La tutela della denominazione di origine dei vini, una grande eredità
È molto probabile che se incontrate un sommelier abbiate davanti anche un appassionato di storia, il quale potrebbe annoiarvi a morte parlando per ore di eventi accaduti secoli prima ed in modi a volte chiari solo a lui collegati a qualche branca della viticultura.
In realtà però la storia antica e recente è effettivamante legata a doppio filo anche allo sviluppo vinicolo ed eventi particolari hanno influito in modo determinante su molti aspetti e su ciò che oggi troviamo nelle bottiglie che acquistiamo.
Questi eventi sono speso opera di persone che ‘ahi noi’ tendiamo facilmente a dimenticare, perse nelle pieghe di quella storia che ci ha resi quello che siamo, il principale paese produttore di vini di qualità al mondo.
E pensare che proprio noi alessandrini dovremmo essere giustamente orgogliosi per aver avuto tra noi il principale artefice delle normative che hanno permesso di raggiungere questo traguardo, norme che hanno contribuito a scrivere i regolamenti che a livello nazionale ed europeo oggi tutelano i vini di qualità, i produttori e i consumatori.
Sto parlando del Senatore Paolo Desana (in foto), nato a Casale Monferrato il 7 gennaio del 1918, internato come prigioniero di guerra dai tedeschi dal ’43 al ’45, inizia la carriera politica nelle fila della allora Democrazia Cristiana nel dopoguerra, prima nel Comune di Casale e poi come assessore all’agricoltura della provincia di Alessandria. Nel 1958 viene eletto senatore nel collegio Casale-Chivasso rimanendo in carica fino al 1963 ed è proprio in questo anno che riesce, come promotore principale e primo firmatario, a far approvare la legge 930 sulla DOC (Denominazione di Origine Controllata) dei vini italiani. Nel 1966 diviene presidente del comitato nazionale per la tutela della denominazione di origine dei vini e mantiene questo ruolo fino al 1989. Scompare nella sua Casale Monferrato il 19 gennaio del 1991.
Giova precisare che si arrivò ad emanare questa legge fondamentale per la viticoltura italiana domo molti tentativi falliti ogni volta con un grave ritardo rispetto ad altri paesi. In Francia, ad esempio, le AOC (Appellation d’Origin Controlee’) vengono emanate nel 1935, già dal 1905 esistono norme a tutela dei vini di qualità e risale addirittura al 1855 la classificazione qualitativa dei vigneti in Bordeaux.
Nel 1921 addirittura la 26a legislatura del regno cade a seguito della mancata fiducia al senato posta proprio su un testo per la tutela dei vini. Molti erano stati i tentativi operati soprattutto da piemontesi e siciliani, tra i più colpiti da fenomeni di falsificazione e frodi verso i propri vini (che già avevano fama di vini di pregio). Si ricorda ad esempio l’opera in questo senso del Sindacato Vinicolo Piemontese creato ad Asti nel 1905, ma tutte le iniziative finirono appunto senza un nulla di fatto.
L’approvazione di un testo finalmente organico e funzionale permise un salto importante per i vini di qualità, dove i viticoltori e produttori vedevano finalmente riconosciuta e tutelata la loro opera, facilmente identificabile anche all’estero e al riparo dalle frodi che tanto avevano minato lo sviluppo anche economico delle aziende agricole. Non meno importante è il concetto, contenuto altresì nella norma, di tutela del consumatore finale che vede garantita la propria capacità di scelta e la veridicità di quanto riportato in etichetta e può essere schematizzata secondo questa piramide:
Questo è stato quindi il primo vero passo avanti della legislazione vinicola italiana, seguito negli anni da molti altri, tra cui vorrei ricordare la legge 164 del 1992, nota come legge Goria. Di nuovo permetteteci un po’ di orgoglio piemontese poiché parliamo di Giovanni Giuseppe Goria nato ad Asti il 30 luglio 1943 e qui spentosi il 21 maggio 1994. Più volte ministro della Repubblica ed anche Primo ministro si occupò principalmente di economia ed agricoltura inserendo nella norma che porta il suo nome l’obbligatorietà delle analisi chimiche per i vini a denominazione e creando la denominazione IGP (indicazione geografica protetta) come si desume dalla piramide seguente:
Dal 2009 si attuerà poi la normativa europea che però molto deve alle leggi italiane, e quindi, ai piemontesi che ne crearono le basi.
Giusto per ribadire, nel caso servisse, l’importanza delle denominazioni basti ricordare che attualmente la maggior parte della produzione italiana riguarda vini a denominazione come si po’ facilmente desumere dai grafici seguenti:
Un patrimonio figlio della tenacia e della perseveranza dei produttori ma anche della lungimiranza e della caparbietà di alcuni politici che hanno lasciato un’eredità più grande di quanto forse si aspettavano, e che ancora oggi, e crediamo in futuro, ci permette di dire che il bicchiere è mezzo pieno.
SALUTE!