Mamil – L’intelligenza artificiale come apprende il comportamento degli utenti?
Avete in mente chi affolla le strade della nostra provincia la domenica mattina? E fa uphill downhill sulle colline attorno a Pecetto? In inglese li chiamano MAMIL che sta per “Middle Aged Man In Lycra”, uomini di mezza età che, per la gioia delle proprie compagne o mogli, arrivato il weekend dopo una settimana di impegni familiari e professionali, finalmente possono prelevare dal garage la loro vera passione, la bicicletta di ultima generazione a cui tengono tanto, per fare 100, 120 chilometri, in ciò garantiti anche dagli ultimi DPCM.
Non so se chi legge si sente un Mamil, ma per la Rete siamo tutti oggetto di un identikit: ciò che abbiamo cercato, le Pagine e i Profili che seguiamo, le tracce che lasciamo di noi navigando permettono alle piattaforme digitali di desumere i nostri interessi per renderli oggetti di contenuti più pertinenti e pubblicità più personalizzate.
Sono i famosi algoritmi che, in virtù dell’intelligenza artificiale che li muove, provano ad indovinare ciò che ciascuno di noi potrebbe trovare interessante leggere, ascoltare, guardare, acquistare. Gli algoritmi in effetti rispecchiano con fedeltà il passato, ma non hanno il potere di individuare il futuro. Ecco perché, fra i suggerimenti che forniscono, includono talvolta anche proposte casuali confidando nella Serendipity, la soddisfazione di trovare una cosa che non stavamo cercando.
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L’intelligenza artificiale, nella sua accezione meno fantascientifica, ma più realistica, offre molte funzionalità che consentono agli algoritmi digitali di autoapprendere dal comportamento degli utenti per migliorare il rendimento delle attività editoriali, commerciali, pubblicitarie che vengono proposte.
Ad esempio, l’intelligenza artificiale nel commercio elettronico viene utilizzata per:
- migliorare la correlazione fra le schede prodotto così da accrescere la profondità della navigazione e potenzialmente lo scontrino medio della sessione di navigazione;
- rendere più granulare i risultati forniti dalle funzionalità di ricerca interna con suggerimenti semantici più precisi, ma anche con raccomandazioni commerciali personalizzate;
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rendere più qualitativi gli strumenti volti a suggerire il prodotto più adeguato per un bisogno;
affinare le attività di pianificazione pubblicitaria, soprattutto in retargeting; - testare le pagine di atterraggio delle campagne pubblicitarie;
- migliorare le chatbot, i software automatizzati di assistenza al cliente.
Fare business online ha a che fare con la tecnologia, tanto quanto con la psicologia ed indubbiamente l’intelligenza artificiale può rendere più efficaci entrambe.
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Alessandrino ed esperto di digital: ecco chi è Andrea Boscaro