“Il collegio Santa Chiara? Non siamo affittacamere, vogliamo far vivere i ragazzi secondo un certo stile”
Le parole del vescovo Gallese. All'interno della struttura 43 posti letto e tante opportunità per i ragazzi
ALESSANDRIA – Un collegio di ispirazione cristiana, dove chi viene accolto non trova solo un posto dove mangiare e dormire ma un luogo in cui ognuno è chiamato a vivere come se fosse in famiglia, dove ci si aiuta, ci si rispetta e si passa del bel tempo insieme. Tutto questo è il Collegio Santa Chiara, una residenza universitaria diversa dalle altre, nel cuore di Alessandria, in un contesto architettonico unico. Dal 20 giugno sono aperte le iscrizioni per l’anno accademico 2021-2022 (qui tutte le info).
Che il Santa Chiara sia un collegio diverso lo si capisce appena si varca la soglia d’ingresso e ci si imbatte nella gigantesca scritta colorata su muro bianco: “Bentornato a casa!”. Oltre ai 43 posti letto, sono a disposizione degli ospiti una cappella, un salone per il tempo libero, tanti ambienti pensati per lo studio e una cucina dove i ragazzi possono prepararsi i pasti da soli e in compagnia. E come se non bastasse, una direttrice, un vicedirettore, un sacerdote e un’equipe educativa che si occupano della cura formativa e relazionale del Collegio, attraverso proposte di attività ed eventi aperti anche al pubblico.
«La Diocesi aveva questo edificio, che era già un collegio tanti anni fa: abbiamo deciso di ristrutturarlo e dare all’impresa sociale “Salve” la gestione dei servizi. Il nostro intento non era quello di fare gli affittacamere ma di far vivere i ragazzi secondo un certo stile» spiega monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria.
«Concretamente quello che è più visibile è che per noi i ragazzi non sono “numeri” o “utenti” ma sono Giovanni, Francesco, Giorgia…» racconta Carlotta Testa, direttrice del Collegio. «Il gesto in cui si manifesta la nostra attenzione per loro è di trattarli come gli abitanti di una casa dove di fatto siamo insieme, con le attenzioni che possono andare dal fermarsi a bere il caffè al trovare il tempo di chiedere com’è andato l’esame. Piccoli gesti di cura che fanno sentire chi li riceve una persona vista, guardata. Le attenzioni che come equipe cerchiamo di avere sono proprio quelle che riserveremmo ad una persona di famiglia».
I ragazzi che abitano il Collegio ne parlano entusiasti: «Mi fanno sentire quasi come in famiglia» conferma Anna Castellini, originaria di Brescia, 21 anni, studentessa di Biologia. «Quest’età è tutta un po’ particolare: devi crescere, inizi le prime esperienze fuori casa, devi gestirti, cucinare e lavare… non è per niente semplice e avere sempre qualcuno su cui contare ti aiuta».
«Noi ci sentiamo proprio come una comunità: siamo ragazzi provenienti da tutta Italia che si sono trovati a vivere insieme, lontano da casa e che hanno imparato a volersi bene» le fa eco Elisabetta Facchetti, 22 anni, Bresciana anche lei. «Qui impari a conoscerti meglio rispetto alle amicizie della tua città di origine, perché ti vedi 24 ore al giorno, nei momenti belli e brutti. Per esempio, se uno passa l’esame sono tutti felici, se non lo passa è un problema collettivo. Certo qualche battibecco capita, ma poi si ricrea subito l’equilibrio».
«Il secondo periodo di quarantena sinceramente non mi ha pesato molto» ammette Ilaria Spagnolo (Sardegna), 21 anni, studentessa di Scienze biologiche. «Già la prima ondata l’avevo trascorsa al Santa Chiara e avevo capito che era molto meglio qui che a casa. Da mamma e papà purtroppo non riesco a studiare in modo tranquillo, non ho i miei spazi e la compagnia degli amici. Dopo aver studiato tutto il giorno, la sera ci ritrovavamo a giocare a carte e bere cioccolata calda: le giornate mi sembravano meno faticose».
Emanuele Menale, 21 anni, originario di Assago, alle porte di Milano, non ha sentito la mancanza della sua metropoli: «Qui possiamo mangiare insieme, chiacchierare, guardarci un film. In questi lunghi mesi di lockdown, mentre i nostri coetanei erano chiusi in casa, magari con i genitori, noi ci supportavamo e sopportavamo a vicenda».
Non sono mancate anche le piccole feste, come quella per Erika Moscato (Brescia), 21 anni, che si è laureata in zona rossa in Scienze biologiche. «Mi sento molto fortunata. Avevo i miei compagni di Collegio, Carlotta e i miei genitori, che sono riusciti ad essere presenti dopo essersi fatti il tampone. Abbiamo fatto un piccolo brindisi e i miei amici mi hanno organizzato una caccia al tesoro per tutte le stanze del Santa Chiara, senza farmi mancare un cruciverba su di me e pure un servizio fotografico!».
Le proposte per i ragazzi
Anche per l’anno accademico 2021-2022 non mancheranno tante attività dedicate ai ragazzi. «Gli incontri formativi di Collegio, a cui sono chiamati a partecipare tutti gli studenti, compatibilmente con i loro impegni, sono un elemento caratteristico della nostra struttura: è uno spazio che ci sta molto a cuore. L’intenzione è quella di mantenerli e di curarli sempre di più, partendo dall’attenzione alla persona, alla comunità, alle dinamiche di vita ordinaria. Abbiamo intenzione di coinvolgere ospiti, formatori e di permettere ai ragazzi di ascoltare anche qualche testimonianza».
E c’è una novità: per gli studenti ci sarà un sacerdote, pronto ad ascoltarli e stare con loro. «Il mio desiderio è quello di farmi conoscere e di conoscere loro, di capire le loro curiosità» chiosa don Andrea Alessio, classe 1987. «Le proposte poi le preparerò insieme con l’equipe: il mio programma è soprattutto entrare in relazione con gli studenti, per una chiacchierata o una giocata a calcetto ma anche per affrontare questioni più serie, se lo vorranno, come ad esempio dare ragione della mia fede. Credo che tutto quello che si desidera proporre lo si possa fare stando con loro, trascorrendo del tempo insieme. Non mancheranno sicuramente momenti di spiritualità: abbiamo già pensato di proporre una Messa in Collegio in un giorno della settimana».