La boxe contro il bullismo e contro i pregiudizi
TORTONA – Lo sport per combattere il disagio sociale giovanile e alcune derive pericolose. Da sempre l’attività agonistica è vista come un ottimo metodo per la crescita individuale, soprattutto quando si è in un contesto civico in cui valori ed obiettivi non sono propriamente chiari.
Non ci sono sport di serie A o di serie B per combattere bullismo o deviazioni sociali, sebbene n alcuni casi i pregiudizi depongano a sfavore di quelle in cui il contatto fisico è più marcato.
Il pugilato, per esempio. È sbagliato pensare che le discipline da combattimento applicate a personalità adolescenziali già problematiche ne aumentino l’aggressività e la violenza.
“La boxe insegna disciplina, regole e rispetto per l’avversario”, conferma il Tecnico federale Nicholas Termine della Società Boxe Tortona il quale torna su un argomento di stretta attualità per il territorio tortonese: le baby gang. “Si pensa che la boxe sia solo ‘tirare pugni’. In realtà la preparazione prevede una serie di regole e di sani principi che portano anche i più ‘vivaci’ a moderarsi e a canalizzare la forza fisica solo sul ring”. I pugili imparano ad essere sicuri di sé, così da non avere bisogno di dimostrare il proprio valore, se non negli incontri.
Il pugilato prevede regole ben precise, attenzione e coordinazione: “Questo sport ha levato dalla strada tanti ragazzi. Anche la Boxe Tortona ha aiutato alcuni giovani problematici a ritrovare un equilibrio. Le palestre che svolgono la nobile arte sono ambienti sani, a dispetto dei falsi miti attorno ad esse”.
La boxe è praticabile fin da piccoli. La cosiddetta baby boxe è tutto tranne che ‘botte’: “Si apprende la disciplina e la coordinazione motoria: “Purtroppo nelle scuole non è praticata, sempre per il timore che sia uno sport violento. In realtà è un’attività adatta a tutti, dai 5 anni in su, utile per la crescita non solo fisica, ma anche caratteriale”.