Cavina: “Con Tortona non è mai normale”
L'ex tecnico dei Leoni guida Torino nella serie promozione che comincia questa sera, sabato. "Progetti che si assomigliano"
TORINO – Demis Cavina, oltre cento partite sulla panchina di Tortona (in tre splendide stagioni), avversario della finale playoff della Bertram che comincia questa sera, sabato (PalaAsti, ore 20.45).
L’allenatore bianconero contro il suo passato. Con Cavina il Derthona, tra il 2014 e il 2017, ha realizzato la transizione verso uno status importante in A2. Ora, dopo aver regalato tante soddisfazioni ai tifosi bianconeri, proverà a portare Torino nella massima serie, dove secondo radio mercato – per il tecnico l’argomento è off limits – Cavina debutterà la prossima stagione tornando a Sassari.
Cavina, quanto è speciale la sfida con Tortona?
“E’ una finale e questo rende tutto speciale. E poi per me giocare contro Tortona non è mai una partita normale. Non era normale la partita di Supercoppa nel 2019, non erano normali le sfide di regular season, non lo è questa. In questi giorni mi stanno arrivando messaggi e foto da amici e tifosi di Tortona e questo aiuta anche a stemperare la tensione”.
Nei tre anni a Tortona tre splendide stagioni. Il segreto?
“Abbiamo puntato sulle motivazioni dei giocatori, sulla voglia di crescere. Qualcosa di simile al progetto che abbiamo iniziato a Torino. Se è vero che è la prima finale promozione per Tortona, ricordo anche che è la prima per questa società di Torino che ha due anni di vita”.
Non faccio il gioco tattico di dire che gli avversari sono più forti. Io alleno i più forti. Deciderà la forma, la freddezza e la preparazione
In quei roster c’erano giocatori come Ricci, fresco campione d’Italia con la Virtus, Spissu, Alviti… che sono arrivati alla Nazionale. Che pensieri suscita questo?
“Come ho detto proprio con Giampaolo Ricci l’altro giorno, la cosa più bella per me è partecipare alla gioia di ragazzi con cui ho condiviso tanto tempo. Mi sento un privilegiato per aver potuto allenare questi ragazzi, mi hanno insegnato tanto e mi hanno dato l’opportunità divertirmi accettando dall’inizio un sistema duro per arrivare dove meritavano di essere”.
Parliamo di questa vigilia. Voi favoriti, pressione… è un po’ il gioco delle parti?
“Non faccio il gioco di dire che gli altri sono favoriti per scaricare sugli avversari la pressione. Io alleno i migliori. Per me i miei giocatori sono i migliori e questa non è spavalderia ma consapevolezza dopo due anni di lavoro con lo stesso gruppo. Ci sono componenti che decideranno la finale, ma la motivazione deve essere alla base dell’approccio”.
Forma del momento, esperienza… cosa deciderà la serie?
“In ordine: energie psicofisiche, freddezza, preparazione tecnico-tattica. E su questo ultimo punto, seppur con credi differenti, sarà piacevole dividere la finale con collega come Marco Ramondino che ha l’abitudine di lavorare con le squadre e stimolarne ogni volta la ricerca di qualcosa di nuovo”.
Rispetto agli ultimi anni in finale squadre con americani di sistema e non solisti che realizzano tanti punti. Un’inversione di tendenza?
“Non avevo pensato a questo aspetto. Credo sia positivo per un allenatore. Lavorare con un gruppo che considera importante tutti all’interno dei differenti ruoli è un valore. Personalmente non credo nella democrazia nella pallacanestro. Ognuno ha dei ruoli differenti nella squadra, ma tutti devono dare il proprio contributo”.
La pallacanestro non è democratica. Ma una repubblica fondata sul lavoro dove sono i giocatori a decidere le partite
Se la pallacanestro non è democrazia, cos’è?
“Una repubblica fondata sul lavoro. Dove ci sono regole e dove i giocatori devono fare la differenza con le giocate”.
Ramondino dice che si vince limitando gli errori e non con le giocate… Non è d’accordo quindi?
“E’ una teoria che esiste nel golf, sport che io pratico. Ma non sono un grande golfista perché non gioco per il par… Chi fa meno errori si trova più spesso nelle fasi decisive delle competizioni, ma per vincere serve quel quid in più. Quello che ad esempio hanno portato in questi playoff per Tortona Tavernelli, Mascolo, Sanders. Sono i giocatori che decidono”.
Da gara 3 delle finali debutta l’instant replay. Favorevole?
“Assolutamente favorevole. Mi riporta alla finale persa con Sassari contro Cremona, ma la tecnologia deve aiutare senza però che se ne abusi. Lo dimostra il Var nel calcio di ha tolto tanti errori e l’instant replay che in Italia ha addirittura assegnato uno scudetto qualche anno fa”.