“Follemente in vita” vince il Bergamo Film Meeting 2021
CINEMA – È “Follemente in vita” (“Une vie démente”, Belgio, 2020) di Raphaël Balboni e Ann Sirot il film vincitore della Mostra Concorso della 39esima edizione di Bergamo Film Meeting, in svolgimento dal 24 aprile al 2 maggio scorso: l’opera è stata premiata «per la struttura originale, ispirata ad un’esperienza realmente accaduta nella vita dei due registi che, una volta trasposta in film, permette loro di creare una sorta di struttura ibrida tra realtà e immaginazione».
La pellicola si apre sulla coppia formata da Alex e Noémie, entrambi sulla trentina, desiderosi di un figlio. I loro piani vengono stravolti quando la madre di Alex, Suzanne, inizia a comportarsi in modo strano a causa di un disturbo neurodegenerativo progressivo. Cosa potrebbe accadere se i ruoli tra genitori e figli si invertissero improvvisamente?
La giuria internazionale, presieduta da Martha Otte (senior programmer del Tromsø International Film Festival) e composta dal regista Dominique Cabrera e dal critico cinematografico Luciano Barisone, ha, inoltre, consegnato il Premio per la migliore regia a “Il sarto di Sonia” (“Raftis”, Grecia, Germania, Belgio 2020) di Liza Kenterman, per «la qualità della sceneggiatura, per la struttura formale e per la straordinaria interpretazione del personaggio principale, una sorta di moderno Buster Keaton, un vincitore/perdente che, con la sua interpretazione, crea una moderna allegoria della vita».
Il film racconta la storia di Nikos, un sarto un po’ eccentrico, inquilino nella soffitta della sartoria paterna. Quando la banca minaccia di impossessarsi del negozio e suo padre si ammala, la fantasia di Nikos entra in azione: con una singolare sartoria su ruote si reinventa, portando stile e fiducia in sé stesse alle donne di Atene.
Il terzo Premio del BFM è andato a “Luna piena” (“Pun mjesec”, Bosnia Erzegovina, 2019) di Nermin Hamzagić, pellicola in cui il protagonista Hamza, ispettore di polizia, in una notte di luna piena accompagna la moglie nel reparto maternità. Le si sono rotte le acque e viene ricoverata d’urgenza. L’uomo è preoccupato, ma deve lasciarla, perché non è riuscito a liberarsi dal turno di lavoro. Alla stazione di polizia lo aspettano i soliti problemi, che i suoi colleghi risolvono accettando tangenti. Hamza decide di sfuggire al ciclo della corruzione e prova a trovare un equilibrio tra gli interessi di un sistema corrotto e il suo senso di giustizia.
Il voto del pubblico ha assegnato il Premio Miglior Documentario CGIL Bergamo per la sezione Visti da Vicino al documentario “Lobster Soup” (Spagna, Islanda, Lituania 2020), di Pepe Andreu e Rafa Molés, mentre il Premio della Giuria CGIL – La Sortie de l’Usine, attribuito dai delegati sindacali di CGIL Bergamo al documentario che meglio affronta i temi legati al mondo del lavoro e del sociale, è stato attribuito a “Tutto ciò che sono” (“Altdet jeg er”, Norvegia, 2020) di Tone Grøttjord-Glenne. La giuria ha così motivato la propria scelta: «Per la capacità della regista di raccontare la storia vera e toccante di una ragazza, senza invadere troppo il suo già fragile equilibrio e nello stesso tempo rendendo sullo schermo tutta la sua forza e la determinazione nel voler dare voce alle tante storie di abusi e violenze che ancora oggi si consumano nel mondo. La CGIL è da sempre per la difesa dei diritti, in prima linea nella condanna alle violenze sulle donne. Non si ripete mai a sufficienza l’importanza di denunciare i maltrattamenti subiti, anche tra le mura domestiche (soprattutto in questo anno di pandemia, dove sono aumentati del 119% solo in Italia)».
“Tutto ciò che sono” narra la vicenda di Emilie, che ha subito abusi sessuali dal suo patrigno dall’età di sei anni fino ai dodici anni, quando è stato condannato e imprigionato. Dopo cinque anni in affidamento, la diciottenne Emilie torna a casa della sua famiglia per ricostruire una relazione fratturata con sua madre e i fratellastri più piccoli.
La Menzione speciale del BFM – «per il valore della fotografia e per gli accenni a un mondo del lavoro completamente stravolto negli ultimi quarant’anni, a seguito della situazione storico-politica del Paese» – è andata a “My Piece Of The Earth” (Georgia, 2019) di Maka Gogaladze, che ha raccontato: «I cambiamenti portati dal crollo dell’Unione Sovietica a Tbilisi, sono stati seguiti da un incendio a casa mia. Ho preso allora la fotocamera e, attraversando i resti della mia infanzia, ho cercato di preservare la mia memoria, che è anche la memoria collettiva della Georgia».
Bergamo Film Meeting ha chiuso l’edizione 2021 con la proiezione sul grande schermo di quattro Cult Movies che hanno fatto la storia del cinema, dando appuntamento al suo pubblico presso l’Auditorium di Piazza della Libertà da domenica 2 a martedì 4 maggio.
Si è iniziato con “L’uomo che sapeva troppo” (The Man Who Knew Too Much”, Usa 1956), solido thriller di Alfred Hitchcock, remake dell’omonimo film del 1934diretto dallo stesso regista, per poi proseguire con tre brillanti commedie firmate da altrettanti maestri del cinema: “Il letto racconta” (“Pillow Talk”, 1959) di Michael Gordon, “Quando la moglie è in vacanza”, “The Seven Year Itch”, 1955) di Billy Wilder, “Non mandarmi fiori!” (“Send Me No Flowers”, 1964) di Norman Jewison.
Da martedì 4 sino a giovedì 6 maggio Bergamo Film Meeting Onlus, in collaborazione con Lab 80, ha proposto la prima visione di “Nuovo cinema paralitico”, il nuovo film di Davide Ferrario: un viaggio nell’Italia contemporanea con il poeta Franco Arminio.
Il Bergamo Film Meeting ha dato il via alla sua 39esima edizione con l’anteprima mondiale di “Brucia. Ancora. Paolo Fresu, Elio Biffi, Paolo Spaccamonti, Gerardo Chimini play ‘Il fuoco di Giovanni Pastrone’” e – nel corso di nove giorni di programmazione – ha proposto sette lungometraggi in anteprima italiana nella Mostra Concorso; sedici documentari nel concorso Visti da Vicino; la ricognizione nel cinema europeo contemporaneo attraverso la sezione Europe, Now!, con le personali di Mia Hansen-Løve (Francia) e João Nicolau (Portogallo), che è stata arricchita da una selezione dei film di diploma delle scuole di cinema europee che aderiscono al CILECT, e dalle due giornate professionali Europe, Now! Film Industry Meetings; la retrospettiva dedicata aVolker Schlöndorff, regista, sceneggiatore, produttore e attore, figura tra le più significative del cinema tedesco del dopoguerra; l’omaggio allo sguardo innovatore della regista ungherese Márta Mészáros e quello a JerzySkolimowski, regista, sceneggiatore e attore polacco, tra i protagonisti più importanti e originali del cinema d’autore mondiale; la personale completa della talentuosa animatrice polacca Izabela Plucińska; Incontri: cinema e arte contemporanea, lo spazio dedicato alle contaminazioni tra cinema e arte contemporanea; ilKino Club, la sezione per i giovani spettatori; e i numerosi incontri, masterclass, webinar, q&a ed eventi speciali andati in onda live nei giorni del Festival sui canali social di BFM, per più di trenta ore di streaming e oltre ventimila visualizzazioni.