Un 25 aprile con rinnovata convinzione
L'intervento dello storico Sergio Favretto
CASALE – Per passione civile e per impegno culturale da decenni ricerco e scrivo sulla Resistenza in Piemonte e Liguria. Proprio in queste settimane sto terminando due saggi sul tema.
Mi convinco sempre più come la partecipazione alla Resistenza sia stata partecipazione corale e non elitaria o di sole avanguardie, coraggiosa e non scontata, drammatica e non di opportunità.
Ho intervistato in questi giorni Paola Sacertode Pinchet, nel 43-44 bambina ebrea nascosta in Monferrato con la famiglia Donati e la famiglia Foa da don Sisto, don Verrua, don Torra parroci a Piazzano di Camino, Isolengo, Cantavenna di Gabiano. Dovettero nascondersi e poi, grazie all’intervento del sen. Giuseppe Brusasca, fuggire in Svizzera. Ricordo vivo ancora oggi, di una persecuzione razziale senza senso, subita nella fanciullezza.
Sempre Angelo Donati, ebreo modenese, console di San Marino e banchiere in Francia negli anni 30-40, attivò una rete di salvataggio di migliaia di ebrei tra Marsiglia e Nizza nel Sud Francia, collaborando con padre Marie-Pierre Benoit e la Delasem francese. Angelo Donati adottò i due bambini ebrei Marianne e Rolf Spier (i genitori vennero condotti e morirono a Auschwitz) e li nascose per lunghi mesi, in completo anonimato, presso Creppo di Triora nell’entroterra ligure, fino alla Liberazione, con consapevolezza piena di partigiani e civili del paese.
Riordinando in sequenza le vicende resistenziali del Piemonte e della Liguria, mi sono ancora stupito (non è la prima volta) del grave prezzo in vite umane e in violenze subite che la Resistenza ebbe a pagare. I tedeschi e fascisti, insieme e quasi in competizione, uccisero intere bande partigiane come la Lenti e la Tom, catturarono e uccisero famiglie e famiglie di civili nel Monferrato e sulla costa ligure di Ponente, fecero violenza alla libertà di pensiero e di organizzazione sociale ed economica delle comunità ebraiche, omologarono il pensiero nelle scuole e negli uffici pubblici, bloccarono per anni la crescita culturale di un popolo.
L’Anpi nazionale e poi a caduta le varie sezioni locali bene hanno promosso l’iniziativa “Strade di Liberazione” per ricordare come la partecipazione alla Resistenza sia stata corale e innervata nella società ieri e anche oggi, strada per strada, località per località.
Come bene ci fa intuire Beppe Fenoglio nelle sue opere, la Resistenza fu il grido e l’energia di riscatto dell’uomo, dell’individuo per decenni calpestato dal regime fascista, per ottenere una nuova libertà, una vera dimensione sociale e culturale affrancata da violenza e ignoranza becera.
Ogni partigiano, ogni staffetta, tutti gli antifascisti furono componenti di un mosaico policromo di forte carica innovatrice e rivoluzionaria. La storia italiana dopo il 25 aprile del 1945 cambiò verso radicalmente. Oggi, ricordare deve imporci anche il riattualizzare quegli obiettivi e quella tensione ideale.