Ex Ilva: niente accordo sulla cassa, sindacato a Roma da Orlando
Per Fiom, Fim e Uilm non ci sono le condizioni: lo stabilimento lavora e ha bisogno di interventi di manutenzione
NOVI LIGURE — Niente accordo tra sindacati e azienda sul ricorso alla cassa integrazione allo stabilimento Acciaierie d’Italia (ex Ilva) di Novi Ligure. Fiom, Fim e Uilm sostengono infatti che, nonostante la carenza di materia prima, in fabbrica la produzione è aumentata e si rischia di andare sotto l’organico necessario. Inoltre, secondo le tute blu di Cgil, Cisl e Uil, servono «investimenti e interventi di manutenzione e salvaguardia degli impianti, carenti già da tempo».
Lo scorso 23 giugno si è tenuto un incontro tra Fiom, Fim e Uilm provinciali, Rsu e azienda. Il tema era appunto la richiesta, avanzata dall’ex Ilva, di iniziare un periodo di cassa integrazione ordinaria a partire dal 28 giugno, giorno in cui era previsto il termine della cassa integrazione per Covid.
Acciaierie d’Italia – spiegano i sindacati – ha motivato il ricorso alla cassa con problemi non imputabili all’azienda, in quanto, nonostante la richiesta di acciaio e i prezzi alle stelle, non c’è abbastanza materia prima da Taranto. «Ma il lavoro per il sito di Novi è aumentato e se si dovesse girare a pieno regime mancherebbe personale», hanno replicato le organizzazioni dei lavoratori.
Anche le Rsu hanno chiesto «investimenti e interventi di manutenzione e salvaguardia degli impianti carenti già da tempo», e risposte concrete sul futuro dello stabilimento. Le assemblee convocate con i lavoratori hanno confermato ai sindacati il mandato di non firmare il verbale di accordo sulla cassa integrazione, così come successo negli stabilimenti di Taranto, Genova, Legnaro e Racconigi.
Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto la convocazione di un tavolo nazionale, che si terrà l’8 luglio a Roma con la presenza del ministro del Lavoro Andrea Orlando. «Chiediamo che si chiariscano le prospettive, il piano industriale, gli ammortizzatori e il ruolo anche del Governo nella gestione dell’azienda che finora ha visto Arcelor Mittal sola al comando», dicono i sindacati.