Rivalta Bormida: dalle origini storiche ai luoghi d’interesse attuali
La storia del paese, dal 1100 a oggi, attraverso la formazione del castello e monumenti.
Il fascino della storia, le difficoltà del presente e le prospettive per il futuro. Emanuele Pagliano Migliardi, studente di Informazione e Editoria all’Università di Genova, ha realizzato uno speciale – che Il Piccolo pubblicherà a puntate a partire da lunedì 22 marzo 2021 – dedicato ai castelli dell’Acquese: Acqui Terme, Alice Bel Colle, Melazzo, Morsasco e Rivalta Bormida. Questo è il quarto appuntamento.
IL PRIMO CAPITOLO: ACQUI E I PALEOLOGI
IL SECONDO CAPITOLO: ALICE BEL COLLE, LA FORTEZZA CHE NON C’è PIù
IL TERZO CAPITOLO: IL CASTELLO DI MELAZZO, LE ORIGINI STORICHE E IL PATRIMONIO BOTANICO
IL QUARTO CAPITOLO: IL CASTELLO DI MORSASCO, DALLE ORIGINI STORICHE ALL’ATTUALITA’
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PREMESSA
Rivalta Bormida (www.comune.rivalta.al.it) è un comune di 1417 abitanti della Provincia di Alessandria. Si estende a 1000 ettari ed è situato a 130 metri sopra il livello del mare.
ORIGINI: DALLA PRIMA CITAZIONE AL LIBERO COMUNE E CASTRUM
Il 2 agosto 1152, i figli del fu Anselmo del Bosco, i marchesi Manfredo e Guglielmo, assumo obblighi nei confronti di populus di Gamondio (oggi Castellazzo Bormida) e dei suoi consoli. All’ atto sono presenti, i vassalli dei suddetti marchesi, Arnaldo Guarcinus e Raimondo di Rivalta. Quest’ultima è la prima citazione del nome Rivalta. Sia Raimondo che Arnaldo, appartenevano a gruppo di domini loci, che esercitavano diritti signorili, per conto dei Marchesi del Bosco, sul territorio di Rivalta. Quattro anni più tardi della citazione, il 12 novembre 1156, vi fu la conferma di Papa Adriano IV ai canonici della loro Chiesa. Nell’elenco delle chiese, e dei beni sottoposti al territorio Acquese, viene indicato il possesso da parte dei canonici in Ursaria val Ripalta, ma si tratta di un documento troppo generico. Il testo di quattro anni precedenti, specifica, con la presenza dei due vassalli, che ormai il territorio è sottoposto al controllo da parte dei del Bosco. Un altro documento, datato 12 marzo 1158, emanato ancora da Papa Adriano IV, in cui compare per la prima volta la Chiesa di San Michele, la più antica chiesa parrocchiale di Rivalta, costruita nelle vicinanze del fiume Bormida. Rivalta risulta abitata dall’epoca dei Romani, lo testimoniano il ritrovamento di tombe e monete in alcune contrade del suo territorio.
Il potere del comune di Genova nell’area controllata dai del bosco, volto a esercitare un controllo sul commercio tra pianura padana e il mare, costrinse i marchesi ad accettare la nascita di nuove istituzioni di potere sul territorio, come il comune aristocratico di Novi, formatosi per iniziativa di nobili locali. Dopo vicende storico-politiche in cui alessandrini e astigiani furono alleati, il 28 ottobre 1191, riuscì a stipulare un accordo con i domini di Rivalta, i consoli Alessandrini promisero aiuto e difesa nei confronti di chiunque, tranne che dell’imperatore e i marchesi Anselmo e Delfino Del Bosco. Il documento, è interessante ci dice che Rivalta è un castrum che appartiene a un console di domini. Il termine Castrum, solleva alcuni dubbi, perché secondo quanto affermato da Settia, nei secoli XI e XIII, si diffondono i castra, ovvero villaggi difesi da fortificazioni. Con il trasferimento degli abitanti, nel corso del XI e XIII secolo, i castelli si trasformano in luoghi di rifugio temporaneo. Nel 1216, Rivalta si costituì come libero comune emanando propri statuti. Il 9 dicembre 1217, ad Alessandria vengono stipulati tre atti tra il podestà Alessandrino e i condomini di Rivalta. Nel primo atto, il comune di Alessandria concede un mutuo a Nicola Guercio e Calvo di lire 108. Nel secondo atto, Nicola Guercio e calvo, donano al comune di Alessandria 1/8 et plus del castrum. Nel terzo il Comune di Alessandria, nomina Nicola Guercio e Calvo, nomine rectis et gentilis feudi, ricevendo giuramento di fedeltà e garanzia su ogni altro bene. Dopo questi tre atti, per un secolo, nessuno parlerà più di Rivalta.
Nel 1331, il consiglio comunale decise di sottoporsi ai marchesi del Monferrato e ai suoi successori. Nel 1487, il marchese Guglielmo per estinguere il debito vende un feudo. Quest’ultimo nel 1680 venne acquistato da Giacomo Ottaviano Ghilini marchese di Maranzana, a cui rimane fino al 1797, periodo di estinzione dei diritti feudali. Per secoli dal 1331 fino al 1708, il borgo ha avuto la funzione fortezza del marchesato del Monferrato con lo stato di Milano. Nel 1708, con la pace di Vienna diventò territorio sabaudo. Il nome del luogo, secondo cenni storici, risalirebbe alla Ripalta Vallis Burmida, ovvero borgo elevato rispetto al fiume Bormida.
LA PESTE DEL 1630-31
Nel 1630, a Rivalta vennero riscontrati i primi casi di Peste, nonostante le precauzioni prese, per limitare il contagio. Si sospettò che la malattia fosse stata portata dai militari, in quanto nella comunità vennero portate 32 libre di pane di formaggio e alcuni uomini mandati per fare la quarantena. La drammaticità della situazione fu dimostrata dall’aumento dei testamenti. Nel periodo tra il 20 Agosto e il 12 Novembre 1631, il contagio avrebbe provocato 287 vittime.
IL CASTELLO
Tra i monumenti di maggior interesse vi è il Castello, di cui rimangono pochi resti, a forma quadrangolare, esso era delimitato da quattro torri angolari (la porta degli orti a sud e della contrada ad est) per difendere le porte di accesso. Di queste ne rimane solo un troncone. La fortezza era circondata da mura ancora oggi identificabili, perché integrate in strutture abitative. Dal refosso, si può vedere il paramento in cotto delle mura antiche sulle quali, nel secolo XIX, vennero costruite nuove case. Il torrione da quanto emerge, sembra risalire al Trecento, periodo in cui Rivalta si sottomise ai marchesi del Monferrato. La struttura scacchiera del paese ha creato delle contrade o isole, che rappresentano veri e propri possedimenti, dove si sedimentavano famiglie nate nel paese e radicate lì per secoli.
Nell’archivio di stato di Alessandria, vi sono documenti rivaltesi, in cui vengono citate contrade con il nome di varie famiglie: Baretti, Chiabrera, Mazza e i Bovio della torre. Le caratteristiche delle contrade suddividevano il paese in varie isole: Contrada lunga o maestra, contrada del castello, contrada san Sebastiano, contrada di santo spirito, contrada del pozzo, contrada S. Biagio, contrada della Chiesa, contrada del prete o parroco, contrada val gelata. Per finire anche la contrada del forno, riveste la sua importanza in quanto si identifica con le case poste nelle vicinanze dell’antico municipio, dove fino a qualche anno fa vi era il forno comunale. Nel 700 si aggiunse la contrada delle mura, costituita da cascine intorno al convento dei padri domenicani.
CINQUE COSE DA VEDERE:
1. Paese vecchio (Pais vech).
2. Oratorio San Domenico: in cui vi è la cappella di Santa Caterina da Siena, che è la seconda dal lato dell’epistola (probabilmente è opera del pittore Michele Beccaria). La presenza di questa cappella è legata al matrimonio di Tommaso con la nobile Benedetta Caraccia, nipote di fra Gerolamo. La presenza nella parte alta di Dio Padre, di mano diversa da quella dell’autore della tela, fa ipotizzare che l’ancona stessa, in origine fosse parte dell’altare dedicato al nome di SS. Nome di Dio, riutilizzata in seguito al rifacimento dell’altare e dell’intitolazione a San Vicenzo Ferrer.
3. Parrocchiale San Michele: stile gotico-romanico dell’XII secolo, oggi presenta una struttura barocca, con un portone in pietra arenaria, il campanile risale l tardo medioevo. Vi è un documento emanato nel 1058, da papa Adriano IV, nel quale si parla, tra i beni di Acqui, della chiesa San Michele di Rivalta eretta sulle sponde del Bormida. Venne edificata prima del castrum, diventò poi Chiesa cimiteriale e campestre fino alla sua decadenza strutturale che portò poi alla sua scomparsa totale.
4. Palazzo Bruni: antica proprietà della famiglia della torre, segretari del marchese del Monferrato, oggi di proprietà comunale. Questa struttura è situata all’inizio del centro storico, costituita da tre piani e ha una superficie di 1300 metri quadrati. Nella cantina è presente un torchio, perché un tempo, in tale sede si produceva vino.
5. Palazzo Lignana di gattinara: Antica dimora dei feudatari di Rivalta, oggi sede del centro culturale ebraico. Nel paese vi sono due monumenti ai caduti e due lapidi: una in onore di Giuseppe Garibaldi e l’altra in onore di Giuseppe Baretti.
Un ringraziamento per la disponibilità, al priore di Rivalta Luigi Caccia e al Bibliotecario Francesco Marzio.