«La dimensione umana fondamentale per migliorare i risultati clinici del processo di riabilitazione»
La sfida di Marco Invernizzi è creare «una realtà nuova» attraverso l?integrazione del corso di laurea con la clinica, puntando «a migliorare i percorsi attraverso lo sviluppo della parte scientifica»
ALESSANDRIA – «La struttura è eccezionale, stupenda, unica per competenze professionali e cliniche. Qui si può davvero consolidare un polo formativo di riferimento nazionale. E magari un laboratorio per nuove interazioni nel campo delle conoscenze diverse come quelle che fanno capo alle Medical humanities». Da novembre è alla guida del corso di laurea in Fisioterapia che l’Università del Piemonte Orientale ha attivato all’interno del Centro riabilitativo polifunzionale “Borsalino” dell’azienda ospedaliera di Alessandria. Marco Invernizzi, classe 1981, novarese, si è formato all’Upo con Carlo Cisari, ricercatore fino al 2016 dall’anno scorso è professore associato di riabilitazione. E nell’anno dello scoppio della pandemia, un 2020 in cui l’Ateneo è stato uno dei pochi in Italia a garantire le attività in presenza sul fronte della fisioterapia, Invernizzi ha fatto i conti con un cambio di passo forse non previsto, ma che sicuramente gli ha assicurato nuovi stimoli e sfide da vincere.
L’ufficio ricavato al piano terreno del “Borsalino”, a pochi metri dall’ingresso, è quello che ospita la regia del corso Fisioterapia (le attività didattiche si svolgono all’ultimo piano). Da qui lancia ripetutamente lo sguardo verso l’esterno. Fin da quando ha messo piede per la prima al “Borsalino” è rimasto colpito dall’edificio e dagli spazi: «C’è una dimensione umana che è fondamentale per migliorare i risultati clinici del processo di riabilitazione». E poi c’è «l’ottima collaborazione» con i responsabili delle realtà riabilitative: Marco Polverelli, Luca Perrero, Biagio Polla. «Loro, insieme ai rispettivi team, sono il riferimento diretto per un corso di laurea che ruota intorno a quelli che ritengo i due perni fondamentali: la clinica e la ricerca». Il coordinamento del corso fa capo al dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione, diretto da Antonio Maconi, cui afferiscono tutte le attività di didattica aziendali.
La sfida di Marco Invernizzi è creare «una realtà nuova» attraverso l’integrazione del corso di laurea con la clinica, puntando «a migliorare i percorsi attraverso lo sviluppo della parte scientifica». Al “Borsalino” sono già presenti alcuni specializzandi, cui si aggiungono ora gli studenti (venticinque ogni anno). «Il corso è professionalizzante – sottolinea Invernizzi – e questo è un valore aggiunto: con il secondo e terzo anno gli operatori acquisiscono già una autonomia che consente loro, ovviamente sempre affiancato dai professionisti dei reparti, di contribuire alla gestione dei pazienti, mentre per il personale del centro riabilitativo è un momento di scambio e crescita professionale». Parole che ricordano quelle di Biagio Polla: «Grazie agli specializzandi e, adesso, al corso di laurea di fisioterapia ora contiamo su presenze giovani, che ci stanno dando uno straordinario input culturale. Voglio dirlo chiaramente: la loro presenza è un elettroshock per il nostro cervello ed è una occasione per trarre il meglio dal confronto fra l’esperienza di chi lavora in corsia da anni e chi entra oggi, ma con visioni e preparazioni diverse».
Marco Invernizzi è fiducioso. E aggiunge un’ultima riflessione. «Ad Alessandria ho trovato un centro di straordinario livello. La riabilitazione ha già un’ottica trasversale. E in futuro – conclude – a quelle attuali si aggiungerà anche la riabilitazione oncologica». Che il Centro sia pronto, lo aveva sottolineato lo stesso Marco Polverelli, direttore del dipartimento di riabilitazione, parlando dell’attività multidisciplinare e interdisciplinare: «Stiamo parlando di una realtà in cui operano fisiatri, assistenti sociali, bioingegneri, psicologi, medici di medicina generale, educatori, dei professionisti della terapia occupazionale, fisioterapisti, infermieri professionali, assistenti domiciliari, logopedisti, tecnici ortopedici. Gestire tutte queste figure è forse la difficoltà maggiore, però è anche la risposta vera, e indispensabile, alla riabilitazione ad alta complessità del “Borsalino”».