto la richiesta in chiusura di fase preliminare. Tuttavia non ci è stato consentito accedere al materiale biologico usato dall’accusa. C’è o non c’è un mesotelioma? Questo è il fatto fondamentale del processo, il corpo del reato. Abbiamo il dovere di verificare: nel precedente processo il tecnico incaricato si era sbagliato per il 25% dei casi e questo era stato individuato grazie al confronto. Difesa e accusa dovrebbero avere gli stessi diritti. Qua è stato violato il diritto di difesa in modo grave».
(La bandiera di Afeva appesa di fronte all’ingresso dell’aula magna, questa mattina a Novara)
Un discorso intorno alle prove che è stato portato avanti anche dall’avvocato Di Amato, però in chiave diversa. «Il processo è mutato perché ci sono nuove vittime, ma le fonti di prova sono sempre uguali. Lo scopo del processo penale è accertarsi di un fatto, ma questo processo non ha tutte le prove. E se le prove sono incomplete sappiamo che il processo non sussiste. Chiediamo così l’immediato proscioglimento dell’imputato, per non dare via a un processo che sarebbe sin dall’origine inutile». L’attenzione dell’avvocato Di Amato si è anche spostata sul conteggio delle singole parti offese. 392 sono le parti civili coinvolte in questo processo, ma una cinquantina di nomi tra questi sono già stati coinvolti in processi precedenti. È applicabile in questo caso il divieto di “Ne bis in idem”, per la quale un giudice non si può esprimere due volte sulla stessa azione? È stato questo uno dei tanti punti presentati alla Corte nel pomeriggio, prima della conclusione dell’udienza.
Per la risposta formulata dall’accusa però si dovrà aspettare fino a lunedì prossimo, 12 luglio. L’udienza si è infatti sciolta per poter analizzare anche la vasta quantità di materiale presentato in Aula.