Dolcetto, ora c’è un’arma in più: «Uve di grande qualità per un vino d’autore»
Un primo risultato tangibile dalla collaborazione avviata tra Consorzio di tutela e facoltà di Agraria
OVADA – Un vino di grande potenzialità. A confermare il valore del Dolcetto, e dell’Ovada che ne rappresenta la sua espressione più nobile, c’è ora anche la relazione elaborata dall’Università di Torino, al termine della prima parte della ricerca scientifica sulla composizione delle uve. «Pur in presenza di un’annata non particolare – ha spiegato durante la presentazione dei dati, Elisa Paravidino, produttrice locale e responsabile dei campionamenti – gli aspetti positivi sono comunque emersi. Ora starà alla prossima fase approfondire le indicazioni emerse, rispondere a ulteriori domande, calarle nel lavoro che dev’essere poi fatto in cantina».
A coordinare la ricerca il professor Vincenzo Gerbi, uno dei massimi esperti di vino in Piemonte. Le aziende incluse nella ricerca sono state quindici, il modo per monitorare le diverse aree di produzione dell’Ovadese. «Volevamo – ha proseguito Paravidino – avere il quadro di cosa avviene ad un punto minimo di maturazione e a quello massimo. Per questo abbiamo raccolto gli acini dal 9 settembre e fino al 10 ottobre. L’analisi ha confermato una grande ricchezza di polifenoli (sostanze naturale presenti nella pianta note per la loro funzione antiossidante ndr) nobili. Ciò significa una buona base di partenza che però per esprimersi ha bisogno di un trattamento adeguato».
«Nei prossimi anni – è intervenuto Daniele Oddone, di recente nominato presidente del consorzio dell’Ovada docg – entreremo ancora più del dettaglio. Partiamo da vini che sono anche molto differenti tra loro. È una caratteristica del Dolcetto quella di essere molto influenzato dalla posizione delle vigne. Gli obiettivi sono una maggiore uniformità e un innalzamento della qualità». La presentazione è proseguita con una degustazione di due vini, la bottiglia istituzionale dell’associazione nel 2017 e nel 2011. Un modo per apprezzare l’evoluzione del vino, al tempo stesso ribadire la buona propensione all’invecchiamento. Un modo per allontanare un passato fatta di vini da bere in fretta. L’Ovada vuol giocare un’altra partita.