Antenna telefonica a 18 metri da casa: «Abbiamo paura per la nostra salute»
Tredici famiglie protestano per la nuova costruzione: «Nessun pericolo? Intanto i telecomandi hanno smesso di funzionare»
NOVI LIGURE — Tredici famiglie di via Trattato di Bruxelles a Novi Ligure protestano per la costruzione, nell’aprile scorso, di un’antenna telefonica a pochi metri dalle loro case.
A spiegare la situazione è Diego Bolettieri, 36 anni, nipote di una degli abitanti: «A gennaio, nell’area retrostante il centro commerciale Bennet di via Ovada, sono cominciati i lavori per la costruzione di quella che noi, all’inizio, abbiamo scambiato per una torre faro per l’illuminazione del parcheggio. Invece si è rivelato essere un ripetitore telefonico, realizzato proprio a ridosso del nostro cortile e a soli 18 metri dal nostro palazzo».
L’immobile, raccontano gli abitanti, un tempo ospitava una scuola e alloggi per gli operai della vecchia Italsider. Oggi è un condominio dove risiedono 13 famiglie.
«Da un giorno all’altro abbiamo visto sorgere questa antenna alta quasi il doppio del nostro edificio – dice ancora Bolettieri – Nessuno è venuto ad avvertirci, né tanto meno a chiedere l’autorizzazione. Abbiamo paura per la nostra salute. Dicono che non c’è nessun pericolo ma i primi disagi ci sono già stati: i telecomandi del cancello automatico hanno smesso di funzionare».
L’antenna, della compagnia Vodafone, è dotata di tecnologia 2G, 3G e 4G ed è stata legittimamente installata. Una normativa che risale ai primi anni Duemila infatti ha allargato molto le maglie per la costruzione di questi manufatti (e le procedure sono ulteriormente semplificate se si tratta di impianti con potenza inferiore ai 20 watt o microcellulari, come in questo caso).
«Va bene, ma non potevano farlo un po’ più in là? Magari dalla parte opposta del parcheggio, visto che lungo via delle Filande non ci sono abitazioni? A questo punto, la compagnia telefonica paghi a noi l’affitto…», conclude Bolettieri, che auspica un intervento dell’amministrazione comunale.
Diego Bolettieri: «Telecomandi che non funzionano più»