Cit, un altro ostacolo: Chessa vota contro, non passa la delibera
La consigliera recentemente passata a FdI ha votato insieme a Pd e M5s. Bocciata la rettifica sulla vendita delle quote societarie
NOVI LIGURE — Ancora un ostacolo sulla strada per il salvataggio del Cit. Il consiglio comunale di Novi Ligure, riunito ieri pomeriggio d’urgenza, ha bocciato la revisione della delibera che l’assise cittadina aveva approvato lo scorso mese di maggio. Determinante il voto contrario di Francesca Chessa, la ex capogruppo di Forza Italia recentemente passata a Fratelli d’Italia (il collega di partito Luciano Saracino ha invece votato a favore) e l’assenza dei tre consiglieri di Solo Novi Marco Bertoli, Francesco Bonvini e Cristina Sabbadin.
Chessa, che era assente alla riunione del consiglio comunale in cui è stato dato l’ok alla delibera del 3 maggio, ieri ha votato contro la modifica. Giusto lunedì, informando ufficialmente gli altri consiglieri del suo passaggio a Fdi, aveva assicurato che avrebbe sostenuto lealmente il sindaco Gian Paolo Cabella. Da parte della consigliera nessuna spiegazione: durante la seduta, prima esprimere il proprio voto non ha mai preso la parola.
Ma perché è stato necessario convocare d’urgenza il consiglio comunale? Perché nella delibera del 3 maggio era scritto che sarebbe stato ceduto l’85 per cento delle quote della società Cit a un operatore privato. In realtà, il Comune di Novi Ligure possiede solo il 70 per cento delle quote. Nella delibera che l’assessore al Bilancio Maurizio Delfino ieri ha portato all’approvazione del consiglio, dunque, veniva specificato che la cessione avrebbe riguardato solo l’85 per cento delle quote possedute dal Comune di Novi (quindi all’incirca il 60 per cento della società).
La gara per la cessione al privato è alle porte e c’era dunque la necessità di correggere velocemente il tiro («Non abbiamo il tempo di coinvolgere tutti i Comuni nel processo di cessione delle quote», ha detto l’assessore Delfino). La votazione sulla rettifica della delibera è finita in parità 7 contro 7 e dunque per le regole del consiglio si intende respinta. A favore hanno votato Lega, Forza Italia e Saracino, contrari Democratici, M5s e Chessa.
Ora che succede? Rispondendo a una domanda del capogruppo dem Simone Tedeschi, Delfino ha detto che «non succede nulla»: «Rimane in vita la delibera del 3 maggio, seppur con una possibile incongruenza tra gli atti della gara e la delibera del consiglio comunale». I dubbi però da parte della minoranza sono tanti: «A oggi il socio privato acquisirebbe solo il 60 per cento della società», ha sottolineato Lucia Zippo (M5s).