Otto contribuenti su dieci scelgono l’aiuto alla Chiesa cattolica
Carità e opere di bene: ecco dove vanno a finire le quote Irpef ?fisse?. Lo Stato al secondo posto; a completare il podio la Chiesa valdese
Tra le quote Irpef ‘fisse’, la più ‘ricca’ è sicuramente quella dell’8 per mille da destinare ad un’organizzazione religiosa, o al massimo allo Stato. Quasi l’80% dei contribuenti italiani sceglie autonomamente di destinare la sua parte di tasse alla Chiesa cattolica, mentre altre confessioni meno rappresentate si spartiscono le briciole. Milioni di briciole, però. Otto religioni su dodici in elenco, tutte insieme (compresa la Comunità Ebraica) superano di poco l’1% del totale del gettito ripartito. Lo Stato è il secondo beneficiario, mentre il terzo è la Chiesa Valdese. Quarto posto in fatto di preferenze è l’Unione Buddista.
Montaldo Avventista
La prima chiesa Avventista del 7° giorno sorta in Italia è stata proprio in provincia di Alessandria, a Montaldo Bormida. È stata recentemente riaperta nonostante la pandemia: «Il locale è ben areato dalle ampie finestre, permettendo di rispettare le norme anti contagio», conferma il pastore Samuele Barletta, responsabile per le chiese di Alessandria e Montaldo.
L’Unione delle chiese cristiano avventiste ha ricevuto in Italia oltre 1,7 milioni di euro (redditi 2016 ripartiti nel 2020), ma, precisa il pastore, «Tutti i soldi vengono utilizzati per progetti di solidarietà e carità. Le chiese si sostentano attraverso le donazioni liberali e le decime dei fedeli». Che sono circa una settantina in provincia. A livello nazionale le scelte espresse sono state 23.300, un numero decisamente alto rispetto ai praticanti: «Evidentemente qualcuno ha voluto ugualmente premiare il nostro impegno verso una vita sana, senza fumo (organizzano corsi per smettere), olistica a in tutte le sue forme».
Chi opta per Roma
Sono in aumento le persone che destinano volontariamente l’8 per mille allo Stato e non ad una confessione religiosa, al momento di fare la dichiarazione dei redditi. La quota arrivata (o meglio, rimasta) a Roma nel 2020 è di 203 milioni che però – lamentava la Corte dei Conti – non viene utilizzata propriamente a norma di legge. In base alle norme, infatti, lo Stato dovrebbe usare quei soldi per la conservazione dei beni culturali, la messa in sicurezza degli edifici pubblici e varie attività straordinarie di protezione civile. Invece dalla cassa verrebbero prelevati soldi per spese più ordinarie.
Sembra poco, ma l’8 per mille di tutte le dichiarazioni dei redditi vale 1,4 miliardi, la maggior parte del quale va alla Chiesa Cattolica, in virtù delle 13 milioni di scelte regolari espresse sul 730 e della quota che viene ripartita proporzionalmente tra chi invece non firma in alcun campo e praticamente si ‘astiene’, lasciando agli altri la decisione.
Le Assemblee di Dio in Italia hanno ricevuto 1,4 milioni, la Chiesa Evangelica Valdese (presente con due chiese ad Alessandria e Bassignana), 42 milioni, la Chiesa Luterana Evangelica 2,3 milioni, la Comunità Ebraica 4,6 milioni, i Cristiani Battisti 1,3 milioni. Quella Apostolica 348 mila euro, l’Arcidiocesi Ortodossa 2,8 milioni.
Tra i beneficiari anche due associazioni buddiste (Unione Buddista e Soka Gakkai) che ricevono 12,8 e 4 milioni, rispettivamente. Gli Induisti: 1,6 milioni di euro.
Clero e carità
L’8 per mille è indispensabile alla Chiesa Cattolica per il sostentamento dei parroci. «I fondi coprono il 77% degli stipendi che si aggirano sui mille euro. Anche la pensione di un vescovo non va oltre i 1.300 euro», conferma don Mario Bianchi, parroco di Solero.
Un milione circa per i quasi 70 parroci della diocesi di Alessandria. Un altro milione circa giunge in riva al Tanaro per le opere di carità e per il culto pastorale e il seminario, per il restauro degli edifici di culto.