«La Provincia deve modificare l’autorizzazione C6O4 a Solvay»
Intervista all'onorevole Alberto Zolezzi, membro Commissione Ecomafie
ALESSANDRIA – L’inquinamento da Pfas è pericoloso per salute e l’ambiente, va fermato.
È questo che emerge nella lunga intervista con l’onorevole Alberto Zolezzi, membro della Commissione parlamentare Ecomafie, che affronta il caso del polo chimico di Spinetta e dell’autorizzazione all’aumento di produzione del cC6O4 concessa dalla Provincia di Alessandria a Solvay, mettendo all’angolo – in merito alle proprie decisioni – l’Amministrazione diretta da Gianfranco Baldi.
Onorevole, ci sono progetti sugli effetti dei Pfas sul fiume Bormida e Tanaro?
IRSA (istituto di ricerca sulle acque) e CNR (consiglio nazionale ricerche) svolsero progetti di bacino idrico fra il 2005 e il 2013 riscontrando la fonte principale dei PFAS alla Miteni di Trissino e in secondo luogo a Spinetta Marengo. Oggi nel report presentato nel marzo 2021 scrivono che i nuovi PFAS (fra cui il cC6O4) sono analoghi ai vecchi: «I risultati della subazione C1.3 mostrano che cC6O4 ha caratteristiche fisico-chimiche simili a quelle del PFOA in termini di mobilità e persistenza», sono simili al PFOA in quanto a: 1) potenza del bioaccumulo; 2) persistenza (molto persistente come altri acidi carbossilici perfluoroalchilici e perfluoroalchileteri), cC6O4 potrebbe essere classificato come P o anche vP); 3) mobilità (cC6O4 può essere classificato come VM); alcune ARPA regionali stanno conducendo studi locali ma senza cercare le fonti emissive nei corpi idrici.
Aumento produzione cC6O4 concessa a Solvay: avete inviato alla Provincia nuove informazioni scientifiche, quest’ultima può recedere dall’atto già autorizzato?
Certo, l’Amministrazione deve modificare l’atto dopo averlo ritirato in autotutela. Come ho detto nel corso dell’audizione mi spiace che una provincia sia chiamata a esprimersi su una autorizzazione di portata internazionale (nessuno stabilimento europeo oggi produce così tanti PFAS e tanto meno con quella modalità di diluizione e rischio inquinamento).
Le competenze attuali, assegnate da Regione Piemonte, stabiliscono che la provincia si esprima. In Commissione ambiente alla Camera (5 maggio 2021) si è concertata audizione di Unione Provincie Italiane (UPI) per discutere di queste competenze azzardate. La provincia di Alessandria ha in mano il rapporto ISS del 2 maggio 2019 che indica in 500 ng/litro il limite di sicurezza per la sommatoria di tutti i PFAS (vecchi e nuovi, anche di recente o futuro brevetto).
ISPRA si è espressa per un limite 0 di PFAS agli scarichi. Sono dati pubblici, li ho esposti nell’interpellanza in aula alla Camera del 9 aprile scorso. La Provincia poteva modificare subito l’autorizzazione del 26 febbraio 2021, avendo già diffidato l’azienda perché, oltre a utilizzarlo, produceva il cC6O4 da anni.
Come considera la volontà di concedere questo ampliamento?
Il cC6O4 viene prodotto dalla Solvay di Spinetta da anni, pare dal 2017, quando la Miteni ha manifestato difficoltà produttive, prima del fallimento del novembre 2018. Lo stop produttivo del drago Miteni è una mia punta di orgoglio. Ora c’è da risvegliare l’orgoglio nazionale. Può un’azienda mettersi a produrre (alla luce del sole) 60 tonnellate di PFAS? Se il valore limite è 500 ng/litro e oggi viene trattenuto l’87% dei PFAS scaricati, posso dire che rischiano di contaminarsi ogni anno 12 miliardi di metri cubi di acqua: lo stesso di volume idrico trattenuto ogni anno dalle piogge nel Nord Italia (dati Coldiretti). Arpa Piemonte anche in questo periodo sta monitorando i PFAS nel Po, è chiaro che non è facile per un’agenzia regionale in poco tempo dare risposte alle richieste della Provincia però i dati parlano chiaro. E la provincia non deve dare l’autorizzazione nelle modalità e nei termini chiesti dall’azienda.
Com’è possibile aver accettato una richiesta di estensione della produzione del cC6O4 se non c’era un’autorizzazione precedente?
Ci sono più poteri nello Stato e bene che la Solvay abbia ricevuto una condanna penale in cassazione per l’inquinamento storico. Esiste un’ulteriore indagine in corso perché anche il cC6O4 esce dallo stabilimento in maniera importante. Spero che pure in questo caso la magistratura metta una pezza. Non è possibile che basti una pioggia a inquinare e a mettere a rischio la salute dei lavoratori e dei cittadini. L’azienda produceva senza essere autorizzata e il cC6O4 finiva nei fiumi e nelle falde circostanti, questo doveva bastare a dimostrare inaffidabilità e a sospendere tutti gli atti.
Sono stati valutati presenza ed effetti dei Pfas nell’aria, nei prodotti agricoli e nei terreni come dimostrano gli studi americani nei pressi di stabilimenti produttivi simili all’area industriale di Spinetta?
I nuovi PFAS sono più dannosi dei vecchi. Essendo a catena corta si diffondono più rapidamente e a maggiore distanza. Questo avviene nei bacini idrici (13 km per cC6O4 e genX a Trissino in 5 anni contro 3 km dei BTF in 30 anni, il cC6O4 è stato trovato a Castelmassa in concentrazioni elevate nel Po, a 230 km di distanza, con il bollino Solvay visto che detengono il brevetto). Sono proprio i PFAS a catena corta come il PFBA a essere correlati a maggiore mortalità da COVID-19 in Danimarca. Uno studio ecologico vede il 55% di mortalità in più nella zona rossa dei PFAS in Veneto rispetto al resto della regione. I PFAS immunodeprimono e riducono la risposta alle vaccinazioni storiche (influenza, morbillo e rosolia) anche secondo EFSA per concentrazioni superiori a 20 ng/litro. Chissà che succederà ai lavoratori Solvay con 2mila ng/litro! È stato chiesto dall’Università di Padova un finanziamento alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo per studiare l’effetto dei PFAS sulla risposta alla vaccinazione contro il SARS-COV2. Ho chiesto al Ministero della salute di fare altrettanto.
Attendiamo i dati dei PFAS negli alimenti campionati in Veneto, il TAR ha dato ragione a Greenpeace e dovranno essere pubblicati. I PFAS causano danni anche per esposizione aerea, in particolare si riscontra nei lavoratori degli stabilimenti (Spinetta, Bollate, Trissino) ma anche nei cittadini che abitano nelle zone limitrofe, penso a Legnago (VR) dove si “rigeneravano” i filtri a carboni attivi della Miteni e della Solvay con emissioni importanti; è vergognoso che il Ministero della salute abbia detto di aver sospeso lo studio epidemiologico (di coorte residenziale) in Veneto, i risultati avrebbero potuto mettere una pietra sopra ai PFAS; bene che almeno il Ministero sia disponibile a studiare la salute dei piemontesi. Ricordiamo che i pesci dalle parti di Spinetta subiscono frequentemente “inversione sessuale” per il potere interferente endocrino dei PFAS. Vogliamo proseguire l’esperimento facendo bere questa acqua ai nostri figli in tutto il bacino Padano? L’acqua del Po viene captata per irrigazione anche a scopo potabile.
Pfas e salute: come si possono coniugare l’esigenza produttiva di Solvay e quella della salute?
Sono stati chiesti dalla commissione d’inchiesta dati al Ministero dello sviluppo economico in merito alla strategicità della produzione di PFAS. Mi risultano alternative per tutti i prodotti a base di PFAS e nessuno li produce più in UE. Ricordo che il Ministero dell’ambiente olandese nel 2018 informò l’Italia del rischio da cC6O4 trasportato dalla Chemours a Trissino; non è vero che gli elementi informativi sono carenti, a mio parere sono sufficienti. Il professor Carlo Foresta (Consiglio Superiore di sanità), nel corso dell’audizione in commissione d’inchiesta il 26 maggio 2020, ha riferito che i nuovi PFAS a catena corta sono più pericolosi di quelli a catena lunga. Il corpo umano è come un bacino idrico, pensate che i polmoni messi su un piano, alveolo per alveolo, hanno una superficie di un campo da tennis. Un PFAS più piccolo si diffonde su tutta la superficie, entrando più facilmente nei tessuti e nelle cellule, lo studio di Di Nisio mostra in laboratorio maggiore coagulazione del sangue dopo esposizione a cC604. Coagulazione, maggiore rischio di trombosi. Le esigenze produttive devono essere condivise nell’ambito di una strategia nazionale che comprenda la tutela per bacini già impattati. Il bacino Padano vede ogni anno oltre 24 mila decessi per il solo inquinamento da polveri fini (PM2.5). Le falde acquifere sono in infrazione nitrati per l’80%. Se vogliamo essere europeisti usciamo da queste infrazioni e finanziamo la riconversione e la bonifica della Solvay di Spinetta, in questo momento i fondi non mancano a livello pubblico e privato: cosa aspetta la Solvay?
Solvay è l’unico stabilimento che produce cC6O4 e altri Pfas. Per Miteni c’è un procedimento con 15 persone rinviate a giudizio, che analogie vede con Alessandria?
La magistratura merita rispetto e autonomia. È un potere dello Stato che in molti casi ha tolto castagne dal fuoco alla politica, in questo caso le castagne sono imbevute di PFAS, come probabilmente molti prodotti in Veneto e a breve in Piemonte se inizieranno a produrre PFAS in quella maniera. In questi giorni stiamo affrontando il lato sanitario della vicenda grazie all’opera di quattro ottimi consulenti della Commissione ecomafie che oggi non cito per lasciarli in pace. Un magistrato, due tecnici ambientali e un tecnico sanitario. Con la relazione che stiamo scrivendo credo daremo un supporto anche all’azione delle Procure che stanno indagando. È già successo con le due precedenti relazioni sul tema. I PFAS sono interferenti endocrini e riducono la fertilità, sono correlati a endometriosi. In Italia le nascite sono scese quasi sotto le 400mila nel 2020. Se vogliamo un futuro come Paese e come specie diciamo basta ai PFAS, remiamo tutti nella stessa direzione in acque pulite.