The Making of… “Una fiaba inquinata”
Chiacchieriamo con Elena Zecchin, 22 anni, autrice alessandrina del cortometraggio capolavoro
Sei pronta? Ok, un bel respiro e cominciamo dall’inizio…
Elena, il tuo video ha già avuto più di 23.000 visualizzazioni su Instagram e più di 3.500 su Youtube, in poco più di un mese dalla pubblicazione. Te lo aspettavi?
“No, non me lo aspettavo, però lo speravo! Sono contenta di aver raggiunto così tante persone e spero di poterne raggiungere sempre di più. L’efficacia di questo video si ha soltanto se raggiunge molte persone.”
Quando ha inizio la storia della realizzazione di “Una fiaba inquinata”?
“Circa un anno fa. Anche se la fase in cui ho iniziato a documentarmi sul cambiamento climatico risale a tre anni fa. Se consideriamo il periodo da quando ho iniziato a scrivere lo storyboard al momento della pubblicazione, è passato un anno preciso”
Parlaci di come è nata l’idea!
“In realtà, già guardando il corto si intuisce. E’ nata da un momento in cui ho avuto una sorta di “epifania”, in cui mi sono resa conto che nonostante io sognassi un futuro brillante, il mondo intorno a me forse non poteva permettermelo. Questo per via della crisi climatica e ambientale che incombe sulle nostre e sulle future generazioni. Io, essendo una ragazza di 22 anni e che ha iniziato a lavorare da poco, ho pensato che il mio contributo alla risoluzione della crisi potesse essere quello di comunicarla.”
Raccontaci il contesto in cui dobbiamo calarci all’inizio del video, con la telefonata e il respiro profondo prima dell’inizio del racconto.
“Lo scenario è informale, spontaneo. È quello di una telefonata con una mia amica, nella quale mi sfogavo, partendo per quello che poi diventa una sorta di monologo infinito. Un po’ come si fa dallo psicologo! Dopo un bel respiro, sono partita a raccontare il mio percorso dai tempi dell’asilo, raccontando da dove viene questo mio bisogno di comunicare l’emergenza climatica. Le spiegavo che cosa provavo, e le esternavo tutta la mia frustrazione, che penso stiano provando tantissime altre persone della mia età e non, nel venire a scoprire che esiste un problema così più grande di loro e che non si sa da dove iniziare per provare a risolverlo.”
Lascia che ti faccia una domanda da profano: quanti sono i fotogrammi che fisicamente hai realizzato, disegnandoli appositamente?
“Centinaia. Anche se non tutte le scene sono composte da fotogrammi singoli, però molte lo sono. Alcune sono animate in modo digitale, quindi il computer genera le transizioni. Mentre altre le ho proprio disegnate frame-by-frame, quindi fotogramma per fotogramma. Per 10 secondi di video, ci vogliono circa 300-400 fotogrammi! Non si scende mai sotto i 12 fotogrammi al secondo!”
Per quanto riguarda l’idea e lo storyboard penso ti possa attribuire il 100% del merito! Ma per le animazioni e le transizioni possiamo dire lo stesso, oppure concedi al supporto informatico/tecnologico parte del merito? Abbiamo visto in uno dei tuoi video su YouTube che sei super-attrezzata!
“Diciamo che in realtà un buon computer è un buon pennello! Da solo non fa niente, è uno strumento che da solo calcola poco. Occorre “dirgli” cosa fare, come farlo, attraverso un lavoro lungo e tedioso. Si può dunque attribuire quantomeno il 99% del merito a me, anche per quanto riguarda le animazioni grafiche.”
Assemblando la versione definitiva, hai scartato alcune parti che avevi già preparato, per non andare oltre un tempo massimo che ti eri programmata?
“Volevo dire tante cose, inizialmente avevo stimato la durata in 15 minuti! Ho deciso però di scremare moltissimo il mio discorso, in modo da poter condensare i contenuti in un lasso di tempo proponibile allo spettatore, facendo in modo che non si annoiasse!”
La parte musicale, curata da Natalia Polvani, riveste un ruolo di fondamentale importanza x il carico emotivo che il video trasporta. Sei d’accordo?
“Sì, assolutamente. Quando ho inserito la sua musica, in un momento in cui non avevo ancora ultimato la versione finale, ho ri-arrangiato alcune animazioni per poterle sincronizzare e a mio avviso è stato il fattore “X” che ha dato una spinta in più al cortometraggio. Penso che lei sia una compositrice meravigliosa, oltre che una grande amica nella vita di tutti i giorni.”
Secondo le tue intenzioni, “Una fiaba inquinata” è indirizzato principalmente ad un pubblico di una fascia di età definita?
“A mio avviso è indirizzato sia alla generazione Z, di cui faccio parte, sia a quella dei Millennial, per via della tematica trattata. Questo problema per le generazioni precedenti è maggiormente difficile da comprendere. Però devo dire di aver ricevuto centinaia di messaggi e telefonate da persone non più giovanissime, che hanno figli, nipoti o che comunque si interessano del messaggio ambientale, e che sono rimaste molto colpite.”
Hai già pensato ad una versione doppiata in inglese, in modo da poter raggiungere sempre più persone in giro per il mondo?
“Attualmente sono già disponibili i sottotitoli in 8 lingue diverse, quindi in quasi tutto il mondo c’è la possibilità di poterlo capire. Secondo me essendo il video estremamente autobiografico, preferisco che le emozioni che traspaiono e che si percepiscono dal mio racconto, possano continuare ad arrivare direttamente dalla mia voce.”
L’oggetto che viene raccolto per terra al minuto 2.24 e il successivo che si vede appena dopo, cosa sono e cosa rappresentano?
“Entrambi gli oggetti sono di mia realizzazione, e hanno fatto da tramite per esprimere il concetto della “scoperta” del problema. Il primo oggetto, che raccolgo per terra e sembra un bracciale, non rappresenta qualcosa di specifico. In realtà svolge la funzione di portale verso la visione che ho del mondo. Si tratta di un mondo edulcorato, fatato, il mondo che sogno e che speravo potesse essere il futuro delle nostre generazioni. Il secondo oggetto, che è una scultura in cemento che ho realizzato parallelamente al video, è come se raffigurasse e racchiudesse tutte le mie paure. Questa enorme “bestia” che in qualche modo va affrontata e che ci riguarda tutti.”
C’è stato un momento in cui hai pensato: basta, non riuscirò mai a finire questo progetto. Se sí, come lo hai superato e hai trovato le motivazioni x andare avanti?
“Altrochè! (Elena ride) Direi decine di volte! Un anno è lungo e la mole di lavoro davvero enorme! Addirittura alcuni miei docenti mi avevano un po’ scoraggiata, dicendomi che probabilmente non ce l’avrei fatta a finirlo in tempo per la sessione di laurea che avevo scelto. Però, grazie anche a coloro con cui avevo parlato del progetto e che avevano una grande voglia di vederlo finito, ho pensato che non potevo deludere l’aspettativa che si era creata! Anche io stessa non vedevo l’ora di vederlo finito e penso sia stata la cosa che più mi abbia spinta a continuare a lavorare. Così, appena tre giorni prima della pubblicazione, ho visto per la prima volta il corto dall’inizio alla fine senza interruzioni!”
Personalmente, sei soddisfatta del risultato ottenuto?
“Sì, molto. Soprattutto perché ho iniziato ad animare digitalmente da poco più di un anno, e dunque mi ritengo una principiante. Mi sono divertita molto, ho potuto fare ricorso ad un sacco di tecniche, in completa libertà. Mi sento molto soddisfatta!”
Dopo che hai completato e pubblicato il video, hai avuto la sensazione che i tuoi amici e conoscenti diretti, abbiano avuto una spinta a volerne sapere di più in merito alla crisi climatica?
“Siccome con i miei parenti ed amici, avevo già iniziato a parlare di questa tematica da almeno tre anni abbondanti, penso che questo tipo di effetto si sia già concretizzato prima di concludere il video. Quello che ho notato, è che in molti non credevano che sentissi il problema della crisi climatica in modo così forte, e che fino a quel momento non avevano visto questa criticità sotto una luce diversa. In molti mi hanno scritto che si stanno sentendo un po’ in colpa, per il fatto che non stanno facendo nulla di concreto nella loro vita di tutti i giorni. Spero di aver spinto almeno alcune persone a cambiare qualcosa nella loro vita.”
Siamo giunti alla fine di questa piacevolissima chiacchierata! Concludendo, pensi di essere riuscita a dire tutto ciò che volevi? Se vuoi, qui puoi aggiungere qualcosa!
“Penso di essere riuscita a dire tutto ciò che avevo in mente. Il testo è stato scritto e riscritto decine di volte, nell’arco di questo anno di realizzazione. L’ho fatto proprio con lo scopo di riuscire a includere tutto quello che volevo dire, in un lasso di tempo di pochi minuti. A livello personale, ribadisco di essere soddisfatta del risultato. Chiaramente, la crisi climatica è una questione decisamente ampia. Penso che per ogni singola frase estratta dal video, si potrebbero scrivere dieci libri.”
Grazie Elena. Per la chiacchierata e per il capolavoro che hai realizzato.
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