«Noi che amiamo la Patria? Fondi pubblici per un festival ideologico e tendenziale»
L'intervento di Casale Insieme
CASALE – Inizia questa sera ‘Noi che amiamo la Patria’, la quarta edizione del Festival CulturaIdentità. Le polemiche dal centrosinistra casalese, già divampano da qualche giorno.
L’ultimo intervento in ordine cronologico è quello di Casale Insieme che esprime la propria contrarietà attraverso le parole del coordinatore Gabriele Merlo: «Siamo nettamente contrari all’utilizzo di fondi pubblici per l’organizzazione di un festival spregiudicatamente ideologico e tendenziale. L’Amministrazione cittadina, e in particolar modo il sindaco, devono comportarsi in modo neutrale! Il linguaggio utilizzato poi per reclamizzare la manifestazione è fondato su una terminologia da “Ancien Régime” e su un’enfasi patriottica che poco hanno a che vedere con la società aperta, pacifica e democratica in cui stiamo vivendo. Se, come dice il filosofo Salvatore Natoli “Le parole sono pistole cariche”, alludendo alla creazione di un nemico spesso inesistente come avviene ai giorni nostri, già il titolo stesso “Noi che amiamo la Patria” sembra creare una divisione netta con gli ‘altri’, quasi che questi ultimi si disinteressassero della terra in cui sono nati o non fossero capaci di impegno civile. Anche il termine ”Amor di Patria” viene fatto oggetto di appropriazione e identità, quasi fosse soltanto una prerogativa di certi ambienti della destra. I veri amanti della Patria mettono in pratica questa virtù civica senza perder tempo a professarla in festival pagati con fior fiore di soldi pubblici. Ci si dimentica facilmente come nel secolo scorso si sia fatta leva sull’amor di Patria per sviluppare politiche coercitive e distruttive, a titolo di esempio il ventennio fascista».
Prosegue Merlo: «Si presenta il festival come contrasto al pensiero unico ma nella nostra Costituzione è già sancita la libertà di parola e di espressione. L’unicità del pensiero è tipica dei regimi totalitari, non certo delle democrazie di cui fa parte il nostro Paese. Non si riesce pertanto capire a quale tipo di pensiero unico ci si riferisca: forse alla capacità di critica oppure a una posizione politica diversa dalla propria? Piuttosto potrebbe chiamarsi ‘pensiero unico’ lo zittire l’avversario politico senza argomentare nei Consigli Comunali, il tenere Consigli di partecipazione a porte chiuse, la costante ed eccessiva presenza sui social per stroncare chiunque non sia d’accordo con la linea politica della maggioranza nello spasmodico inseguimento del consenso».