“Life WolfAlps” tra studi e sondaggi: «Il lupo fa ancora paura?»
Il progetto avviato nelle province di Alessandria e Asti
OVADA – Sono stati fra i primi a commentare quanto accaduto all’inizio dello scorso mese di dicembre quando, in orario serale, “due soggetti con caratteristiche morfologiche riconducibili alla specie si ritrovarono accidentalmente nel pieno del centro abitato di Ovada”. Non è un caso, dunque, se a distanza di qualche mese dall’episodio gli esperti del progetto “Life WolfAlps” sono tornati a farsi sentire, con un’indagine (disponibile a questo link) atta a conoscere le opinioni della popolazione residente (in provincia di Alessandria e di Asti) sul tema.
«La coesistenza tra lupi e attività economiche è un aspetto fondamentale per il successo degli obiettivi di conservazione sul lungo periodo – affermano i responsabili dell’ente “Aree Protette Appennino Piemontese” guidato da Danilo Repetto –. Il progetto ha l’obiettivo di supportare la coesistenza tra la presenza del lupo e le attività economiche impattate, implementando azioni coordinate su tutto l’ecosistema alpino e appenninico». Le attività, coordinate dalle “Aree Protette delle Alpi Marittime” sotto la guida di Aleksandra Majić Skrbinšek dell’Università di Lubiana, sono state avviate nel 2019, in sinergia con altri diciotto soggetti italiani, austriaci, francesi e sloveni.
«I risultati del sondaggio saranno resi pubblici a fine anno – precisano dalla sede di Bosio –. Invitiamo tutti a partecipare». Nel settembre del 2020 Francesca Marucco, coordinatore tecnico scientifico del progetto Life Wolfalps, parlò di “branchi triplicati (da 3 a 9) in provincia nell’ultimo decennio”, con gli animali presenti soprattutto in Val Borbera e Val Curone, nel Parco Capanne di Marcarolo e nella Val Lemme.