Cartosio festeggia la Giornata del rifugiato
Bottero: "Gli immigrati sono un?opportunità per i piccoli paesi"
CARTOSIO – La comunità cartosiana, sabato 26 alle 10, in piazza Terracini festeggerà la Giornata del rifugiato con un momento divulgativo organizzato da Comune e cooperativa Crescereinsieme. Diversi i contributi: interverranno Sara Pisoni, che farà un reportage sulla vita nel campo di Moira sull’isola di Lesbo, Paola Bottero parlerà del sistema di accoglienza in Italia e del progetto S.A.I. (Sistema Accoglienza e Integrazione) e Paola Mazza di Intercultura. «E’ giusto che le persone sappiano cosa significa essere un rifugiato – spiega Paola Bottero – L’esperienza di Lesbo è emblematica: un luogo sovraffollato, con cinque volte il numero massimo di capienza, senza servizi; persone stipate in condizioni precarie. Un inferno, un campo di concentramento ‘moderno’».
E poi ci sono i modelli di accoglienza italiani come quelli gestiti nell’Acquese da Crescereinsieme. «Piccoli nuclei familiari sistemati nei paesi – riferisce – alcune case a Cartosio, Alice B.C., Cassine, Bistagno, Spigno Monferrato. Una sessantina di persone, famiglie intere, 26 adulti e tanti bambini».
Qualcuno dice che gli ‘immigrati ci stanno invadendo’. «Assolutamente no, sono una risorsa – risponde Bottero – La presenza dei bambini nei piccoli paesi garantisce l’apertura di quelle scuole che altrimenti rimarrebbero chiuse per carenza di iscrizioni. E poi ci sono ricadute virtuose anche dal punto di vista economico. Con i progetti Sai affittiamo immobili che altrimenti rimarrebbero vuoti. Non parliamo di strutture fatiscenti, ma di case assolutamente dignitose (ci sono i controlli del Ministero dell’Interno)». Il progetto aiuta i rifugiati adulti ad integrarsi nelle comunità locali con corsi di lingua italiana (15 ore settimanali) e tirocini lavorativi che molte volte si concludono con l’assunzione e l’indipendenza del nucleo familiare.
Altra triste affermazione da bar o social: ‘Rubano il lavoro agli italiani!’… «Non è vero – precisa l’intervistata – Anzi, grazie ai nostri tirocini vanno ad aiutare le aziende che sono in difficoltà economiche (che la pandemia ha acuito) perché il progetto contribuisce a parte delle spese sostenute dal datore di lavoro. E poi molte volte gli immigrati rispondono a selezioni per mansioni più umili che molti italiani non vogliono più fare, ad esempio in agricoltura, o come operai metalmeccanici che svolgono turni impegnativi. Questi lavoratori spendono poi i loro stipendi sul territorio».
Altro luogo comune: ‘In Italia arrivano solo delinquenti ed ignoranti’. «Assurdità – picca la Bottero – Ogni famiglia ha una storia alle spalle diversa dall’altra. C’è una Commissione che le valuta e solo se rispetta determinai requisiti allora viene dato lo status di rifugiato. Ignoranti? Con il nostro progetto aiutiamo una famiglia in cui lei è infermiera, lui laureato in informatica, che dopo un master negli Stati Uniti, tornati in Turchia si sono trovati in contrasto (e perseguitati) dal Governo di Erdogan. I rifugiati molte volte lasciano nel loro paese posizioni lavorative agiate».
Insomma è troppo semplicistico pensare che siano tutti dei ‘morti di fame’; per la delinquenza? «Non siamo una porta aperta per entrare in Italia – aggiunge la referente – Il nostro progetto è attuato da una equipe multidisciplinare con grande competenza in materia di immigrazione. L’accoglienza materiale è la parte visibile dell’iceberg. Noi conosciamo e seguiamo con iniziative specifiche ogni singola persona, ogni nucleo familiare. Tutto per consentirne l’inserimento. Noi crediamo che sia possibile un percorso di integrazione senza paura, uno scambio virtuoso».
L’evento di sabato avrà anche un momento di convivialità. «Noi italiani lo sappiamo bene che a tavola ci si conosce meglio – continua – Una famiglia pakistana di Cartosio preparerà una pietanza, lo stesso farà un’altra turca di Cassine; del dolce se ne occuperà una ragazza irachena di Rivalta Bormida».