Drera risponde ad Abbate: «Lavoro tema complesso, non bisogna banalizzarlo»
CASALE – La scorsa settimana il consigliere comunale di Casale Alessandro Abbate, oggi componente del gruppo misto, ha avuto da ridire riguardo a più temi, dall’età pensionistica, passando per il lavoro e arrivando a parlare dell’Unione Europea. A pochi giorni di distanza è un altro componente del parlamentino di Palazzo San Giorgio, il capogruppo della Lega Alberto Drera, a rispondergli
Per prima cosa Drera parla del lavoro, ricordando ad Abbate le difficoltà di affrontare un argomento così ampio e delicato: «È un tema molto rilevante e necessita di valutazioni ad ampio raggio: la parola d’ordine è complessità. Chi fa politica non dovrebbe fermarsi allo slogan, banalizzando un concetto che in realtà e decisamente più ampio e coinvolge molte tematiche. È sicuramente efficace dire che la politica sottrae risorse al sistema paese conseguentemente impoverendolo. Così non è. Questa argomentazione è sicuramente poco convincente e priva di riscontri numerici, tant’è che il taglio dei parlamentari (misura spot del Movimento 5 stelle) porterà ad un risparmio di circa 1 euro a persona. Si è tagliata la democrazia, in nome del contenimento dei costi della politica, per un risparmio a dir poco ridicolo.
L’esponente casalese del Carroccio spiega infatti come il focus della discussione andrebbe spostato: «Si potrebbe ragionare sulla qualità della classe politica e su questo sono più che aperto al dialogo, ma la democrazia è così: tutti possono ambire a diventare parlamentari, altrimenti si parlerebbe di tecnocrazia. Sono sicuramente convinto che, però, chi deve amministrare uno Stato debba avere delle competenze minime in grado di far svolgere la propria mansione con serietà e competenza. Ma la risposta del taglio dei parlamentari è stata una soluzione completamente sbagliata e non in grado di rispondere alle reali problematiche. Il tema del lavoro, come dicevo prima, è un argomento complesso e banalizzare trovando un colpevole è sicuramente semplice ed efficace ma non consente di prendere consapevolezza delle problematiche presenti nel nostro paese».
Per quanto riguarda le pensioni, il riferimento a Quota 100 non può mancare: «è un tema caro a noi della Lega, tant’è che siamo stati promotori di Quota 100 che è una manovra che va nella direzione giusta e consente ai lavoratori di andare in pensione prima rispetto alla legge Fornero. Il tema occupazionale invece è ancora più complesso e va valutato con attenzione. In Italia abbiamo molteplici problemi, uno dei tanti è sicuramente quello dell’innovazione. Mentre tante realtà investono su ricerca e sviluppo e su metodi di produzione innovativi, in Italia tante aziende continuano a produrre secondo una logica fordista, il che ci rende anche poco competitivi rispetto ai Paesi più avanzati tecnologicamente. Forse sarebbe opportuno, anche a livello centrale, investire in un’ottica di Lean organization.
Altro problema, veramente rilevante, è quello dello skill mismatch. I profili professionali dei lavoratori molte volte non sono coincidenti con quelli richieste dalle aziende. Si crea di conseguenza overskilling, underskilling, overeducation, undereducation, skill gaps, skill shortages e obselescenza delle skills conducendo ad una situazione non ottimale del rapporto tra domanda e offerta di lavoro che porta a differenziali salariali non congrui e ad un match non ottimale tra lavoratori e imprese. Il problema a monte, il più delle volte, può essere ritrovato in un contesto scolastico non in grado di formare profili adatti per le esigenze delle imprese e su questo si deve intervenire al più presto. Un altro tema per provare a sanare queste carenze potrebbe essere quello della formazione continua, un processo che lungo tutta la vita lavorativa permette di riallineare il match tra lavoratore e impresa».
«La soluzione della deregolamentazione del mercato e della flessibilizzazione del lavoro invece sembra non aver ottenuto i risultati sperati e quindi andrebbe ripensata – continua Drera – In Italia, a differenza che negli altri paesi europei, i prezzi del prodotto sono sempre cresciuti più del costo del lavoro con una distanza negativa che non è mai scesa sotto i 3 punti percentuali e quindi le famiglie si sono impoverite rispetto alla produzione del paese. Un altro tema rilevante è quello della diseguaglianza e l’alto indice di Gini lo conferma. Bisognerebbe lavorare con serietà e pensare a dei correttivi per fare in modo che i differenziali retributivi gradualmente si riallineino per ottenere una condizione più egualitaria»
E in conclusione esorta il neo esponente di ItalExit con Paragone a non limitarsi a trovare soluzioni ancor prima di aver analizzato a fondo i problemi: «Se veramente vogliamo interessarci al tema del lavoro bisogna prima prendere contezza della complessità dei fattori e poi provare a trovare delle soluzioni. Per dare risposte a problematiche complesse non possono essere utili ed efficaci soluzioni semplici e slogan. La propaganda può essere utile a fini elettorali, ma sicuramente non sarà in grado di risolvere le problematiche».