«Noi che amiamo la Patria? Una festa di partito con patrocini istituzionali»
Dura critica di Fabio Lavagno (Pd)
CASALE – Dal 2 al 4 luglio Casale ospiterà ‘Noi che amiamo la Patria‘, la quarta edizione del Festival di CulturaIdentità. Tre giorni di eventi con ospiti di livello nazionale e con il patrocinio della Regione, tra il Castello e il cortile di Palazzo Langosco: il cantante Enrico Ruggeri, lo psichiatra Alessandro Meluzzi, il regista Pupi Avati, il filosofo Stefano Zecchi, il vice-direttore de Il Giornale Francesco Maria del Vigo, il direttore di Libero Alessandro Sallusti, l’ex presidente di Anm Luca Palamara per citarne alcuni. Molti sono ‘vicini’ all’amministrazione del sindaco Federico Riboldi, almeno a livello ideologico e questo aspetto ha provocato la reazione di Fabio Lavagno (Pd), ex onorevole e consigliere comunale a Palazzo San Giorgio.
Una critica che l’esponente dem argomenta: «Non è la prima volta che da parte dell’amministrazione Riboldi si utilizzano luoghi (e loghi) istituzionali per lanciare provocazioni politiche. L’iniziativa ‘Noi che amiamo la Patria’, presentata da Comune di Casale e Regione Piemonte nei giorni scorsi sembra rientrare pienamente in questo triste filone. Un titolo escludente e divisivo a partire del pronome noi, in virtù di rivendicazioni identitarie, preludio di un programma che rifiuta principi fondamentali della creazione di cultura come la pluralità ed il confronto».
Prosegue Lavagno: «Le rassegne culturali sono diventate negli ultimi anni uno dei pochi luoghi in cui si parla di politica e sarebbe gravissimo se le città venissero amputate di queste occasioni di confronto pubblico ma non si può non rilevare che quello presentato dall’amministrazione di Casale con il patrocinio della Regione rischia di diventare solo veicolo delle forze di maggioranza che governano la città. Una sorta di festa di partito con patrocini istituzionali».
Ancora l’esponente del Pd: «Basterebbe leggere chi è l’associazione che organizza l’evento (CulturaIdentità nda), le polemiche scaturite in diverse città in cui questo è stato organizzato negli anni passati, per capire quello a cui andremo incontro. Vorremmo sbagliarci, ma a giudicare dagli ospiti previsti, è praticamente certo che ci si prepari a una carrellata quasi esclusiva di negazionisti, ultra-sovranisti e sessisti, il cui orientamento politico non è un mistero per nessuno.
Quando la cultura e l’arte non vengono utilizzate come strumento di riflessione e approfondimento, ma solo come mero strumento ideologico e di propaganda non si fa solo torto al carattere democratico dell’arte ma si fa torto all’intera comunità».