Cerutti tra Bobst e Rinascita. In mezzo ci sono i lavoratori
Quello che resterà, in ogni caso
CASALE – Una proposta, quella di Bobst, è sul tavolo. Circa 30 assunti trasferiti a San Giorgio e un piano sociale per aiutare gli esclusi che non comprenderà, come era stato annunciato, la regia del Comune di Casale (attraverso la fondazione Aleramo) bensì quella della curatela stessa.
L’altra, quella di Rinascita, la cordata di imprenditori (tra loro pure l’ex presidente dell’Inter Pellegrini) della quale non si sapeva ancora nulla, è da poche ore un po’ meno nebulosa, sebbene ulteriori dettagli saranno svelati solo mercoledì; pare si vorrebbe poter cominciare dal completamento delle commesse della newco (le famose 11 macchine), proprio in quella che era la sua sede, lo stabilimento di via Adam a Casale.
Eccole le due pretendenti alla ‘mano’ dello storico marchio casalese, alla terza e forse ultima procedura fallimentare della sua storia decisamente incerta e zoppicante in questi ultimi anni.
In mezzo, mentre si avanzano ipotesi e teorie su chi la spunterà, ci sono i lavoratori. Ne sono rimasti poco meno di 200 dei 300 di più o meno un anno fa. Chi in questi lunghi mesi ha trovato altro, chi si è licenziato, chi ha aderito alla mobilità volontaria perchè vinto dall’ansia dell’incertezza sul proprio futuro e da quella, meno subdola ma non meno brutale, dei conti da pagare alla fine del mese.
C’è un presidio a Casale che va avanti dal 17 febbraio e c’è una richiesta, legittima quanto disperata, di avere ancora due mesi di proroga della cassa Covid, che consentirebbero una trattativa meno angosciante, senza avere le spalle al baratro della disperazione di quel bisogno che ti fa sragionare, che ti farebbe calpestare i tuoi diritti per un contentino immediato, rapido, salvifico.
Scaduta a inizio maggio, i sindacati all’indomani del termine ultimo per le manifestazioni d’interesse hanno rinnovato il loro appello. La curatela, lo ha confermato ieri, ha inoltrato il tutto al tribunale che in merito non si è ancora espresso. Già, perchè ci sono le esigenze del far di conto, di numeri che devono quadrare e di creditori da dover soddisfare. Tra questi pure i lavoratori stessi, quelli del presidio, quelli con i capelli bianchi e il pensiero di non poterlo più fare un altro lavoro da un’altra parte.
In ogni caso, alla fine di questa vicenda, imminente o lontana che sia, il loro esempio rimarrà, così i loro volti, la loro dignità, il loro attaccamento a quell’impiego che, quando era iniziato, era stato visto come una benedizione sulla famiglia intera solo 25, 30 o 35 anni fa; ora è quasi un’onta, una colpa da nascondere, un peccato originale da sola andata, via dal da un Eden che in realtà è Adam.